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martedì 16 aprile 2019

Notre-Dame, sistema antincendio «rudimentale»: in uno studio italiano l’allarme inascoltato

Una concentrazione di polveri, stratificate nel corso dei secoli, che ha un effetto deflagrante. Effetto che può essere attivato da un corto circuito o anche, semplicemente, dai fili elettrici degli impianti di allarme delle impalcature usate per i lavori di ristrutturazione. È questo il risultato di uno studio su Notre Dame realizzato tre anni fa da Paolo Vannucci, originario di Lucca e docente di meccanica all’università di Versailles, che rivelava anche l’assenza di un sistema anticendio automatico efficace nella cattedrale francese. Oltre a un «enorme carico di fuoco», ovvero una grande quantità di materiale infiammabile ammassato nel tetto del monumento.
«Tre anni fa lo studio, intitolato “Cathédrale durable”, è stato inviato al Cnrs, il Consiglio nazionale di ricerca francese, che lo ha completamente ignorato» racconta Paolo Maria Mariano, professore di meccanica all’università di Firenze e collega di Vannucci, sottolineando come i risultati del rapporto appaiano quasi come una profezia della tragedia accaduta ieri sera a Parigi. «Secondo Vannucci - spiega il professor Mariano - nel tetto di Notre Dame, struttura estremamente moderna per concezione nonostante alcuni dei suoi legni appartengano a querce tagliate all’epoca di Carlo Magno, l’alta concentrazione di polveri ha un notevole effetto deflagrante e qualsiasi tensione elettrica può scatenare un incendio».
Sistema antincendio «rudimentale»
L’unico sistema anticendio presente a Notre Dame era « una bocca di fuoco esterna, piuttosto rudimentale», spiega Mariano, che racconta come il collega Vannucci avesse invece suggerito al Cnrs l’adozione di un «più efficace sistema anticendio a polveri». «Dopo l’incendio di ieri- racconta ancora Mariano - Vannucci ha scritto all’Eliseo per far sapere al presidente francese Macron che i risultati del suo studio sono disponibili presso il Cnrs francese, che li ha secretati».

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