Pagine

mercoledì 9 maggio 2018

Abruzzo, la denuncia: “Mio figlio in stato vegetativo deve compilare un test per ottenere il sostegno economico”

Walter Cucinieri, padre di Igino, contro la circolare della Giunta regionale abruzzese che prevede che il richiedente assistenza risponda alle domande del "profilo di assertività di Gillan". "Ma non capite che mio figlio non potrà mai compilarlo? Vivete una giornata con un disabile anziché fare modificare norme di cui sapete poco"


Igino, suo figlio, è un disabile gravissimo, cerebroleso dalla nascita, in stato vegetativo. Eppure per avere diritto, quest’anno, al sostegno economico previsto da una legge regionale del 2012, la Regione Abruzzo gli ha consegnato un nuovo modulo sperimentale di valutazione della sua autosufficienza. Per stabilire se questo ragazzo di Vasto sia ancora veramente incapace di badare a se stesso, dovrebbe rispondere, e di suo pugno, al test adottato dall’ente regionale, il cosiddetto “profilo di assertività di Gillan“. Costretto a barrare quadratini da 1 a 4 di intensità ad affermazioni di questo tipo: “Ho facilità a prendermi carico di qualsiasi situazione“, “non ho nessuna difficoltà a fissare a lungo una persona negli occhi”, “quando mi sento nervoso, mi strofino le mani”, “per farmi strada nella vita, non uso né il sarcasmo né l’ironia”, e “sono tenace e in genere raggiungo i miei obiettivi, costi quel che costi”.

Ma quando la commissione Asl incaricata ha provato a ritirare i risultati del “quiz”, Walter Cucinieri, padre di Igino, ha denunciato all’opinione pubblica l’accaduto, e non soltanto a quella. “Sto preparando un esposto che consegnerò alla Procura della Repubblica della mia città – racconta -. Anche perché continuano a verificarsi svariati altri casi analoghi che però non vengono a galla. Io e mia moglie siamo arrabbiatissimi, perché con questi esperimenti di valutazione giocano con l’esistenza di interi nuclei familiari e non capiscono che, prendendoci cura noi stessi dei nostri cari, facciamo risparmiare loro tanto denaro. Noi chiediamo 50 euro al giorno, appena un sesto di quanto costerebbe assisterli se a pensarci fosse direttamente lo Stato.

Continua qui

Nessun commento:

Posta un commento