Roma - Potrebbero essere costretti a chiudere. Non per il
terremoto ma per le mancanze dello Stato. È la storia dell’unico
ristorante rimasto aperto in mezzo alle rovine delle montagne
maceratesi, di una famiglia che voleva resistere e di circa 150mila euro di crediti con lo Stato che ora fanno paura più di tutto quello che ha dovuto sopportare in questi lunghi sei mesi.
Né le scosse, né le macerie, la neve o il
paese-fantasma che la circonda erano riusciti a far andare via Silvia
Fronzi da Pieve Torina, uno dei borghi delle Marche piegati dal sisma
del 30 ottobre scorso. Con la mamma e la sorella di 26 anni gestiscono
il ristorante “Il Vecchio Mulino” e hanno continuato a farlo
anche quando sembrava solo una follia. È stata invece una scelta
naturale, sostiene lei: «Sono stata fortunata, la casa era agibile,
anche il ristorante. Abbiamo scelto di tenere aperto e continuare a
lavorare. Se non l’avessimo fatto dove avrebbero mangiato i
soccorritori?».
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