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sabato 24 aprile 2010

Bongiorno: non ce ne andiamo. Non rappresento il modello di donna tipica del premier

ROMA — Giulia Bongiorno, Berlusconi l'ha chiamata in causa di persona, in quanto presidente della Commissione Giustizia della Camera. Lei finora ha sempre taciuto.

«A dire il vero, succede da mesi. Ogni volta che vado a Palazzo Grazioli a parlare di giustizia, il giorno dopo leggo sui giornali che Berlusconi avrebbe detto: "Levatemela di torno". Frasi come frecce dalla foresta. Ora leggo che la seconda delle condizioni che Berlusconi aveva posto a Fini, dopo il "basta con il controcanto", era appunto il "basta con i giudizi critici della Bongiorno". L'avvocato Coppi è rimasto senza fiato: "Davvero ti hanno chiesto di non dare più giudizi critici?".

E lei cos'ha risposto?
«Io non so se essere più sorpresa o amareggiata. Contraddicevo Andreotti, che pure mi considera una specie di figlia. Basta un'obiezione tecnica a Berlusconi per sentirsi dire "levatemela dai piedi"».

Perché lei non piace a Berlusconi? Non corrisponde alla sua idea di donna? O alla sua idea di riforma della giustizia?
«Di sicuro non corrispondo alla sua idea di donna. In tema di giustizia, condivido gli stessi obiettivi di Berlusconi: la riduzione delle intercettazioni, la separazione delle carriere, il nuovo modo di eleggere il Csm. Semplicemente, ho proposto e propongo un diverso percorso per arrivarci».

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