Venduti centinaia di ettari, soprattutto nell’Ovadese, anche a Veneto e Lombardia
Alessandria
Alessandria perde vigneti, un’emorragia così consistente da farle
conquistare il triste primato, in Piemonte, di provincia che più si è
impoverita:
738 ettari sono stati trasferiti, dopo
l’entrata in vigore, il 1° gennaio, del decreto sul nuovo sistema di
autorizzazioni per gli impianti viticoli. È una quantità enorme,
che equivale a circa 1060 campi da calcio. Di questi, 400 sono finiti
fuori dalla regione, in particolare in Lombardia e in Veneto dove
verranno riconvertiti in prosecco, 338 sono rimasti invece all’interno
del Piemonte e
se li sono «aggiudicati» le Langhe,
una delle aree più vocate per il vino e più organizzata e «forte»,
grazie a una situazione ormai da anni favorevole.
In provincia chi ci ha perso di più è l
’Ovadese: qui la fuga dei diritti di reimpianto è stata davvero ingente, meno evidente invece nel
Gaviese e nella zona di
Acqui Terme,
i due territori che hanno resistito di più. In pratica, con il nuovo
sistema la compra-vendita dei diritti (per poter impiantare vigneti
servono le autorizzazioni) è stata bloccata. Lo resterà fino al 2030.
È uno strumento voluto dall’Europa per mantenere in equilibrio domanda e offerta.
Ma la maggior parte dei produttori alessandrini ha preferito venderli
i diritti, piuttosto che acquistarli. Perché? Lo spiega bene
Italo Danielli, presidente del Consorzio di tutela e promozione dell’Ovada Docg
e vicepresidente provinciale Cia: «Il primo
motivo è la mancanza di reddito soprattutto per chi vende uve, poi c’è
la difficoltà a difendersi dai danni provocati dagli ungulati, e infine
una terza ragione è da attribuire allo scarso ricambio generazionale».
Continua
qui