Anatema di Francesco a Santa Marta contro gli ecclesiastici
affaristi: «La gente non li perdona»; «basta pagamenti chiesti per
battesimi e matrimoni; «la redenzione di Dio è gratuita»
Domenico Agasso jr
Roma
«Mai siano affariste le Chiese». Mai. «La redenzione di Dio è
gratuita». Sempre. È un vero e proprio anatema contro gli ecclesiastici
affaristi quello lanciato da papa Francesco nell’omelia mattutina a Casa
Santa Marta, riportata da
Radio Vaticana.
La liturgia di oggi propone il Vangelo in cui Gesù caccia i mercanti
dal Tempio perché hanno trasformato la casa di preghiera in un covo di
ladri. Quello del Figlio di Dio, ha spiegato il Pontefice, è un gesto di
purificazione: «Il Tempio era stato profanato» e insieme il popolo di
Dio; «profanato con il peccato tanto grave che è lo scandalo».
«La gente è buona – ha detto il Papa - la gente andava al Tempio, non
guardava queste cose; cercava Dio, pregava… ma doveva cambiare le
monete per fare le offerte». La gente va al Tempio non per questa gente,
per quelli che commerciano, ma «per Dio»; però proprio «lì c’era la
corruzione che scandalizzava il popolo».
Francesco ha ricordato l’episodio biblico di Anna, mamma di Samuele,
che va al tempio per chiedere la grazia di un figlio: «Bisbigliava in
silenzio le sue preghiere», mentre il sacerdote e i suoi due figli sono
corrotti: ecco, «io penso allo scandalo che possiamo fare alla gente con
il nostro atteggiamento – ha sottolineato Francesco - con le nostre
abitudini non sacerdotali nel Tempio: lo scandalo del commercio, lo
scandalo delle mondanità… Quante volte vediamo che entrando in una
chiesa, ancora oggi, c’è lì la lista dei prezzi» per il battesimo, la
benedizione, le intenzioni per la Messa. «E il popolo si scandalizza».
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