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venerdì 22 febbraio 2019

Corpus demoni


«Anch’io in seminario vittima degli abusi dei preti»: la rivelazione choc di don Vinicio Albanesi scuote il Sinodo mondiale sulla piaga della pedofilia nella Chiesa. Le accuse delle vittime: violenze sessuali, botte e aborti. Il papa striglia i porporati: «Ora atti concreti in difesa dei minori»

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Lotta agli abusi. Il Papa: «Non semplici condanne, servono misure concrete»




Formigoni condannato a 5 anni e 10 mesi in Cassazione. L'ex governatore va in carcere

Leggero sconto di pena per prescrizione per l'ex presidente della Lombardia accusato di corruzione nel processo Maugeri-San Raffaele. Atteso domani l'ordine di esecuzione della pena

L'ex governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, è stato condannato a 5 anni e 10 mesi in via definitiva per corruzione. Processato per il crac delle fondazioni Maugeri e San Raffaele, andrà in carcere. 
Non appena verrà trasmesso il dispositivo della sentenza della Cassazione, il sostituto pg Antonio Lamanna, titolare del fascicolo, emetterà l'ordine di esecuzione della pena. Ordine che verrà immediatamente eseguito a meno che, come probabile, Formigoni non si costituisca spontaneamente. 
Il verdetto è arrivato dopo poco più di tre ore di camera di consiglio e la dura requisitoria del procuratore generale della Cassazione Luigi Birritteri, che ha sottolineato l' "imponente baratto corruttivo" che ha visto Formigoni tra i protagonisti.
Per il 'Celeste' il pg aveva chiesto la "massima pena" e cioè la conferma della condanna a 7 anni e 6 mesi, oltre all'interdizione perpetua dai pubblici uffici. La Cassazione ha confermato la condanna, ma con uno sconto, dovuto agli effetti della prescrizione.
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giovedì 21 febbraio 2019

Reddito di cittadinanza, la discriminazione nei confronti degli extracomunitari adesso diventa legale

Grazie a un emendamento approvato ieri in Senato per molti poveri di origine straniera sarà impossibile ottenere il reddito di cittadinanza: Lega e Cinque Stelle hanno stabilito che per gli stranieri extracomunitari non basterà l’Isee (l’indicatore della situazione economica) a dimostrare lo stato di bisogno, ma servirà anche una certificazione di reddito e patrimonio del nucleo familiare rilasciata dallo Stato di appartenenza, tradotta in italiano e “legalizzata dall’autorità consolare italiana”. Sono esentati i rifugiati politici e chi proviene da Paesi dai quali non si può ottenere la certificazione, ma per gli altri questa modifica alla legge sul reddito introduce una barriera che rischia di essere insormontabile. E che può avere conseguenze serie su tutto il welfare che ricevono gli immigrati in Italia.

Nell’autunno scorso ha suscitato grande scandalo il caso del Comune di Lodi. Nell’estate del 2017 la sindaca della Lega Sara Casanova ha emanato una delibera per modificare i requisiti per accedere alle tariffe agevolate per le mense scolastiche e i bus: ai genitori extracomunitari veniva richiesto di presentare, oltre all’Isee, anche una documentazione che attestasse la condizione economica nel Paese di origine, per verificare che fossero davvero bisognosi anche in patria. Circa 200 famiglie straniere non sono riuscite a presentare i documenti e i loro figli sono stati esclusi dai benefici. Due associazioni di tutela dei diritti dei migranti, Naga e Asgi, hanno portato in tribunale a Milano il Comune di Lodi. Il giudice Nicola Di Plotti si è pronunciato, ha stabilito che c’era una “discriminazione diretta” nei confronti delle famiglie con genitori extracomunitari. Ma la motivazione di quella sentenza potrebbe essere ora superata dagli eventi: “Non esistono principi ricavabili da norme di rango primario che consentano al Comune di introdurre, attraverso lo strumento del Regolamento, diverse modalità di accesso alle prestazioni sociali agevolate, con particolare riferimento alla previsione di specifiche e più gravose procedure poste a carico dei cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea”.

