Da 27 giorni consecutivi, secondo i dati del Coordinamento delle agenzie Arpa del Distretto del fiume Po, non piove nelle province bagnate dal Grande Fiume, e così è stato anche a fine gennaio per altri 28 giorni. Ma non è l’unico ad accusare il colpo. Secondo l’Anbi l’attuale fase di criticità idrica interessa tutta l’area della Pianura Padana, con i suoi corsi d’acqua e i suoi laghi: quello di Como è pieno per appena il 10%. E in montagna è caduta poca neve. Allarme per l'agricoltura: gli impianti idrovori di bonifica fanno già fatica a prelevare le acque per le coltivazioni e continua il progressivo dell’insabbiamento dell’alveo.
Quasi un mese senza pioggia, il secondo dall’inizio dell’anno, nella terra attraversata dal Grande Fiume. Così l’Emilia-Romagna si ritrova a metà marzo, con un piede ancora nell’inverno, a fare i conti con l’allarme siccità: l’acqua del Po è a livelli troppo bassi per il periodo, così come lo è quella di fiumi, laghi, invasi nel nord Italia. E le conseguenze potrebbero farsi sentire nei prossimi mesi, quando sarà il momento di irrigare campi e coltivazioni e l’acqua potrebbe non bastare, con il rischio di raccolti e produzioni azzerate, che si ripercuoterebbero sull’intero territorio a vocazione agricola. “Se l’assenza di pioggia si protrae – spiega a ilfattoquotidiano.it Meuccio Berselli, segretario generale dell’Autorità di bacino Distrettuale del Fiume Po – prima dell’estate si potrebbe andare incontro a una situazione discarsità idrica. Dobbiamo cercare di conservare al meglio la risorsa e non disperderla”.
Inverno asciutto al nord – Da 27 giorni consecutivi, secondo i dati del Coordinamento delle agenzie Arpa del Distretto del fiume Po, non piove nelle province bagnate dal Grande Fiume, e così è stato anche a fine gennaio per altri 28 giorni. Un record al ribasso, che ha visto un calo del 35-40 per cento delle piogge rispetto alla media stagionale. Il dato è in linea con tutto il nord Italia, che registra precipitazioni dimezzate in questo inverno, come ha riferito Coldiretti sulla base degli ultimi dati Isac/Cnr sull’andamento climatologico in occasione della settimana di #Fridaysforfuture, la mobilitazione globale che chiede azioni concrete contro i cambiamenti climatici. Perché non sono soltanto le mezze stagioni a non esserci più, come si usa dire in questi casi. A sparire, cancellato da condizioni meteo sempre più insolite, è anche l’inverno, stravolto da colonnine del mercurio con temperature al di sopra delle medie di stagione (nel mese di febbraio la media storica italiana è stata superiore di 1,38 gradi e al Nord addirittura di circa 2 gradi) e scarse, se non addirittura assenti, precipitazioni. Lo dimostra anche la “finta primavera” di fioriture e coltivazioni in anticipo dovuta al clima più mite, che ora, come sottolinea Coldiretti, fa temere ai coltivatori il ritorno di un’ondata di freddo per il rischio di avere danni alla produzione.