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giovedì 23 aprile 2009

Dario Franceschini capotreno come Silvio Berlusconi


Dario Franceschini imita Silvio Berlusconi. Se in campagna elettorale, il suo predecessore, Walter Veltroni aveva dovuto fare i conti con le polemiche riguardanti i programmi elettorali troppo simili a quelli del Popolo della Libertà, ora il nuovo segretario del Partito Democratico copia il premier italiano, indossando anche lui i cappelli simbolo di alcune categorie lavorative.


Silvio Berlusconi ha dato il meglio di sè: lui è stato un presidente operaio, ma anche panettiere: celebri le sue fotografie nelle quali indossa proprio un berrettino da fornaio. Ma il premier italiano è stato anche capotreno per una volta per l’inaugurazione del nuovo treno Frecciarossa: anche queste immagini hanno fatto il giro dei giornali e della rete.

E adesso fa sorridere vedere Dario Franceschini, il nuovo segretario del Partito Democratico, indossare lo stesso cappello da capostazione che ha indossato Silvio Berlusconi: per caso vuole imitarlo e essere come lui? Ma come dovrebbe essere rivali storici!!!:)

Ecco che Dario Franceschini, allora, è stato immortalato con il cappello da capostazione, a Torino Porta Nuova, mentre si trovava a bordo del Treno per l’Europa, una sorta di scuola di formazione politica del suo partito.

Lanciamo un sondaggio: a chi sta meglio il cappello da ferroviere? Chi vedremo meglio nei panni di capostazione? :)

Immagini prese da:
www.corriere.it.


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mercoledì 22 aprile 2009

Scende il petrolio, ma non la benzina. Perché?

La catena dei prezzi: dal petrolio alla bolletta di casa, passando per la benzina.
Intervista con Davide Tabarelli, Presidente di Nomisma Energia.
di Agnese Bertello


Con Davide Tabarelli avviamo un ragionamento sui costi dell’energia, a cominciare da quello del petrolio e della benzina. Il rapporto tra i due non è direttamente proporzionale, ci avverte Tabarelli, per quanto ovviamente il primo influisce sul secondo, si tratta di beni diversi. Per capirlo, basta provare a mettere petrolio invece di benzina dentro il motore della nostra macchina…

Il prezzo del petrolio è sceso, ma il prezzo della benzina alla pompa no. Questa discrepanza tra l’andamento dei due prezzi è una delle cose che più genera sospetto nella gente comune. Perché questa differenza?
Siamo portati a fare dei parallelismi un po’ forzati. Non riflettiamo più sul fatto che il petrolio non è benzina, che se noi mettessimo petrolio nel serbatoio della nostra macchina, non andremmo da nessuna parte. La benzina è un derivato del petrolio. È un prodotto raffinato, che richiede fasi di lavorazione, un prodotto che viene negoziato con dinamiche proprie. I prezzi della benzina si formano su un mercato specifico, chiamato “spot”, chi vende sono i raffinatori e a comprare sono compagnie che rivendono il prodotto e che ne sono in quel momento prive. Il prezzo di vendita tiene evidentemente conto del costo di acquisto della materia prima, tendenzialmente si muovono insieme, ma ci sono altri fattori che intervengono.


Per capire il funzionamento di questo meccanismo, basta guardare il costo della benzina sul mercato internazionale, la quotazione Platts, e confrontarlo con il prezzo alla pompa. Se a questo prezzo togliamo le tasse abbiamo il prezzo industriale. Se confrontiamo questo prezzo industriale con quello internazionale abbiamo un margine che si aggira intorno al 15% ed è il margine lordo a copertura dei costi di distribuzione, stoccaggio, trasporto, pubblicità, promozioni… Negli ultimi anni questo margine è stato sempre abbastanza stabile, oscillando, verso l’alto o verso il basso, di uno o due punti al massimo. Il problema per noi oggi è che i rialzi della primavera non si sono ancora scaricati sul consumo.

Quindi noi non vediamo un abbassamento delle tariffe perché il calo del prezzo del petrolio di quest’ultimo periodo non è sufficiente a riequilibrare l’entità del rialzo avuto nell’arco dei nove mesi che si considerano per fare la media?

Esatto. Tuttavia, dopo gli ultimi aumenti di ottobre, dal 2009 dovremmo finalmente avere dei cali.

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martedì 21 aprile 2009

Il fumo rende più vecchi, eccone la prova

Il processo d'invecchiamento che il fumo di sigaretta provoca nell'organismo è simile a quello indotto della sindrome di Werner, una malattia genetica rara che porta le cellule del corpo umano ad invecchiare prima del tempo.
A rivelarlo è uno studio apparso sulla rivista American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine, che ha messo in relazione gli effetti provocati dal fumo sulle cellule dell'organismo con la mutazione genetica legata alla sindrome di Werner, che interessa un gene chiamato WRN. Analizzando dei campioni di cellule prelevate dai polmoni di individui fumatori e affetti da enfisema polmonare, i ricercatori hanno verificato una carenza intracellulare di proteine WRN, un difetto comunemente riscontrato negli individui affetti da sindrome di Werner. L'espressione del gene WRN nelle cellule dei fumatori, sottolineano i ricercatori, è assolutamente regolare, tuttavia le loro cellule sembrano essere incapaci di sintetizzare la proteina WRN, che nell'organismo ha il compito di proteggere e riparare alcune sequenze di DNA. In genere, gli individui affetti da sindrome di Werner cominciano ad invecchiare già durante la pubertà e all'età di 20 anni mostrano i primi capelli bianchi e le prime rughe sulla pelle. Chi soffre di questa malattia, sostengono gli autori, solitamente tende a morire intorno ai cinquant'anni a causa di disturbi cardiaci o di tumore. Un rischio a cui, purtroppo, si sottopongono anche i fumatori poco convinti dei pericoli che si celano dietro ogni sigaretta.

