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lunedì 24 dicembre 2018

Manovra, passa la norma ingrassa-corrotti: sale la soglia degli appalti senza gara

La P.a. potrà affidare lavori diretti nelle opere fino a 150 mila euro. Un duro colpo alla legalità e al mercato voluto dalla Lega


La norma ingrassa-corrotti è uscita indenne dalla battaglia notturna della Manovra. E così per volontà della Lega in una settimana è stato spazzato via uno dei pilastri della prevenzione contro tangenti e infiltrazioni mafiose. Il voto del Senato infatti ha approvato il nuovo tetto per gli appalti ad affidamento diretto dei sindaci, passato da 40 mila a 150 mila euro. Significa che nel 2019 i Comuni decideranno direttamente i contratti di importo fino a 150 mila euro, senza dovere motivare la scelta e senza competizione tra aziende. Un duro colpo alla legalità e al mercato, contestato dall'Autorità anticorruzione di Raffaele Cantone, dall'Associazione Nazionale Costruttori e dai sindacati dei lavoratori edili. Tutti sanno bene come gli appalti ad affidamento diretto siano la grande mangiatoia di clan e faccendieri: una realtà dimostrata da centinaia di inchieste giudiziarie anche nelle ultime settimane. Indagini che evidenziano come questi lavori spesso vengano affidati agli amici degli amici, senza garanzie né di qualità, né di legalità: si tratta del settore preferito dalle cosche imprenditrici, che in tutta Italia manovrano ditte e conquistano cantieri, alternando bustarelle a minacce. E così, se ci sarà la conferma della Camera, nel prossimo anno oltre cinque miliardi di denaro pubblico verranno spesi senza controllo.

Tutto è avvenuto in sette giorni. Nel Consiglio dei ministri di una settimana fa la Lega era riuscito nel silenzio a far passare addirittura l'aumento a 200 mila euro senza limiti di tempo. Dopo la denuncia di "Repubblica", anche una parte dei 5Stelle si era detta contraria, ottenendo una riduzione a 150 mila solo per il 2019. Ma i malumori nel Movimento non si erano placati, tanto che Luigi Di Maio aveva ipotizzato di stralciare la norma e inserirla nella revisione del Codice degli Appalti. Ma il partito di Matteo Salvini ha vinto, imponendo la sua cultura del fare che predilige la rapidità dei cantieri. E oggi però Nicola Morra, presidente M5S della Commissione Antimafia, torna a manifestare le sue perplessità: "Non posso che esprimere grave preoccupazione. 


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Dalle pensioni d’oro solo 76 milioni per i poveri, a pagare saranno i redditi medi


Meteo a 7 giorni: settimana natalizia tranquilla, ma a San Silvestro...

Un po' di freddo interesserà la nostra Penisola tra Natale e Santo Stefano; poi nuovo rinforzo dell'alta pressione in attesa di altri eventi per la fine dell'anno.


La prima mappa mostra la previsione per la festa più importante dell'anno, ovvero il Natale.
Come da tradizione, la festività invernale per eccellenza sarà senza neve e all'insegna del bel tempo sulla nostra Penisola. Solo sulla Sicilia settentrionale e il sud della Calabria si potrebbe attardare qualche rovescio, derivato dalla discesa di un fronte freddo verso il meridione d'Italia.
Attenzione però al vento forte da nord e al calo termico che avremo sulle regioni adriatiche e al meridione; le temperature caleranno di qualche grado anche sul resto d'Italia, ma l'ottimo soleggiamento dovrebbe garantire un pomeriggio termicamente accettabile.
La medesima situazione la avremo nella giornata di Santo Stefano; il tempo sarà buono ovunque, ma con venti freddi settentrionali che spireranno sul medio-basso Adriatico e al meridione. Altrove temperature nel complesso miti di giorno, a parte i casi nebbiosi sulle pianure del nord.
Da giovedì 27 fino a domenica 30 dicembre l'alta pressione invaderà tutta la nostra Penisola, determinando generali condizioni di stabilità.
Sulle pianure del nord andranno in scena nebbie più o meno dense, mentre nubi basse potrebbero affacciarsi lungo le coste; sul resto d'Italia tanto sole e temperature nel complesso miti.
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Etna, scosse e fumo: l'eruzione di Natale