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Foligno, ‘guardate quanto è brutto’: bambino nero discriminato dal maestro. Che dice: ‘Esperimento’. Miur: ‘Sospeso’

La preside della scuola elementare a ilfattoquotidiano.it: "Progetto ufficiale? Il piano dell’offerta formativa è pubblicato sul sito". Dove non compare nulla circa quello che il docente accusato definisce "esperimento sociale". Il ministero dell'Istruzione: "Il docente sarà sospeso in via cautelare". Il procedimento disciplinare sarà avviato dall'Ufficio scolastico regionale

“Ma che brutto che è questo bambino nero! Bambini, non trovate anche voi che sia proprio brutto? Girati, così non ti devo guardare“. Sarebbero queste le parole usate da un maestro del terzo circolo di Foligno nei confronti di un alunno di colore. Una frase che non è caduta nel vuoto ma che è finita prima nelle mani dei genitori poi sul tavolo della dirigente scolastica Ortenzia Marconi, dell’ufficio scolastico regionale e dello stesso ministro che nella stessa giornata di oggi è intervenuto dalla sua pagina Facebook: “Sul caso di Foligno ho immediatamente attivato l’ufficio scolastico regionale dell’Umbria per effettuare le opportune verifiche. Saremmo di fronte ad un fatto gravissimo. Da condannare”. La vicenda avvenuta nei giorni scorsi nel plesso di Monte Cervino sarebbe, a detta dell’insegnante, assunto con un contratto a tempo determinato, un “esperimento sociale” ma in nessun documento ufficiale della scuola vi è alcun progetto di questo genere. A far scoppiare il caso sarebbe stato proprio un genitore che avrebbe postato (e poi rimosso) su Facebook quanto riportato dai bambini, raccontando che il maestro avrebbe costretto il bambino africano a guardare un segno tracciato sulla finestra senza voltarsi.

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Diciotti, i migranti fanno causa Chiesti i danni a Conte e Salvini

Richiesta presentata al tribunale civile di Roma. Il ministro: al massimo un Bacio Perugina

ROMA - Alcuni migranti che erano a bordo della nave 'Diciotti' hanno presentato un ricorso al tribunale civile di Roma per chiedere al governo italiano un risarcimento per essere stati costretti a rimanere a bordo diversi giorni. Secondo quanto si apprende da fonti del Viminale, il ricorso è stato presentato da uno studio legale a nome di 41 migranti, tra cui un minore, che erano a bordo della nave e che ora chiedono al premier Giuseppe Conte e al ministro dell'Interno Matteo Salvini un risarcimento tra i 42mila e i 71mila euro. Dei 41 migranti che si sono rivolti allo studio legale, dicono ancora le fonti del Viminale, 16 risultano essere nati l'1 gennaio. Dopo esser scesi dalla Diciotti, gli stranieri si erano poi rifugiati presso le strutture di Baobab Experience.

"Permettetemi di rispondere con una grassa risata, tutti nati il primo gennaio, tutti scomparsi, non prendessero in giro gli italiani, la pacchia è finita, i barconi non arrivano più, al massimo gli mandiamo un Bacio Perugina"


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Siria, 'pronto blitz finale contro Isis'

Fonti militari curde, 'aspettiamo solo il segnale'


Le forze curdo-siriane che circondano il campo di tende allestito dagli ultimi irriducibili miliziani dell'Isis sono in attesa del segnale per entrare in azione ed "eliminare gli ultimi combattenti rimasti": lo affermano all'ANSA fonti militari curde sul terreno.
"Ma si sta ancora tentando di far uscire quanti più possibili civili dal campo", allestito nella pianura di Baghuz, tra il fiume Eufrate e il confine iracheno.    
Media, ucciso jihadista francese 'voce' Isis - Il jihadista francese Fabien Clain è stato ucciso in Siria da un raid della coalizione internazionale e il fratello Jean-Michel è rimasto gravemente ferito: è quanto rivela oggi France Info. Fabien Clain è stato colpito da un bombardamento aereo a Baghuz, ultimo bastione dell'Isis.
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In cambio del salvataggio Salvini cede sulla Tav: opera da ridiscutere