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lunedì 20 aprile 2009

"Ecco la tomba di Cleopatra"

















Si scava in Egitto, la regina sarebbe stata sepolta con l'amante Antonio


Trovare le tombe di Antonio e Cleopatra.

E' questa la missione di un gruppo di studiosi egiziani e dominicani, convinti di aver trovato dopo lunghissime ricerche l'esatta posizione del loro sepolcro.
Si tratterebbe del tempio di Tabusiris, 30 chilometri a nord di Alessandria, in Egitto.
(foto © Reuters)


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domenica 19 aprile 2009

CARTE PREPAGATE: TROPPI COSTI BANCHE, ENTRINO TLC

ROMA - Ancora troppo cari i costi per le carte prepagate messe a disposizione del sistema bancario e per consentire risparmi ai consumatori largo alle società di telefonia mobile.

E' la conclusione alla quale arriva l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato dopo l'indagine conoscitiva condotta nel settore. "Restano ancora elevati i costi delle carte prepagate offerte dal sistema bancario - sottolinea l'Antitrust - con commissioni di ricarica che possono arrivare fino a 5 euro". Quale via d'uscita? "Sfruttare le potenzialità legate ad un possibile ingresso, nel mercato dei pagamenti elettronici, degli operatori telefonici mobili - sostiene l'Autorità - che con 80 milioni di carte costituiscono la principale componete delle carte prepagate chiuse". Le carte prepagate, bancarie o postali, ricaricabili o 'usa e getta', sembrano piacere sempre di più agli italiani. Secondo i dati raccolti dall'Antitrust nell'indagine conoscitiva nel 2007 ce n'erano già 5,8 milioni in circolazione, il 30% in più rispetto all'anno precedente. A coprire quasi il 60% del segmento è Poste Italiane. Nel 2006 si sono registrate più di 25 milioni di operazioni di pagamento con carte prepagate, presso Pos o via Internet, oltre il doppio rispetto ai prelievi bancomat, e il valore delle ricariche è stato di circa 3,5 miliardi di euro.

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venerdì 17 aprile 2009

Lo spam intasa Internet e inquina il mondo reale


Il recente rapporto Carbon Footprint for Email Spam della società di sicurezza McAfee e della società di consulenza ambientale ICF International ha calcolato il costo energetico e ambientale della pubblicità spazzatura che intasa Internet: i 62 trilioni di messaggi inviati ogni anno nel mondo fanno sprecare 33 miliardi di kilowattora l'anno, sufficienti ad alimentare quasi due milioni e mezzo di abitazioni, o equivalenti a 17 milioni di tonnellate di CO2.

L'80% dello spreco energetico deriva dalle attività connesse alla ricerca delle mail desiderate e alla cancellazione dei messaggi spazzatura: il computer consuma più energia perché deve eseguire antivirus, antispam e compagnia bella. Secondo ICF, un filtraggio dello spam che riducesse del 75% queste mail indesiderate equivarrebbe, in termini ecologici, a togliere dalla circolazione 2,3 milioni di automobili.

La cosa curiosa è che lottare contro lo spam non significa affrontare un nemico tentacolare. I provider che ospitano gli spammer sono pochi e piuttosto ben conosciuti, e non operano in oscure lande senza legge, ma quasi sempre negli Stati Uniti, come dimostra il caso della McColo, società di hosting americana che quando fu scollegata da Internet causò un crollo del 70% del traffico mondiale di spam.

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giovedì 16 aprile 2009

Kyoto Box: il forno solare che salverà milioni di persone























Jon Bøhmer
, norvegese trapiantato a Nairobi, ha vinto il Climate Change Challenge del Financial Times, con l’invenzione di un forno di cartone ad energia solare, il Kyoto Box. Con cinque dollari questo giovane inventore è riuscito ad ideare un forno che potrebbe cambiare in meglio la vita di milioni di persone nei paesi in via di sviluppo.

L’idea di Bohmer è molto semplice e di facile realizzazione: in pratica si tratta di due scatole di cartone infilate l’una nell’altra, quella esterna è ricoperta di carta argentata e quella interna completamente dipinta di nero. Posto sotto i raggi solari, il Kyoto Box è in gradi di far bollire dieci litri di acqua in due ore consentendo così anche alle persone che vivono nei paesi più isolati e lontani di sterilizzare l’acqua infetta, principale causa di morte per milioni di bambini africani. La straordinarietà di questa invenzione risiede anche nel fatto che può essere prodotta da qualunque scatolificio con costi veramente irrisori, dato che i macchinari non devono neanche essere modificati. Una fabbrica di Nairobi ha già messo in preventivo di confezionarne due milioni e mezzo di esemplari in un mese.

Oltre al miglioramento del tenore di vita, la diffusione su larga scala del forno di cartone ad energia solare permetterà di diminuire notevolmente l’uso di legna da ardere per cucinare e quindi la deforestazione. In questo modo si abbasseranno anche le emissioni di anidride carbonica e quindi l’inquinamento. Si calcola che, con il forno solare, una famiglia potrebbe ridurre fino a due tonnellate di CO2 ogni anno.

E’ incredibile pensare come un’idea così semplice possa trasformarsi in una soluzione rivoluzionaria per milioni di esseri umani. “Ci sono scienziati che lavorano per mandare la gente su Marte – ha, infatti, commentato Bohmer - Io ho cercato qualcosa di più semplice e popolare”. E’ c’è realmente riuscito.

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