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venerdì 12 luglio 2019

Quando la Lega cancellò il reato di finanziamento estero

La Lega ha cancellato il divieto di finanziamento ai partiti da Stati esteri. Lo ha provato a fare una prima volta tra ottobre e novembre, con un emendamento alla Spazzacorrotti che poi non è andato a buon fine, casualmente qualche giorno dopo l’incontro di Gianluca Savoini con i russi in cui sono stati offerti 65 milioni di dollari alla Lega. Racconta oggi Carmelo Lopapa su Repubblica:
Il testo sfornato dal ministero della Giustizia prevede al comma 2 di quell’articolo che «Ai partiti e ai movimenti politici è fatto divieto di ricevere contributi provenienti da governi o enti pubblici di Stati esteri, da persone giuridiche aventi sede in uno Stato estero o da persone fisiche maggiorenni non iscritte nelle liste elettorali o private del diritto di voto». Quella norma, così come è stata scritta, non va, sentenziano al quartier generale leghista.
Viene così depositato un emendamento firmato da nove loro deputati in commissione (Iezzi, Bordonali, De Angelis, Giglio Vigna, Invernizzi, Maturi, Stefani, Tonelli, Vinci) – di cui Repubblica è venuta in possesso e pubblicato in questa pagina – contenente solo tre parole e un numero: «Sopprimere il comma 2». I grillini giurano che non lo faranno passare mai, il divieto deve restare: stop a qualsiasi canale di finanziamento estero ai partiti. Igor Iezzi è un fedelissimo milanese di Salvini, oltre che capogruppo in commissione e ha scritto e cofirmato quell’emendamento. Quando gli si chiede perché volessero cancellare il divieto, scoppia in una grassa risata: «Una carognata vera ricollegarlo alla storia dei russi di questi giorni. Sono arrivati a tanto?».

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