Non a caso, l'accordo sulla Tav arriva subito dopo il salvataggio per la Diciotti. E Salvini magicamente cambia idea


Io do una cosa a te (il salvataggio dal processo) e tu dai una cosa a me (un modo per rinviare sine die la Tav e salvare un briciolo del programma grillino).
Risultato: la Tav va ridiscussa. È quanto prevede la mozione di maggioranza a firma M5s-Lega che sarà presentata giovedì alla Camera. Il governatore del Piemonte sostenitore della tratta Torino-Lione commenta critico: "Questo vuol dire una sola cosa: se la maggioranza approverà questa mozione, sarà come mettere una pietra tombale sulla Tav". E attacca: "La Lega svela il suo vero volto non a caso dopo il salvataggio del ministro dell'Interno da parte del M5s".
"Alla luce delle dichiarazioni di ieri del rappresentante dell'Ue che chiedeva di fare in fretta nell'avvio dei bandi, questo vuol dire una sola cosa: se la maggioranza approverà questa mozione, sarà come mettere una pietra tombale sulla Torino-Lione - rincara il governatore piemontese -. Se dovesse avvenire, interpellerò subito il Consiglio regionale perché attivi la procedura della consultazione popolare, in modo che i piemontesi possano dire forte e chiaro cosa pensano della Tav e del loro futuro".
Si temporeggia in attesa della decisione del governo - La mozione del M5S e della Lega, firmata dai capigruppo Francesco D'Uva e Riccardo Molinari, impegna il governo "a ridiscutere integralmente il progetto della linea Torino-Lione, nell'applicazione dell'accordo Italia-Francia". 


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Sulla Tav ministri ai ferri corti, la Lega chiede chiarezza

Carrega Ligure: ci sono i fondi per recuperare il mulino di Magioncalda.

Il Comune ha ottenuto i soldi dal Gal Giarolo per avviare l'intervento voluto dai ragazzi del consorzio montano

I ragazzi del consorzio montano di Magioncalda ce l’hanno fatta. Hanno trovato i fondi per riattivare il  loro mulino ad acqua situato nella piccola frazione di Carrega Ligure. Il mulino, che è di proprietà comunale, un tempo veniva usato per macinare grano e castagne,  ma non è più in uso da decenni. Il Comune lo scorso anno aveva firmato una convenzione con il consorzio montano e le Aree protette dell’Appennino Piemontese, gestore del sito di importanza comunitaria “Massiccio dell’Antola, Monte Carmo, Monte Legnà”, all’interno del quale si trova Magioncalda, allo scopo di trovare i fondi per il mulino. Il progetto era stato presentato al Gruppo di azione locale (Gal) Giarolo Leadernell’ambito dei finanziamenti previsti per il recupero e la valorizzazione di beni e manufatti inseriti nella rete di itinerari all’interno del prodotto turistico “Le terre di Libarna e Coppi”. Ora sono arrivati circa 40 mila euro.

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“Ci fidavamo dei medici. Ora vogliamo la verità sulla morte di Giacinto”

