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venerdì 30 maggio 2014

Sciopero nazionale dei call center “In piazza per difendere la dignità”

Il 4 giugno la voce degli operatori si spegne per protestare contro la delocalizzazione selvaggia e la logica al ribasso delle aziende. Per molti è l’unica spiaggia del lavoro regolare: ecco le loro storie

Il telefono non risponde. Mercoledì 4 giugno potreste trovare inagibili i numeri verdi o diretti dei tanto vituperati call center, a cui tutti ci rivolgiamo per problemi di mal funzionamento e di assistenza telefonica. E’ il giorno dell’orgoglio, celebrato con uno sciopero nazionale della categoria con una manifestazione di piazza a Roma. Tra le ragioni un “j’accuse” forte e chiaro contro chi sgarra. Ci sono aziende che non rispettano le regole, che usano la delocalizzazione selvaggia all’estero per pagare di meno i lavoratori.

Ci sono bandi che vengono vinti con la nefasta logica del massimo ribasso, anche per questo la qualità rischia di scendere, e l’utente si arrabbia. Eppure, da metafora della precarietà i call center o contact center, in particolare in outsourcing, sono cambiati. Vi lavorano 80mila operatori e le aziende sviluppano 1,3 miliardi di fatturato. Per molte persone i call center rappresentano l’unica spiaggia del lavoro regolare. Come per Donato Russo, per esempio, siciliano di Agrigento, che per trovare lavoro si è spostato a Catania: “Ho iniziato a fare molti lavoretti – racconta - nel campo dell’informatica. Poi sono entrato con contratti interinali in alcuni call center. In Almaviva Contact ho iniziato a lavorare come interinale nel 2009 e dopo un paio di anni sono stato assunto con contratto part time a tempo indeterminato”. Donato mentre lavorava è riuscito anche a laurearsi in informatica nel novembre 2012. Vive in affitto con la sua compagna e non ha figli. Gli stipendi di un part timer vanno da 600 fino a un massimo di mille euro se ci sono straordinari, notturni o festivi. “Ho iniziato con qualche scetticismo – conclude Donato - ma ora mi trovo bene, anche se il mio sogno, oltre ad avere un’attività in proprio, è anche quello di crescere e poter fare carriera all’interno dell’azienda”. 

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