Sciame e nube cenere. Aeroporto Catania tornato operativo


Una frattura eruttiva si è aperta in mattinata sull'Etna alla base del cratere di sud est, dove è in corso un'attività esplosiva. Dal vulcano una nube di cenere. Sull'Etna i sensori dell'Istituto di Geofisica e Vulcanologia di Catania hanno registrato dopo le 9 uno sciame sismico di 130 scosse, la più forte delle quali ha superato magnitudo 4.
L'attività del vulcano è costantemente monitorata dagli esperti dell'Ingv.
E' tornato pienamente operativo dalle 15 al traffico, ma con limitazione nei voli, quattro atterraggi l'ora, l'aeroporto di Catania che per un'ora, pur rimanendo aperto, non ha effettuato né arrivi né decolli per la violenta e copiosa emissione di cenere lavica dall'Etna in eruzione. Alle 17 è stata convocata l'Unità di crisi dello scalo. Lo rende noto la Sac. Informazioni sui voli saranno comunicate dalle compagnie aeree.

Coppia uccisa: sotto torchio l'ex di lei

In Calabria altra donna uccisa e un tentato femminicidio. Marito ammazza 40enne a Alghero

I carabinieri, dopo una nottata di ricerche, hanno rintracciato l'ex convivente di Francesca Petrolini, la donna di 53 anni uccisa ieri in Calabria insieme al nuovo compagno, Rocco Bava, di 43, nella tabaccheria a Davoli di proprietà di lei. Si tratta di un 67enne, G.G., cognato della donna. Dopo essere rimasta vedova, Francesca Petrolini, aveva allacciato una relazione con il fratello del marito. L'uomo era a casa di un amico a Davoli. E' stato portato in caserma per l'interrogatorio. Al momento non ci sarebbero provvedimenti.

E potrebbe esserci una banale lite con il compagno, anche lui dominicano, alla base dell'omicidio di M. P., la donna di 36 anni morta ieri a Scalea dopo essere precipitata da una finestra del palazzo dove abitava. L'uomo, che conviveva con la vittima, è stato fermato dai carabinieri. 

Ieri ad Alghero è stata uccisa Michela Fiori, una quarantenne dipendente di una cooperativa che gestiva i servizi di assistenza domiciliare per conto dei servizi sociali: nel pomeriggio il marito Marcello Tilloca, un carrozziere e imbianchino di 42 anni si è presentato dai carabinieri per costituirsi, dicendo di averla strangolata nella casa in cui vivevano. I due - che hanno due figli piccoli - stavano affrontando una tormentata separazione e sembra che la donna di recente si fosse anche rivolta al Centro antiviolenza.

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Tsunami in Indonesia, oltre 280 i morti

Sistema di allarme non attivo dal 2012

Circa mille feriti, un bilancio destinato ad aggravarsi


Uno tsunami ha devastato le spiagge attorno allo stretto della Sonda, che separa le isole di Giava e Sumatra, in Indonesia. Il drammatico bilancio, ancora purtroppo provvisorio, è di almeno 280 morti, 60 dispersi mille feriti: il numero delle vittime "crescerà sicuramente", ha ammonito il presidente indonesiano Joko Widodo, mentre i soccorritori sottolineano che molte delle aree colpite non sono state ancora raggiunte.
Il 'figlio del Krakatoa', il vulcano Anak, continua ad eruttare e autorità indonesiane hanno invitato anche oggi la popolazione e i turisti a stare lontani dalle spiagge nel timore che possa verificarsi una seconda devastante onda di tsunami. Sono almeno 600 le abitazioni distrutte, 9 hotel severamente danneggiati: gli sfollati sono quasi 12.000.
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Perché il governo Lega-Cinque stelle non ha fatto nulla per i giovani