Inchiesta sul neonato deceduto dopo la visita al Pronto soccorso a Torino

TORINO
Ora, al primo piano di quell’appartamento al civico 49 di via Feletto, rimane solo il dolore. E, in un angolo, c’è un passeggino vuoto. Fatna e Said l’avevano preso per Giacinto, ma il piccolo è morto prima di poterci salire, a soli venti giorni. In ospedale gli avevano diagnosticato una rinite, prima che le sue condizioni precipitassero. Invece era una broncopolmonite, che gli ha provocato un’insufficienza respiratoria. «Vogliamo giustizia» dicono, assistiti dall’avvocato Enzo Pellegrin. Su quanto è accaduto nei giorni scorsi, tra il 30 gennaio e il 2 febbraio, la procura ha aperto un fascicolo, al momento a carico di ignoti, per omicidio colposo.
Tre settimane
Fatna e Said chiedono risposte, vogliono trovare una spiegazione alla tragedia improvvisa che ha sconvolto la loro famiglia. Per salvare il loro figlio «sarebbero andati in capo al mondo» e ora che non c’è più vogliono capire il perché. Il bambino, di appena tre settimane, tossiva, sveniva, rifiutava il latte, vomitava. Visitato all’Ospedale Maria Vittoria, è stato dimesso con la diagnosi di una semplice infezione alle vie aree, curabile con «un po’ di aerosol, pasti frequenti e frazionati». Ma, tornato a casa, dopo 48 ore ha smesso di respirare. L’autopsia parla di broncopolmonite «ab ingestis», provocata da un virus entrato nei bronchi assieme a una piccola quantità di latte andato «di traverso». 
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Scritte razziste sulla casa di un ragazzo adottato. La madre: 'Anche colpa di Salvini'

"Ammazza al negar", ammazza il negro: è questa la scritta minacciosa, seguita da una svastica, apparsa sul muro della casa


"Ammazza al negar", ammazza il negro: è questa la scritta minacciosa, seguita da una svastica, apparsa sul muro di casa di una coppia che ha adottato un ragazzo africano, a Melegnano, nel Milanese.
L'episodio è stato scoperto lo scorso lunedì mattina (ma è emerso oggi) quando i due, un educatore e la sua compagna, hanno trovato la scritta sul muro perimetrale di casa. Non si tratta inoltre del primo episodio in quanto una scritta analoga ("Pagate per questi negri di m...") era già apparsa sempre sul muro di casa della famiglia, che ospita da due anni, e infine ha adottato, un 22enne senegalese.
La coppia poi ha sporto denuncia nella caserma di Melegnano, e delle indagini si occupano i carabinieri della Compagnia di S.Donato Milanese e della Procura della Repubblica di Lodi.
"Quello che sta accadendo in tanti casi oggi in Italia è amplificato anche da politici come Salvini": ha detto Angela Bedoni, mamma di Bakary. "Questo episodio è il primo del genere nella vita di mio figlio, ma forse perché clima di oggi non è il clima che si respirava tre anni fa. Il problema è che l'immigrazione non è un problema", ha aggiunto.
La replica del ministro:  "Io rispetto il dolore di una mamma, abbraccio suo figlio e condanno ogni forma di razzismo. E la signora rispetti la richiesta di sicurezza e legalità che arriva dagli italiani, che io concretizzo come ministro.
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Maxi-incendio in Bangladesh, 78 morti

Altre 50 persone sono rimaste ferite, rogo non ancora domato


E' salito ad almeno 78 vittime e decine di feriti il bilancio dell'incendio che ha colpito un distretto storico della capitale del Bangladesh, Dacca. Lo riferisce la Bbc, secondo la quale le fiamme si sono propagate in un edificio residenziale dove c'era un deposito di sostanze chimiche infiammabili. Da lì l'incendio è passato rapidamente agli edifici vicini.
Tra le vittime, ci sarebbero anche le partecipanti a una festa di addio al nubilato e gli avventori di un ristorante. I vigili del fuoco hanno faticato a spegnere l'incendio, ostacolati dalle strette viuzze e dalla mancanza di fonti d'acqua.
Molte delle persone sono rimaste intrappolate nei palazzi, come riferiscono fonti ufficiali locali che parlando di una "situazione davvero difficile". 
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Addii e espulsioni: dopo il Salva-Salvini i grillini perdono pezzi e consensi

Il voto su Rousseau ha spaccato la base grillina e sembra che i vertici non riescano più a tenere insieme ai pezzi: è l'inizio della fine?


