Walter Cucinieri, padre di Igino, contro la circolare della Giunta regionale abruzzese che prevede che il richiedente assistenza risponda alle domande del "profilo di assertività di Gillan". "Ma non capite che mio figlio non potrà mai compilarlo? Vivete una giornata con un disabile anziché fare modificare norme di cui sapete poco"
Igino, suo figlio, è un disabile gravissimo,
cerebroleso dalla nascita, in
stato vegetativo. Eppure per avere diritto, quest’anno, al
sostegno economico previsto da una legge regionale del 2012, la
Regione Abruzzo gli ha consegnato un nuovo modulo sperimentale di valutazione della sua autosufficienza. Per stabilire se questo ragazzo di
Vasto
sia ancora veramente incapace di badare a se stesso, dovrebbe
rispondere, e di suo pugno, al test adottato dall’ente regionale, il
cosiddetto “profilo di assertività di
Gillan“.
Costretto a barrare quadratini da 1 a 4 di intensità ad affermazioni di
questo tipo: “Ho facilità a prendermi carico di qualsiasi
situazione“, “non ho nessuna
difficoltà a fissare a lungo una persona negli occhi”, “quando mi sento
nervoso, mi strofino le mani”, “per farmi strada nella vita, non uso né il
sarcasmo né l’ironia”, e “sono tenace e in genere raggiungo i miei obiettivi, costi quel che costi”.
Ma quando la commissione
Asl incaricata ha provato a ritirare i risultati del “quiz”,
Walter Cucinieri, padre di Igino, ha denunciato all’opinione pubblica l’accaduto, e non soltanto a quella. “Sto preparando un
esposto
che consegnerò alla Procura della Repubblica della mia città – racconta
-. Anche perché continuano a verificarsi svariati altri casi analoghi
che però non vengono a galla. Io e mia moglie siamo arrabbiatissimi,
perché con questi
esperimenti di valutazione giocano
con l’esistenza di interi nuclei familiari e non capiscono che,
prendendoci cura noi stessi dei nostri cari, facciamo risparmiare loro
tanto
denaro. Noi chiediamo 50 euro al giorno, appena un sesto di quanto costerebbe
assisterli se a pensarci fosse direttamente lo
Stato“
.
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