Alessandria - Alla fine la strada da prendere è stata decisa, d’altronde non c’erano molte alternative se non quella drastica di chiudere tutto e portare le chiavi al Prefetto. La Provincia voterà così giovedì un bilancio (è ancora il «preventivo 2018», figurarsi) in disequilibrio: prima tocca al consiglio, poi all’assemblea dei sindaci convocata alle 18 al castello di Marengo. Il parere di quest’ultima è obbligatorio, ma non vincolante: significa che non comporta responsabilità giuridico-amministrative. Certo se non si raggiungesse il quorum di presenti sarebbe un ulteriore problema.
Al pareggio mancano 10,7 milioni. «Un disequilibrio indotto» ci tengono a precisare a Palazzo Ghilini. Insomma quei soldi lo Stato li ha tagliati dalle fonti di finanziamento dell’ente provinciale, uno fra quelli che secondo Renzi dovevano essere aboliti dal referendum. Invece no. Li hanno lasciati vivere, ma continuando a drenare soldi senza togliere le spese per competenze come strade, scuole o tutela ambientale. Mica bruscolini. Oddio, non è che la Provincia nei tempi delle vacche grasse sia stata particolarmente virtuosa, ma da alcuni anni almeno ha cercato di tagliare ogni spreco. L’anno scorso i conti sono stati chiusi grazie anche alla vendita dell’ala di Palazzo Ghilini che ospita la Prefettura. E ora?
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