L’ex direttore dell’Fbi accusa il presidente davanti al Senato: “Mente” E
sul reato di intralcio alla giustizia: “Deciderà il procuratore”
Dal
Congresso americano arriva un primo colpo alla riforma di Wall Street
varata dall’amministrazione Obama dopo la crisi finanziaria esplosa nel
2008 e diventata una degli obiettivi di Donald Trump fin dalla campagna
elettorale. La Camera dei Rappresentanti ha infatti votato l’abolizione
di molte delle restrizioni introdotte per ridurre i rischi presi dalle
grandi banche. Ora la palla passa al Senato
inviato a new york
«Ho preso la richiesta del presidente Trump di lasciar andare
l’inchiesta sul generale Flynn come una direttiva». Su queste parole,
pronunciate ieri dall’ex direttore dell’Fbi James Comey davanti alla
Commissione Intelligence del Senato, si gioca il futuro del capo della
Casa Bianca. Se il procuratore speciale Robert Mueller si convincerà che
Trump ha cercato di ostruire la giustizia nell’inchiesta sul
Russiagate, il presidente rischierà di fare la fine di Nixon.
Dall’audizione sono uscite anche altre accuse dannose, come quella
lanciata contro il capo della Casa Bianca di mentire, la conferma
dell’interferenza russa sulle presidenziali, o i sospetti sui rapporti
con Mosca del ministro della Giustizia Sessions. Ma i potenziali reati
decisivi sono due: l’ostruzione della giustizia da parte del presidente,
e la collusione fra la sua campagna elettorale e la Russia, per
abbattere Hillary Clinton attraverso le incursioni degli hacker negli
archivi democratici.
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