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giovedì 13 dicembre 2012

Mafia, i pentiti svelano un delitto di 30 anni fa. Ecco il forno crematorio di Cosa nostra

La Procura di Palermo ha individuato gli assassini del maresciallo della polizia penitenziaria Calogero Di Bona, che voleva riportare la legalità all'interno del carcere Ucciardone. I pentiti hanno raccontato che fu sequestrato e ucciso nel giardino di una casa colonica. La Dia ha individuato il lager dei boss

di SALVO PALAZZOLO

Dalle viscere di Palermo, riemerge un altro luogo degli orrori. E' il giardino di una casa colonica, con il suo forno che preparava pane e inghiottiva le vittime di Cosa nostra. E' il forno crematorio della mafia siciliana: si trova all'ingresso della città, in una zona che oggi è diventata un quartiere di eleganti ville, ribattezzato "Città giardino". Lì sono tornati di recente gli investigatori della Dia di Palermo, sulla base delle indicazioni fornite dai pentiti che hanno riaperto le indagini sulla scomparsa di un coraggioso maresciallo della polizia penitenziaria che lavorava all'Ucciardone di Palermo, Calogero Di Bona. Anche lui morì in quel lager di mafia. Adesso, attraverso le foto del sopralluogo effettuato dagli investigatori, pubblicate in esclusiva su Repubblica.it, entriamo in quel luogo degli orrori, che oggi è diventato luogo di memoria.

Il forno crematorio di Cosa nostra

Questa non è solo una storia di morte. E' anche la storia di una famiglia, quella del maresciallo Di Bona, che non si è mai rassegnata alla violenza: l'anno scorso, i figli del sottufficiale (assistiti dagli avvocati Emanuele e Oriana Limuti, e Fabio Lanfranca) si sono rivolti alla Procura di Palermo, per far riaprire le indagini sulla scomparsa del proprio congiunto. E i magistrati sono tornati a interrogare diversi collaboratori di giustizia, vecchi e nuovi. Così è riemersa la verità.   


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