Da una parte le solite spine nel fianco, come la Nugnes, che ha già dichiarato che andrà contro il parere della Giunta e voterà per processare Matteo Salvini, sancendo di fatto la sua espulsione dal Movimento. Dall’altra i ‘tentennanti’ come Elena Fattori, che dopo aver dichiarato che Rousseau dovrebbe diventare pubblica, è in un’area grigia che potrebbe portarla a votare anche lei a favore.


E poi in Sicilia c’è Forello, ex candidato sindaco di Palermo, che chiama a raccolta tutti gli insoddisfatti e preme per una nuova leadership o, meglio, per una linea di opposizione a Luigi Di Maio. Si è appellato anche alla Raggi e all’Appendino, che ha pure i suoi problemi dato che due consiglieri, Maura Paoli e Daniela Albano, accusano il Movimento di aver cambiato pelle, di non essere piu' quello a cui hanno dedicato dieci anni di vita sottraendo tempo ai figli. E minacciano un addio che ridurrebbe i numeri della prima cittadina, costringendola ad una battaglia quotidiana in Consiglio comunale.


Insomma, il voto su Rousseau si sta rivelando il boomerang che prometteva di essere e non è affatto chiaro cosa si aspettasse Luigi Di Maio e tutto il codazzo che gli va dietro: la base del Movimento risulta inevitabilmente spaccata in due, ma anziché prenderne atto, i leader a cinque stelle ne sbagliano una dietro l’altra: Di Maio annulla le sue visite elettorali in Sardegna, lasciando campo libero a Salvini che invece sta battendo l’isola palmo a palmo; e poi, anziché cercare di compattare chi è rimasto, i cinque stelle rispondono alle insubordinazioni e ai malesseri con espulsioni e minacce, dandosi la zappa sui piedi.

Dopo Salvini salvano i fascisti: Casapound non si sgombera

Lettera del ministro Tria al Comune sull'immobile occupato in via Napoleone III. "Palazzo stabile e pulito, non è priorità per prefettura e demanio"


Mentre sgomberano la baraccopoli della ex pista di Borgo Mezzanone, in provincia di Foggia, il 'ghetto' occupato dai migranti - vicino al centro di accoglienza richiedenti asilo (Cara) arriva una lettera firmata dal capo di gabinetto del ministero dell'Economia che è una doccia gelata per il Campidoglio: l'edificio romano occupato da Casapound non si sgombera. Continuano a prendersela con i poveracci ma difendono i fascisti. 
Come spiega Repubblica.it: "Arrivata ieri sulla scrivania della sindaca Virginia Raggi, la nota del dicastero guidato da Giovanni Tria imbriglia una delle ( poche) battaglie sostenute assieme da M5S e Pd in consiglio comunale: la sede di via Napoleone III, pieno Esquilino, non verrà sgomberata". 
Il Mef, di fatto fa propria la linea del vicepremier leghista e ministro dell'Interno Matteo Salvini sul caso dell'immobile preso dalle 'tartarughe frecciate' dal 27 dicembre 2003 e da quel momento in poi mai liberato. 
Prima di rispondere alla prima cittadina grillina, che si era messa in moto su richiesta dell'Assemblea capitolina, il ministero ha bussato prima all'Agenzia del Demanio e poi in prefettura. E da entrambi gli enti ha ricevuto la medesima risposta: la sede di CasaPound non è tra le priorità, non è tra i primi palazzi da sgomberare nella lunghissima lista di quelli occupati nella capitale.
Prima ci sono i 22 per cui ci sono sentenze o ordinanze del tribunale che impongono il rilascio e minacciano di costare condanne milionarie al Viminale in caso di mancata esecuzione. Su via Napoleone III, invece, la giustizia si è dovuta arrendere davanti alla trasandatezza della pubblica amministrazione: nel 2003 nessuno dirigente del Miur, il ministero a cui il Demanio aveva affidato il palazzo, firmò la querela necessaria per avviare il processo per occupazione abusiva.