Su una voce in agenda, il «governo del cambiamento» si è mostrato coerentissimo con i suoi predecessori: l’assenza di politiche capaci di smuovere il mercato del lavoro degli under 30, uno dei blocchi sociali più vulnerabili e meno tutelati nel sistema economico italiano. Il Sole 24 Ore aveva già evidenziato sia il vuoto di proposte concrete in campagna elettorale sia il rischio che la «manovra del popolo» si scaricasse sulle spalle delle nuove generazioni. A sei mesi dall’insediamento dell’esecutivo, dopo un tira e molla estenuante con Bruxelles per il suo ok, il problema è rimasto dov’è. La manovra è stata stravolta rispetto al testo originario, a partire dal sospirato taglio sul deficit, ma non si vedono politiche mirate allo stimolo di un’occupazione stabile e di qualità per chi ha meno di 30 anni.

Le due anime del governo, Lega e Cinque stelle, hanno discusso variamente con Bruxelles e fra di loro su riforma del sistema pensionistico, taglio agli assegni d’oro, reddito di cittadinanza, tasse sulle utilitarie, oltre a dedicare decretui e mozioni al cavallo di battaglia della «emergenza migranti» (anche se i numeri testimoniano un calo continuo deglio sbarchi) ol’opposizione a documenti Onu negoziati dallo stesso esecutivo qualche mese prima(il Global compact). L’enfasi svanisce quando si tratta di affrontare disoccupazione e inattività giovanile, in teoria fra le emergenz e economiche del paese.

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Perché la “manovra del popolo” verrà pagata soprattutto dai giovani


I sindacati bocciano la manovra. «Pessima, noi in piazza a gennaio»

Sbagliata, miope, recessiva, che taglia ulteriormente su crescita e sviluppo, lavoro e pensioni, coesione e investimenti produttivi, negando al Paese, e in particolare alle sue aree più deboli, una prospettiva di rilancio». Così i sindacati Cgil, Cisl e Uil liquidano la manovra appena uscita dal Senato dicendosi pronte a mobilitazioni unitarie fino a «una grande manifestazione nazionale a gennaio». E altrettanto criticate sono le modalità di approvazione che rappresentano una grave lesione alla democrazia parlamentare».

Nel testo licenziato da Palazzo Madama, sostengono le organizzazioni sindacali, «non c'è il minimo sforzo per intercettare le urgenti e profonde necessità espresse dai territori, dal lavoro, dalle categorie più deboli. Di fronte alle enormi difficoltà dei lavoratori, dei pensionati, dei disoccupati, dei giovani, si risponde con la logica assurda e incoerente delle spese correnti e dei tagli al capitale produttivo. Le risorse per gli investimenti, già limitate, sono drasticamente ridotte, bloccando così gli interventi in infrastrutture materiali e sociali (a partire da sanità e istruzione) necessaria leva per la creazione di lavoro, la crescita e la coesione sociale territoriale. Si fa cassa con il taglio dell'adeguamento all'inflazione per le pensioni sopra i 1522 euro lordi al mese, il blocco delle assunzioni nella Pa fino a novembre e le risorse -insufficienti- per il rinnovo dei contratti pubblici».

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Le incognite della legge di bilancio

Tasse locali, 2019 amaro: famiglie e imprese rischiano l’ennesimo salasso

Peseranno 1 miliardo in più: l'allarme della CGIA di Mestre



24 dicembre 2018 - (Teleborsa) Un 2019 amaro, sotto il segno (tanto per cambiare) della pressione fiscale. E se il quadro allo stato attuale di certo non fa sorridere, le cose con il nuovo anno potrebbero ancora peggiorare. A lanciare l’allarme è il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA: “Tra Irap, Imu/Tasi e addizionali Irpef, famiglie e imprese versano a Regioni ed enti locali oltre 60 miliardi di euro all’anno. L’incidenza di questo importo, sul totale delle entrate tributarie, è pari al 12 per cento e, purtroppo, è destinato ad aumentare. Dal 2019, infatti, rischiamo di pagare almeno 1 miliardo in più, a seguito della rimozione del blocco delle aliquote dei tributi locali introdotta nella manovra di Bilancio attualmente in discussione in Parlamento”.


