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lunedì 29 aprile 2019

«All’inferno Pertini e Audisio», bufera sul consigliere di Fi Passalacqua. La minoranza: «Si dimetta»

Alessandria - «Sono appassionato di storia e guardo Rai Storia che problema c’è? Quel post poi era sul mio profilo, io non ho amicizia con l’ex sindaco Rita Rossa, qualcuno ha fatto la spia mandandole lo screenshot».
Il problema, per Carmine Passalacqua, Forza Italia e presidente della Commissione cultura al Comune di Alessandria c’è eccome se scrive: «All’inferno l’alessandrino Walter Audisio in buona compagnia con Pertini, Longo e tutti i vigliacchi come loro»: un post che ieri aveva il sapore della commemorazione, il 28 aprile del ’45 fu giustiziato il Duce.

Walter Audisio il «colonnello Valerio» è il «ragioniere della Borsalino a cui è toccato il compito storico di giustiziare Benito Mussolini» così ne parla un documentario dell’Istituto Luce, e in città è considerato un eroe. E un altro documentario, quello su Rai storia citato da Passalacqua, ne rievocava la figura e quei giorni che finirono con piazzale Loreto. «Mi sembra eccessivo il clamore di questo post, mi sento dell’idea di tanti storici, secondo i quali il Duce non andava barbaramente trucidato ma caso mai processato come a Norimberga - ribatte placidamente Passalacqua -. Pertini in quel documentario sosteneva che Mussolini andasse giustiziato, quella è stata una strage come tante coperta dalla censura di Stato. Ci sono state altre stragi come Sant’Anna di Stazzema, era una guerra di civile». Il monarchico consigliere di Forza Italia non comprende il clamore amplificato dal fatto che ieri era a Tortona a una rievocazione storica per la commemorazione del 25 Aprile, in rappresentanza di Alessandria. Il sindaco Gianfranco Cuttica aveva parlato del valore della Resistenza dal palco del 25 Aprile, con le parole di Piero Calamandrei: «Il compito degli uomini della Resistenza non è finito, tutti sentiamo che c’è ancora molto da fare». E ieri ha detto: «Prendo le distanze da quanto affermato dal consigliere Passalacqua. Mi sento personalmente offeso perché mio nonno era un fiancheggiatore di Duccio Galimberti».
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