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venerdì 30 novembre 2018

Il “Governo del cambiamento” volta le spalle alle energie rinnovabili

Il sottosegretario del Mise Crippa (M5S) annuncia per l’Italia target più bassi di quelli Ue

Zanchini (Legambiente): «Una scelta contro l’ambiente, le imprese e i cittadini italiani. Non era questo il cambiamento promesso dai Cinque Stelle»


Durante la seconda giornata del Forum QualEnergia, organizzato a Roma da Legambiente, La Nuova Ecologia e Kyoto Club, dal “Governo del cambiamento” è arrivata una pessima notizia per tutto il mondo delle energie rinnovabili: il sottosegretario dello Sviluppo economico Davide Crippa (M5S) ha infatti annunciato un disimpegno dell’Italia su questo fronte, in netto contrasto con le dichiarazioni arrivate dal ministro Di Maio (M5S) nei mesi scorsi.
Come previsto dal regolamento Ue sulla governance dell’Unione dell’energia, entro la fine dell’anno il nostro Paese dovrà trasmettere all’Europa la bozza del proprio Piano nazionale energia e clima, il documento che dovrà spiegare come il nostro Paese intende rispettare gli obiettivi comunitari in materia al 2030: per quanto riguarda le energie rinnovabili, secondo la direttiva Red II queste dovranno soddisfare almeno il 32% dei consumi finali lordi dell’Unione europea. Come spiegato dallo stesso ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio nel luglio 2018, per il nostro Paese «raggiungere il 32% da fonti rinnovabili nei consumi finali significa che dobbiamo raddoppiare, in soli 10 anni, la produzione da rinnovabili. Passando dagli attuali 130 TWh a più di 200. Questi obiettivi, insieme al programma di decarbonizzazione, guideranno la stesura del Piano energia e clima, una bozza che sarà inviata per le valutazioni in commissione entro dicembre». Ma appena quattro mesi sono bastati a cambiare idea, a quanto sembra, e l’asticella sulle rinnovabili si è abbassata proprio nel giorno in cui la Commissione europea ha spinto sull’acceleratore proponendo una strategia di decarbonizzazione completa del Vecchio continente al 2050.

Ora per quanto riguarda le rinnovabili «siamo orientati al 30% – ha dichiarato ieri Crippa (nella foto, ndr) – perché abbiamo già contribuito a far alzare gli obiettivi di riduzione europea e perché alzando fin da subito gli obiettivi al 32% rischieremmo di avere un gap di investimenti con una perdita di competitività rispetto ad altri paesi con obiettivi diversi». Dopo aver lanciato il sasso in Europa, dunque – il ministro Di Maio a giugno 2018 chiedeva addirittura di fissare «un obiettivo vincolante pari al 35%» per il target europeo sulle rinnovabili al 2030 – il “Governo del cambiamento” ha rapidamente tirato indietro la mano.

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