 Dopo aver rimosso il blocco delle aliquote dei tributi locali introdotto con la legge di Stabilità del 2016 dall’allora Governo Renzi, è molto probabile che alcuni Governatori e molti Sindaci torneranno ad innalzarle. Secondo alcune stime, degli 8.000 Comuni presenti in Italia oltre l’80 per cento ha i margini per aumentare sia l’Imu sulle seconde/terze case sia l’addizionale Irpef.
ENNESIMO SALASSO IN VISTA – Non è da escludere inoltre che, a seguito dell’aumento della deducibilità dell’Imu sui capannoni in via di definizione con la manovra di Bilancio 2019, alcuni primi cittadini siano tentati di ritoccare all’insù l’aliquota di propria competenza, almeno fino alla soglia che non consente agli imprenditori di versare più di quanto hanno realmente pagato nel 2018. Per queste ragioni l’Ufficio studi della CGIA ipotizza, con una stima molto prudenziale, che lo sblocco degli aumenti delle aliquote delle tasse locali (Irap, Imu/Tasi, addizionali Irpef, etc.) rischia di comportare un aggravio fiscale in capo a famiglie e imprese di almeno 1 miliardo di euro.     

Codacons boccia la Manovra: "Non è del popolo,ma contro i cittadini"

"La Manovra economica varata dal governo non è la 'Manovra del popolo', come stanno affermando in queste ore i leader di Lega e M5s, ma è una Manovra contro il popolo, che colpisce i cittadini e tutte le associazioni che li rappresentano". Lo afferma il Codacons, che boccia senza appello la legge di bilancio. "E' semplicemente vergognoso che Luigi Di Maio rilasci dichiarazioni affermando il falso", sottolinea il presidente Carlo Rienzi.

Fonte


Salvini vuole tagliare le accise, la Manovra le aumenta


domenica 23 dicembre 2018

Cosa non cambia rispetto al passato nella manovra del "governo del cambiamento"

Cosa non cambia rispetto al passato nella manovra del "governo del cambiamento"
Parla di "disastro per il Paese" il Pd, mentre dal M5s esultano per una manovra che "investe nei cittadini che hanno pagato il prezzo più alto della crisi". Tentiamo un'analisi differente, paragonando l'impostazione di questa legge di bilancio a quelle del passato


Cosa non cambia rispetto al passato nella manovra del "governo del cambiamento"
Le opinioni su una legge di bilancio non sono mai state così agli antipodi. Parla di "disastro per il Paese" il Pd, mentre dal M5s esultano per una manovra che "investe nei cittadini che hanno pagato il prezzo più alto della crisi e delle sciagurate politiche di austerity". 
"Dopo mesi di promesse e slogan gli  italiani si trovano con una legge di bilancio, che verrà approvata fondamentalmente al buio sia alla Camera che al Senato, che aumenta di un miliardo di euro la pressione fiscale su imprese e famiglie e che  porterà l'Iva ad aumentare al 25,2% nel 2020" dice Cosimo Maria Ferri del Pd. "Questi sono i tanto sbandierati risultati della epica battaglia a Bruxelles: una disastrosa sconfitta su tutti i fronti, una sconfitta per il nostro Paese che pagheranno i nostri figli. Per sterilizzare le clausole Iva al 25,2% nel 2020 e al 26,5% nel 2021 il Governo dovrà reperire 52 miliardi di euro, andando così a comprimere welfare e diritti dei nostri concittadini". Dal M5s ribattono: "Finalmente una manovra che rilancia l’economia e ristabilisce equità sociale", sottolineando un cambiamento sostanziale rispetto al passato.

Cosa non cambia rispetto al passato nella manovra del "governo del cambiamento"

