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mercoledì 10 luglio 2019

Stretta sulle Ong con maxi-multe, il M5S si piega al diktat di Salvini

ROMA. «Sono tranquillo, certo. Perché tutti mi fate la stessa domanda?», sorride il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, l’ufficiale di collegamento cui Salvini ha assegnato il dossier decreto Sicurezza bis. Nel sorriso storto di Molteni mentre lascia Montecitorio c’è il peso di una trattativa che tutti dicono «felicemente conclusa» ma che è stata almeno tre volte sul punto di saltare in meno di 36 ore e ancora una volta piega la parte ortodossa del Movimento mettendo a tacere il presidente della Camera Roberto Fico. Il decreto che chiude mari e porti e vorrebbe tenere alla larga le navi delle Ong, deve essere convertito entro il 13 agosto. La discussione nelle commissioni Giustizia e Affari costituzionali della Camera comincia oggi e inizia da 547 emendamenti: 160 di Forza Italia; 128 di Fratelli d’Italia; 21 della Lega; 15 di Liberi e Uguali; 119 del Pd e 44 del Movimento 5 Stelle. Una ventina dei 44 emendamenti firmati da deputati 5 Stelle sono quello che rimane delle battaglie di questi giorni e di un malloppo di 160 pagine di correzioni che svuotavano il decreto. I 5 Stelle ribelli chiedono che gli agenti impegnati in ordine pubblico abbiano sulle divise un codice identificativo visibile da 15 metri; che siano prioritarie le convenzioni internazionali e quindi l’obbligo di salvare le persone in mare e condurle nel più vicino porto sicuro; una maggiore condivisione dell’iter decisionale e maggior coinvolgimento del premier nella gestione di crisi come la Sea Watch e la Alex. Tutto l’opposto di ciò che vuole Salvini. E che disegna una volta di più la frattura interna al Movimento tra l’ala governativa, cioè Di Maio, e quella ortodossa che ha come leader di riferimento Roberto Fico. 

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