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venerdì 9 giugno 2017

Comey “cacciato per le indaggini sul Russiagate”

L’ex direttore dell’Fbi accusa il presidente davanti al Senato: “Mente” E sul reato di intralcio alla giustizia: “Deciderà il procuratore”
 
Dal Congresso americano arriva un primo colpo alla riforma di Wall Street varata dall’amministrazione Obama dopo la crisi finanziaria esplosa nel 2008 e diventata una degli obiettivi di Donald Trump fin dalla campagna elettorale. La Camera dei Rappresentanti ha infatti votato l’abolizione di molte delle restrizioni introdotte per ridurre i rischi presi dalle grandi banche. Ora la palla passa al Senato


inviato a new york
«Ho preso la richiesta del presidente Trump di lasciar andare l’inchiesta sul generale Flynn come una direttiva». Su queste parole, pronunciate ieri dall’ex direttore dell’Fbi James Comey davanti alla Commissione Intelligence del Senato, si gioca il futuro del capo della Casa Bianca. Se il procuratore speciale Robert Mueller si convincerà che Trump ha cercato di ostruire la giustizia nell’inchiesta sul Russiagate, il presidente rischierà di fare la fine di Nixon.

Dall’audizione sono uscite anche altre accuse dannose, come quella lanciata contro il capo della Casa Bianca di mentire, la conferma dell’interferenza russa sulle presidenziali, o i sospetti sui rapporti con Mosca del ministro della Giustizia Sessions. Ma i potenziali reati decisivi sono due: l’ostruzione della giustizia da parte del presidente, e la collusione fra la sua campagna elettorale e la Russia, per abbattere Hillary Clinton attraverso le incursioni degli hacker negli archivi democratici.

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