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martedì 20 settembre 2016

Assalto all’alba, due italiani rapiti in Libia

Sequestrati a Ghat, in una zona controllata da tribù vicine al governo. Catturato anche un italo-canadese. Corsa contro il tempo per liberarli


Erano partiti di prima mattina, diretti alla sede della loro azienda, nella località di Bir Tahala, qualche decina di chilometri a Nord di Ghat. Un viaggio di routine fra l’aeroporto della città, dove la Con.I.Cos di Mondovì cura i lavori di manutenzione, e gli uffici. Ma lungo il percorso li aspettavano i sequestratori. Appoggiati ai loro fuoristrada, come se fossero in panne. La macchina con a bordo i due tecnici italiani, l’autista e un italo-canadese di un’altra azienda che aveva chiesto un passaggio, ha rallentato. I rapitori hanno tirato fuori le armi, sparato per costringerla a fermarsi e fatto salire i quattro sulla loro auto. L’autista è stato lasciato per strada poco dopo, con le mani legate. Per Bruno Cacace, 56 anni, residente a Borgo San Dalmazzo in provincia di Cuneo, Danilo Calonego, 68enne della provincia di Belluno, e l’italo-canadese Frank Boccia è cominciato invece un incubo che si spera finisca presto. Iniziato all’alba ma tenuto riservato dalla Farnesina fino a sera, in una serrata corsa contro il tempo per tentare la liberazione prima che - l’ipotesi più temuta dalle nostre autorità - gli operai rapiti possano essere «venduti» a milizie islamiste. 

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