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venerdì 16 novembre 2018

Ddl anticorruzione, lite M5S-Lega sui soldi ai partiti. Rinvio dei lavori in Commissione, il Pd lascia per protesta

Il nodo è quello della trasparenza dei contributi alle forze politiche. Ieri i relatori M5S avevano proposto due modifiche che andavano incontro alle richieste della Lega, innalzando a duemila euro l'anno l'obbligo di rendere pubblici i nomi dei donatori. Oggi il dietrofront. Ira del Carroccio: i patti si rispettano

Ancora una lite tra Cinquestelle e Lega. Stavolta sul disegno di legge anticorruzione per le norme che riguardano partiti e movimenti politici. Il governo ha infatti chiesto due volte un rinvio dell'inizio dei lavori delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera per trovare la quadra sulle modifiche agli articoli 7 e 8 del ddl. Ieri sera, con due diversi nuovi emendamenti, i relatori M5s avevano inserito un nuovo limite minimo alle somme dei privati destinate ai partiti, innalzandolo da 500 a 2000. Ora invece la maggioranza starebbe discutendo sulla possibilità di tornare alla somma originaria di 500 euro. In sostanza, la somma in questione riguarda la trasparenza dei contributi ai partiti e movimenti: l'emendamento dei relatori M5s faceva salire a 2.000 euro annui per soggetto l'obbligo di rendere pubblici i nomi dei donatori. Evidentemente ora c'è stato un dietrofront dei 5Stelle.

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