Manovra, che cosa non cambia rispetto al passato

Come stanno davvero le cose? Andando per un attimo "oltre" i giudizi pro e contro, si può tentare un'analisi differente. Questa manovra è davvero così diversa rispetto a quelle del passato? Coloro che difendono la "mossa" di reddito di cittadinanza e quota 100 ( i decreti sono ancora da scrivere, le misure saranno senz'altro ridotte rispetto alle promesse, ma la strada è segnata), che in qualche modo dovrebbero diventare realtà poco prima del voto europeo 2019 (e definibili quindi calendario alla mano senza timore di smentite "mosse elettorali"),  ricordano che il governo di Matteo Renzi nel 2014 diede l'ok al bonus da 80 euro proprio prima delle elezioni europee 2014, che si rivelarono il massimo picco del percorso politico di quell'esecutivo. In tutte le manovre, bene o male, i partiti di maggioranza strizzano l'occhio al proprio elettorato di riferimento: una dose di elettoralismo può essere considerata fisiologica. Sono sensibilmente ridimensionate in ogni caso le disponibilità di fondi per i pilastri della 'manovra del popolo' con le risorse per quota 100 che scendono a circa 4 miliardi, quelle per il reddito di cittadinanza a 7 miliardi.
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Manovra approvata a colpi di fiducia: cosa c'è e cosa manca nella legge di bilancio



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Tari 2018, stangata in arrivo dalla Legge di Bilancio per la tassa sui rifiuti

Una sorpresa nella Legge di Bilancio 2018. I Comuni saranno liberi di aumentare la Tari. Stangata in arrivo.

I cittadini di molti Comuni dovranno probabilmente rassegnarsi ad un aumento della #Tari per l’anno 2018. A leggere tra le righe della Legge di Bilancio 2018 si trovano sempre sorprese non proprio piacevoli, pronte ad essere approvate per trasformarsi, silenziosamente, in nuovi balzelli. E’ questo il caso della Tari, l’imposta comunale sui rifiuti che ha sostituito la vecchia Tares, oggetto di una specifica norma contenuta nel documento finanziario in fase di approvazione e che sembra essere studiata apposta per aprire la strada ad una nuova #stangata da parte dei Comuni.
Via libera agli aumenti della Tari nel 2018

Il via libera ad una probabile stangata da parte dei Comuni sulla Tari 2018, viene da una disposizione contenuta nella Legge di Bilancio 2018 che blocca, per il prossimo anno, i tributi comunali.

Unica eccezione è prevista proprio per la Tari che viene espressamente definita ‘liberamente manovrabile’, insieme alla Tassa di soggiorno pagata dai turisti e alla Tassa per l’occupazione di aree e spazi pubblici pagata dagli esercizi commerciali.

Appare quindi scontato che il principale strumento per fare cassa [VIDEO]in mano ai Comuni nel 2018 sarà proprio la Tari, in virtù del fatto che potrà essere imposta ad una platea maggiormente ampia che raccoglie sia privati cittadini che aziende.
Chi deve pagare la Tari, la tassa sui rifiuti imposta dai Comuni


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Amiu, “buco” da 20 milioni: rischio aumento della Tari

I pedaggi autostradali salgono pure nel 2019. Ecco tutti i rincari

Il documento - Nonostante il disastro Morandi, i Benetton strappano altri aumenti. Maxi-rialzo per Strada dei Parchi

Anche dopo il crollo del ponte Morandi a Genova, Autostrade per l’Italia avrà il suo aumento annuale delle tariffe. Più basso di quello ottenuto per il 2018 (1,51 per cento), ma comunque quasi pari alle richieste avanzate al ministero dei Trasporti: 0,81 per cento a fronte dello 0,86 domandato. Il ministero guidato da Danilo Toninelli...

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Pedaggi autostradali: ecco come cambieranno

Il distributore abbassa i prezzi. La benzina meno cara del diesel

Grosseto è la città con i rifornimenti meno cari grazie alla grande distribuzione

Altri tempi quando, nel valutare l’acquisto di un’auto, si optava per il diesel perché meno costoso: i prezzi al rifornimento sono ormai quasi allineati e, ieri, a Grosseto c’è stato addirittura il sorpasso: benzina verde 1,354 al litro, gasolio 1,358 al litro. Uno a zero e palla al centro. Era già successo il 14 novembre scorso a Castelmaggiore, in provincia di Bologna e qualcosa di simile si era verificato pure nel 2008.

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Manovra, bagarre in Senato: posta la fiducia. L'opposizione insorge: «Vergogna»

Bagarre nell'Aula del Senato dopo la votazione sul calendario dei lavori. La confusione era tale, con la protesta del Pd, che la presidente Elisabetta Alberti Casellati ha dovuto sospendere la seduta.