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Casapound, il ministero dell’Economia risponde a Raggi: “Il palazzo occupato non sarà sgomberato”


mercoledì 20 febbraio 2019

Le Maire: "La recessione dell'Italia è una minaccia per la Francia"

"Parliamo tanto di Brexit ma non abbastanza della recessione in Italia"


La recessione economica in Italia rappresenta una minaccia per la Francia. Lo ha indicato il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire. "Non bisogna sottovalutare l'impatto della recessione in Italia. Parliamo tanto di Brexit ma non abbastanza della recessione in Italia, che avrà un impatto significativo sulla crescita nell'Eurozona e potrà pesare sulla Francia perché è uno dei nostri principali partner commerciali", ha detto Le Maire in una intervista a Bloomberg.

Uso smartphone e cellulare alla guida: "Ritiro immediato patente a prima violazione"

Uso smartphone e cellulare alla guida: "Ritiro immediato patente a prima violazione"
È la nuova richiesta della Polizia stradale: ed è più che giusto
Uso smartphone e cellulare alla guida: "Ritiro immediato patente a prima violazione"
Le sanzioni attuali, peraltro già aspre, non bastano? Lo smartphone resta, secondo la Polstrada, la principale causa di incidenti. Guidare e allo stesso tempo "smanettare" con il cellulare è ovviamente un gesto sconsiderato. 
Oggi Santo Puccia, Primo dirigente della Polizia stradale, ascoltato in commissione Trasporti alla Camera, chiede "una modifica normativa che consenta il ritiro della patente alla prima violazione". La richiesta arriva quindi direttamente della Polizia stradale, il reparto della Polizia di Stato italiana con il compito di svolgere attività circa la viabilità. 

Smartphone alla guida: "Ritiro patente a prima violazione"

"Ora la sospensione è prevista solo in caso di recidiva - ha ricordato Puccia - il che si è dimostrato poco efficace come deterrenza".   Sul fronte dell'uso scorretto di smartphone mentre si è alla guida, "l'incremento delle violazioni è continuo e costante: lo sforzo nel contrasto e' fortissimo, ma si tratta di un elemento di trasgressione diffusissimo e difficile da contenere. Riteniamo che lo 'spauracchio' del ritiro della patente alla prima violazione potrebbe funzionare come deterrente, e ingenerare quell'effetto virtuoso ottenuto a suo tempo con la patente a punti".

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Reddito di cittadinanza, super lavoro per i vigili: nel mirino divorzi e cambi di residenza

Reddito di cittadinanza, controlli vigili urbani su divorzi e cambi di residenza | Ultime notizie
Accordo M5s-Lega contro le separazioni richieste per beneficiare del sussidio: ci saranno scrupolosi controlli. Il decretone però perde pezzi. Navigator, è tutto in alto mare


Reddito di cittadinanza, controlli vigili urbani su divorzi e cambi di residenza | Ultime notizie
Ha preso il via in commissione Lavoro del Senato la maratona di votazioni sul decretone con il reddito di cittadinanza e quota 100. L'esame andrà avanti per tutta la settimana con un calendario serrato per consentire l'approdo in Aula lunedì 25. C'è l'accordo M5s-Lega sugli emendamenti. Il decretone però perde due pezzi: niente sconti per  famiglie che assumono colf e badanti; e niente agevolazioni fiscali per chi, dall’estero, si trasferisce a vivere nelle regioni meridionali. Mancano le coperture.
Reddito di cittadinanza, controlli vigili urbani su divorzi e cambi di residenza | Ultime notizie

Reddito di cittadinanza: Lega chiede più controlli

La Lega chiede più controlli, i 5 Stelle preservano la 'struttura' del reddito di cittadinanza consentendo 'ritocchi' solo marginali. Questa, in estrema sintesi, la conclusione del vertice a Palazzo Chigi, che finisce in una 'fumata bianca' sul cosiddetto decretone, ovvero il provvedimento contenente rdc e quota 100 che aveva subito diversi stop al Senato.

