di Roberto Almonti
ALBA ADRIATICA (TERAMO) - L'ennesima tragedia provocata dai Rom ha fatto traboccare il pentolone in ebollizione della difficile convivenza ad Alba: quella che doveva essere la fiaccolata in memoria della seconda vittima di un pestaggio di nomadi si è trasformata in una spedizione punitiva. Per gli oltre 200 residenti l'obiettivo sono diventati due dei tre indagati e le abitazioni dei rispettivi parenti. Respinto il tentativo di linciare all'uscita dalla caserma due dei tre giovani zingari accusati dell'omicidio - arrestati in serata con l'accusa di omicidio volontario - la sommossa si è trasferita nella zona nord della cittadina: auto rovesciate e danneggiate, pietre e altri oggetti lanciati contro le abitazioni dei rom. Lui, Emanuele Fadani, commerciante di 37 anni, sposato e padre di una bimba di sei anni, è stato ammazzato di botte, sotto il balcone di casa del fratello. Emanuele Fadani come Antonio De Meo, cameriere di 23 anni: tutti e due morti, tutti e due massacrati da tre zingari ubriachi.
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