Dei senatori del Pd hanno occupato i banchi del governo nell'Aula del Senato. La presidente Elisabetta Alberti Casellati li ha invitati ad allontanarsi e ha chiesto l'intervento dei questori. La senatrice Simona Malpezzi ha accusato la senatrice questore Laura Bottici (M5S) di «averle messo le mani addosso». «Desidero che tutti siano garantiti qui», ha reclamato. Si è visto volare un fascicolo. «Se c'è stato qualche atteggiamento offensivo sarà verificato. Io non l'ho visto ma lo verificherò nell'interesse della garanzia dei diritti di tutti», ha puntualizzato la presidente Casellati prima di interrompere la seduta. Al momento del caos ai banchi del governo c'era il ministro dell'Economia Giuseppe Tria con un gruppo di sottosegretari. Il capogruppo del Pd Andrea Marcucci ha accusato di «squadrismo», reclamando la sospensione della seduta, ed ha urlato «vergogna» alla presidente Casellati che ha posto in votazione il calendario senza sospendere la seduta. Poco dopo, mentre il Pd continuava a protestare, la seduta è stata sospesa. Litigio anche tra senatori di Fi e della Lega nell'Aula del Senato durante l'esame della Manovra. la forzista Licia Ronzulli è stata vista litigare con alcuni colleghi della Lega. La capogruppo Anna Maria Bernini è intervenuta per sedare gli animi. Nell'Aula del Senato, a quanto si apprende, un senatore della Lega ha accusato Licia Ronzulli di aver girato un video col cellulare e l'ha apostrofata in malo modo. E Ronzulli gliene ha chiesto conto: «Non permetto a nessuno di mancarmi di rispetto», ha spiegato poi ai colleghi. Alla senatrice di Forza Italia sono giunte, dopo l'episodio, le scuse di alcuni colleghi della Lega, tra cui il sottosegretario Massimo Garavaglia.

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Manovra, la corsa contro il tempo blinda la maggioranza. Tra rinvii e spintoni al Senato l’ok arriva a notte fonda: 167 sí



Manovra, mini-fondo per investimenti: sì a saldo e stralcio cartelle: le misure


Tsunami devasta l'Indonesia dopo l'eruzione del Krakatoa: 62 morti e 500 feriti

Una vera e propria tragedia nello stretto della Sonda tra le isole di Giava e Sumatra con le spiagge devastate. Ancora una volta l'Indonesia paga il pesante tributo di uno tsunami. È di almeno 62 morti e 600 feriti (oltre a una ventina di dispersi) il bilancio dello tsunami che ha colpito ieri la costa. Lo riferisce l'agenzia nazionale dei disastri.

Con un muro d'acqua di circa 20 metri, lo tsunami ha danneggiando centinaia di costruzioni tra cui diversi alberghi. Secondo l'Agenzia di meteorologia e geofisica indonesiana le onde anomale potrebbero essere state causati da frane sottomarine seguite a un'eruzione di Anak Krakatau, un'isola vulcanica formatasi nel corso degli anni dal vicino vulcano Krakatoa. 

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Aggiornamento: 

In Indonesia erutta il Krakatoa e scatena lo tsunami: oltre 220 morti morti e più di 840 feriti

sabato 22 dicembre 2018

Provincia, buco da 10,7 milioni. I vertici dell’ente chiedono aiuto allo Stato

Alessandria - Alla fine la strada da prendere è stata decisa, d’altronde non c’erano molte alternative se non quella drastica di chiudere tutto e portare le chiavi al Prefetto. La Provincia voterà così giovedì un bilancio (è ancora il «preventivo 2018», figurarsi) in disequilibrio: prima tocca al consiglio, poi all’assemblea dei sindaci convocata alle 18 al castello di Marengo. Il parere di quest’ultima è obbligatorio, ma non vincolante: significa che non comporta responsabilità giuridico-amministrative. Certo se non si raggiungesse il quorum di presenti sarebbe un ulteriore problema.

