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lunedì 28 febbraio 2011

Parlamento, spariti precari e lavoro. Iperattività per le leggi sulla giustizia

ROMA - Un terzo dei parlamentari lavora, gli altri sonnecchiano. Più di quattrocento dei 630 deputati giunge alla Camera soltanto per votare. Pigia il pulsante, firma la presenza, raccoglie la diaria e torna a casa, tra gli affetti. Nessuna passione, molta distrazione.

Se la politica costa fatica, di quale impegno si compone il lavoro di un deputato o di un senatore? Un gruppo di esperti (analisti politici, matematici, statistici) s'è messo a far di conto, calcolando l'indice di produttività di ciascuno, il valore delle cose fatte, i temi approfonditi e quelli accantonati. Non è una novità, ma suona adesso come conferma ufficiale: tolti gli affari penali (che occupano molto spazio anche tra i pensieri del premier) la vita parlamentare si consuma stancamente. Anche in tempi di recessione economica, con macroscopici fattori di una crisi oramai endemica, le urgenze sono rivolte al processo. Le leggi sulla giustizia godono di una attenzione sei volte maggiore di quella destinata alla disoccupazione, molto più di cinque volte se raffrontata alla tutela del patrimonio artistico, alla ricerca scientifica o anche alle forme di lotta all'evasione fiscale. Se c'è un'ora di tempo, quaranta minuti vanno di là (processo giusto, breve, abbreviato, diritti degli imputati, diritto alla prescrizione, diritto alla privacy); i restanti vengono spalmati sul resto dello scibile.


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