L'appuntato Riccardo Casamassima è uno dei militari che ha fatto riaprire
l'inchiesta sulla morte del geometra romano. "Le più alte cariche dello
Stato dissero: chi sa parli. Io ho parlato ma sono diventato carne da
macello", dice al fattoquotidiano.it denunciando di aver ricevuto
pressioni. Da due anni, infatti, è in servizio nello stesso reparto dove
lavora uno degli imputati da lui accusato. "Il 15 maggio - dice - devo
andare a testimoniare in aula ma non mi sento tutelato: Sto valutando
cosa fare"
Ha denunciato i suoi colleghi: sulla morte di Stefano Cucchi sapevano più di quello che avevano detto. È andato dal pubblico ministero e ha messo a verbale i commenti ascoltati in caserma subito dopo l’arresto del geometra romano. Ma adesso che dovrà andare in aula a confermare le sue accuse, l’appuntato scelto Riccardo Casamassima ha paura. Il motivo? “Le pressioni non mancano e io non mi sento tutelato“,
dice il carabiniere che da due anni lavora nello stesso reparto in cui
presta servizio anche uno dei militari finito a processo a causa delle
sue parole. “Su Cucchi tutte le più alte cariche dello Stato hanno
detto: chi sa deve parlare. Noi abbiamo parlato ma siamo diventati carne da macello“, si sfoga con ilfattoquotidiano.it Casamassima, che ha visto cambiare la sua vita il 30 giugno del 2015. Quel giorno va a sedersi davanti a Giovanni Musarò, il pm che coordina l’indagine bis sul ragazzo morto il 22 ottobre del 2009 all’ospedale Sandro Pertini di Roma. Il magistrato voleva sapere quello che Casamassima aveva già raccontato a Fabio Anselmo, l’avvocato della famiglia Cucchi.
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