Al pareggio mancano 10,7 milioni. «Un disequilibrio indotto» ci tengono a precisare a Palazzo Ghilini. Insomma quei soldi lo Stato li ha tagliati dalle fonti di finanziamento dell’ente provinciale, uno fra quelli che secondo Renzi dovevano essere aboliti dal referendum. Invece no. Li hanno lasciati vivere, ma continuando a drenare soldi senza togliere le spese per competenze come strade, scuole o tutela ambientale. Mica bruscolini. Oddio, non è che la Provincia nei tempi delle vacche grasse sia stata particolarmente virtuosa, ma da alcuni anni almeno ha cercato di tagliare ogni spreco. L’anno scorso i conti sono stati chiusi grazie anche alla vendita dell’ala di Palazzo Ghilini che ospita la Prefettura. E ora?

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Genova, doccia fredda sulla “zona arancione”: niente aiuti per chi vivrà tra i cantieri

Genova - Appesi alle bizze del Parlamento e della manovra finanziaria. Con il paracadute di un decreto del commissario Bucci e un’arma in più dal cambiamento di una legge regionale. È lo strano destino degli abitanti della “zona arancione”,quelli dei palazzi che stanno appena fuori dalla “zona rossa”. Hanno salvato la casa, ma ora per un anno (o più) dovranno convivere con un cantiere enorme, senza giorni liberi e con la demolizione di 100mila metri cubi di cemento.

Per loro, nel “decreto Genova”, non c’è niente. E anche nella prossima legge di Stabilità rischiano di restare a bocca asciutta. Nonostante il loro caso sia stato trattato dal ministro Toninelli direttamente con Bucci. Spiegava ieri Edoardo Rixi, viceministro, che l’inserimento di un emendamento ad hoc nella legge di Stabilità all’interno del maxi-emendamento del governo sarà complicato: «Noi abbiamo fatto la proposta come ministero dei Trasporti. Ma ora i giochi si fanno al ministero dell’Economia. E siccome si tratta di misure senza impatto di bilancio, perché i soldi arriverebbero sempre dalla contabilità già prevista per il commissario, è possibile che venga stralciato perché non coerente con la finanziaria». Ma il sindaco Marco Bucci sa che si tratta di una lacuna da colmare e lo dice appena terminato l’incontro con Toti in cui ha varato gli altri decreti. «Ci aspettiamo che ci sia nella Finanziaria. Se così non fosse dovrà provvedere il sindaco - spiega Bucci - pensiamo di concedere lo stesso contributo di autonoma sistemazione pensato per gli sfollati a chi vivrà nei dintorni del cantiere», si tratterebbe quindi di un assegno mensile da 400 a 900 euro a famiglia.

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Ricostruzione del Morandi, Cozzi: «Non confermo i tempi previsti da Bucci. L’ala est del ponte non si può toccare prima di febbraio»


Manovra: fiducia sul maxiemendamento. Caos al Senato, opposizioni all'attacco - LA DIRETTA

In commissione alla Camera il 27, in Aula il 28 e 29

Il governo pone la fiducia nell'Aula del Senato sul maxiemendamento alla manovra.  Ma è caos a Palazzo Madama: arriva nel tardi pomeriggio il via libera della commissione Bilancio, ma il testo è stato votato solo dalla maggioranza. Tutta l'opposizione ha abbandonato la commissione.  
Intanto è cominciato nell'Aula del Senato l'esame. Il ministro peri Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro ha accolto il parere della Commissione Bilancio. La presidente Elisabetta Alberti Casellati ha dichiarato il maxiemendamento ammissibile. 

Un via libera preceduto vivaci proteste: "Dateci un testo, vergogna, siete dei buffoni", hanno urlato i senatori delle opposizioni davanti all'ufficio del presidente della commissione Bilancio Daniele Pesco poco prima che ripresse l'esame del maxiemendamento. 

Natale, il panettone vince ancora la sfida con il pandoro

Cna, i dolci delle feste valgono 700 milioni


Sul trono c'è sempre lui, il panettone. Ma il titolo di sovrano assoluto dei dolci natalizi detenuto - da sempre - dal panettone comincia a traballare. E in un futuro non troppo lontano il più giovane sfidante pandoro potrebbe scalzarlo. Complice la tenuta delle specialità regionali che la rinnovata attenzione per i prodotti tipici locali mantiene robusta. A sancirlo un sondaggio su un campione rappresentativo nazionale di maggiorenni condotto da Swg per Cna (Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa) sulla sfida del Natale: panettone contro pandoro.