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L’offerta di Salvini a Di Maio: “Alleati anche nel gruppo Ue”

Dopo il no al processo per il caso Diciotti, il leader leghista prepara l’offerta per il Parlamento europeo: sovranisti uniti a Strasburgo. Per il Movimento la possibilità di evitare l’isolamento ma anche rischi di nuove divisioni

Roma, la protesta dei "delusi" del M5s contro Grillo

(LaPresse) Protesta dei "delusi" del Movimento Cinque Stelle contro Beppe Grillo fuori dal teatro Brancaccio a Roma, poco prima dello spettacolo del comico. Un gruppo di attivisti ha mostrato cartelli con scritte equivoche contro il garante del movimento: "Grillo vaffa", o ancora "Grillo traditore, volevi silenziarci". Motivo della protesta il voto sull’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini per il caso Diciotti. "Siamo venuti qui a protestare nei confronti di Grillo perché ci ha tradito, noi abbiamo creduto in lui e lui ci ha tradito".





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Truffa dei diamanti: indagati cinque istituti di credito

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martedì 19 febbraio 2019

Valanga a Crans-Montana in Svizzera: si cercano gli sciatori travolti dalla neve

Nel pomeriggio del 19 febbraio 2019 alcune persone sono rimaste sepolte dalla neve a seguito di una valanga che ha colpito la stazione sciistica svizzera di Crans-Montana.
L’incidente si è verificato nella zona della Plaine-Morte. Sul posto sono già all’opera i servizi di soccorso, secondo quanto riferito dalla polizia cantonale.
Diversi sciatori sono rimasti coinvolti e i soccorritori sono entrati in azione per cercare sopravvissuti. Non si sa ancora con precisione quante persone si trovassero sulla pista nel momento in cui si è verificata la valanga.
Le autorità parlano solo di “diverse persone” coinvolte nell’incidente e hanno detto che forniranno ulteriori informazioni nel corso della giornata con l’avanzare delle operazioni di soccorso.
Crans-Montana è una località sciistica molto nota sulle Alpi svizzere del Canton vallese, nel distretto di Sierre.

Voto su Salvini, Travaglio: “Dalle stelle alle stalle. Il vero M5s non esiste più”

Duro editoriale del direttore del Fatto Quotidiano


“Siccome qualcuno aveva evocato il primo referendum processuale della storia, quello indetto da Ponzio Pilato fra Gesù e Barabba, possiamo tranquillamente dire che qui mancava Gesù. Ma ha rivinto Barabba”.

Il giorno dopo la votazione degli iscritti M5s sulla piattaforma Rousseau, che ha sancito il no all’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini per il caso Diciotti, Marco Travaglio si scaglia contro i pentastellati.

“Quando si chiede al ‘popolo’di pronunciarsi non su questioni di principio, ma su casi penali dei quali non sa nulla, la risposta che arriva di solito è sbagliata – scrive il direttore del Fatto – E quella data ieri dalla maggioranza degli iscritti 5Stelle non è solo sbagliatissima: è suicida. La stessa, peraltro, che auspicavano i vertici, terrorizzati dalla reazione di Salvini, cioè dalle ripercussioni sul governo e dunque sulle proprie poltrone”.


Per Travaglio, quanto accaduto ieri segna un punto di rottura storico: il Movimento Cinque Stelle non è più quello delle origini, è stato infettato dal “virus del berlusconismo”


Il direttore del Fatto se la prende anche con la modalità con cui è stato presentato il quesito: “Certo, qualcuno avrebbe votato diversamente se il caso Diciotti fosse stato presentato sul blog in maniera corretta e veritiera, e non nel modo menzognero e truffaldino studiato apposta per subornare gli iscritti”.
Per Travaglio, comunque, il virus ormai ha infettato anche la base del Movimento, ed è questo il problema principale.