Il giro d'affari dei dolci generalmente associati al periodo natalizio quest'anno, stima la Cna, dovrebbe salire di poco più del 7% rispetto al 2017 e attestarsi intorno ai 700 milioni per valore economico. Il panettone, rileva il sondaggio, è scelto dal 50% degli uomini, contro il 33% che gusta più volentieri il pandoro e il 17% che preferisce un dolce locale.

Mentre l'ascesa del pandoro è trainata dalle consumatrici e dai più giovani. Tra le donne tuttavia prevale ancora il panettone, ma con il 43%, incalzato dal Pandoro al 41% e dai dolci di territorio al 16%. Inaspettatamente, nella geografia dei consumi, non è il Nord-Ovest (con Milano dov'è nato) il picco territoriale delle preferenze per il panettone: è il Centro. In quest'area il suo predominio è netto (tocca il 53% delle opzioni, contro il 35% del Pandoro e il 12% dei dolci locali), mentre nelle regioni del Nord-Ovest arriva al 51%, lasciando il pandoro al 35% e i dolci territoriali al 14%.

Parigi, gilet gialli in centinaia a Montmartre, chiudono negozi

Un automobilista è rimasto ucciso la notte scorsa in un incidente stradale provocato da un blocco

Centinaia di manifestanti con i gilet gialli sono comparsi - a sorpresa - a Parigi nel quartiere di Montmartre, su appello di uno dei leader del movimento, Eric Drouet. I negozi del quartiere, uno dei più turistici della capitale, hanno cominciato a chiudere le saracinesche. A Versailles, dove lo stesso Drouet aveva dato appuntamento su internet, nessun manifestante, tanto che le strade sono state riaperte. Polizia e blindati sono in allerta a Parigi ma anche a Lione, Tolosa, Orleans e in Bretagna.
Un automobilista è rimasto ucciso la notte scorsa in un incidente stradale provocato da un blocco dei gilet gialli a Perpignan nel sud-ovest. Si tratta della decima vittima dall'inizio della mobilitazione.

Costi della politica: sorpresa, la gestione alla Camera del M5S è superiore a quella della Boldrini

ROMA
Dieci milioni e quattrocentomila euro di risparmio per il bilancio Camera il prossimo anno, il progetto di bilancio approvato dall’ufficio di presidenza prevede una riduzione rispetto alla spesa 2018 - più alta per via delle elezioni - ma il dato singolare è che il costo di Montecitorio nell’era M5s risulta comunque superiore, anche se di poco, a quello dell’ultima “gestione Boldrini” del 2017. Le spese per la Camera, nel 2019, saranno di 958 milioni di euro, ma nel 2017 ci si era fermati a 950,4 milioni di euro.
Il calo delle spese è iniziato nel 2012, come ricorda il comunicato di Montecitorio ed è proseguito «costantemente con la sola eccezione del 2018, dovuta alle spese connesse con il passaggio di legislatura». Complessivamente, dal 2012 c’è stata «una riduzione di 150 milioni di euro, pari a circa il 13,5%». Inoltre, «in ciascuno degli anni del triennio 2019-2021 il totale dell’entrata risulterà superiore al totale della spesa, confermando la condizione di equilibrio del bilancio».
La Camera dei deputati sottolinea poi che «la spesa di funzionamento, al netto degli oneri previdenziali, nel 2019 sarà pari a 547 milioni di euro e segnerà, rispetto al 2018, una riduzione di 10,8 milioni di euro. Anche nei due anni successivi si evidenzia una riduzione della spesa di funzionamento pari, nel 2020 rispetto al 2019, a 3,6 milioni di euro e, nel 2021 rispetto al 2020, a oltre 7 milioni di euro».
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Partiti, la crisi di cassa: le donazioni sono un disastro e i tesseramenti in calo. Ossigeno solo da gruppi parlamentari