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domenica 4 agosto 2019

Allarme caldo, la Groenlandia si scioglie

Perdita record di ghiaccio, 10 miliardi di tonnellate in un giorno, per le temperature torride

L'ondata di caldo eccezionale che ha investito il Nord Europa non ha risparmiato nemmeno la Groenlandia, accelerando lo scioglimento del ghiaccio nella più grande isola del mondo, in piena zona artica: ben dieci miliardi di tonnellate si sono disperse nell'oceano in un solo giorno. L'allarme è stato lanciato dall'Istituto Meteorologico della Danimarca (di cui la Groenlandia è territorio semi-autonomo). Il picco dello scioglimento dei ghiacciai si è verificato mercoledì, e in tutto luglio si parla di 197 miliardi di tonnellate: un miliardo di tonnellate, per avere un termine di paragone, corrisponde al contenuto d'acqua di 400mila piscine olimpioniche.

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Sparatoria in un supermarket in Texas, 20 vittime

Arrestato un giovane di 21 anni. Investigatori, 'crimine d'odio'

Un'altra sparatoria insanguina l'America, a pochi giorni da quella messa a segno da un giovane suprematista bianco al food festival in California. Questa volta il teatro della tragedia è un affollato supermercato della catena Walmart di El Paso, Texas, la città del candidato presidenziale Beto O'Rourke. Un supermercato all'interno del grande centro commerciale Cielo Vista, un nome poetico che ricorda Cielo Drive, l'indirizzo di Beverly Hills in cui 50 anni fa la setta Manson mise a segno il suo delitto più brutale. Il bilancio dell'ultima strage sarebbe di 20 vittime, di cui 4 bambini, secondo alcuni media locali. Il sospetto arrestato per la sparatoria in Texas è un giovane bianco di 21 anni, che avrebbe usato un il fucile d'assalto Ak-47. Le prime immagini del sospetto arrestato per la sparatoria in Texas, riprese dalle videocamere di sorveglianza e già diffuse da alcuni media, mostrano un giovane bianco di corporatura normale, pantaloni chiari e t-shirt scura, penetrare nel centro commerciale dall' ingresso di un parcheggio con un fucile puntato e un paio di cuffie alle orecchie, probabilmente per attutire il rumore dei colpi.

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venerdì 2 agosto 2019

Pozzi del Basso Pieve, altri due contaminati: ora sono 11

Si estende il caso dei pozzi contaminati nell’area del basso Pieve, a Novi Ligure. Ne sono stati trovati altri due. Ora sono 11 in tutto


NOVI LIGURE — Si estende il caso dei pozzi contaminati nell’area del basso Pieve, a Novi Ligure. L’Arpa, l’Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente, nei giorni scorsi ha informato il Comune che altri due pozzi risultano inquinati da cloroformio, tetracloroetilene e tricloroetilene. Si tratta di contaminazioni di molto inferiori rispetto a quelle riscontrate a inizio anno, quando erano state accertate concentrazioni centinaia di volte oltre il limite di legge. Tuttavia la preoccupazione rimane alta, perché l’origine dell’inquinamento è ancora sconosciuta.
In un primo pozzo, situato all’altezza di via Principe Lucedio 41, l’Arpa ha trovato cloroformio pari a 0,17 microgrammi per litro (il limite è di 0,15); presente anche tetracloroetilene, ma a una concentrazione di 0,13 microgrammi per litro a fronte del limite normativo di 1,1. In un secondo pozzo, all’altezza di via San Giovanni Bosco 175, a preoccupare è proprio tetracloroetilene, il cui valore si è attestato a 1,7 microgrammi per litro; è stato trovato anche tricloroetilene (0,11 microgrammi per litro a fronte di un limite di 1,5).
Per entrambi i pozzi è scattato il divieto di utilizzo, sia per uso potabile che per altri scopi. Con i due pozzi appena chiusi, salgono a 11 quelli che risultano inquinati nella zona del basso Pieve: tre nell’area della casa di riposo Serenella (da dove è partita la campagna di indagine), tre in strada Dragonara, uno in viale Regione Piemonte (presso il Formificio Milanese), uno all’altezza di via Lucedio 19 e infine uno all’altezza di via Monte Santo 13. Anche il laghetto del Cipian – nei pressi della rotonda tra 35 bis e 35 ter – è risultato inquinato.
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I migranti siamo noi. Cresce il numero di italiani che lasciano il Paese

Secondo la Farnesina, nel 2018 erano 5.114.469 gli italiani all’estero. Il 2,8% in più rispetto al 2017 e il 64,7% in più rispetto al 2006. Portogallo, Brasile e Thailandia le mete preferite


L’Italia deve fare i conti con un flusso migratorio perennemente in crescita. Ma barconi e rifugiati  questa volta non c’entrano: il dato allarmante riguarda proprio gli italiani che, sempre più numerosi, fanno le valige e lasciano il Paese. Secondo i dati della Farnesina, presi in esame dalla Stampa, nel 2018 erano 5.114.469 gli italiani all’estero. Il 2,8% in più rispetto al 2017 e il 64,7% in più rispetto al 2006 quando l’Aire (l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero) ne contava ‘solo’ 3,1 milioni. A sorpresa, inoltre, non sono solo i giovani a decidere di rifarsi una vita altrove: sono sempre più numerosi gli anziani che scelgono una meta esotica per il loro “buon retiro".

Chi sono gli italiani con la valigia?

Il 37,4 per cento ha un’età compresa tra i 18 e i 34 anni.

La maggioranza degli espatriati (56%) si trova oggi nella forbice compresa tra i 18 e i 44 anni, a cui si deve aggiungere un 19% di minorenni (24.570 minori di cui il 16,6% ha meno di 14 anni e l’11,5% meno di 10 anni). Un dato che indica che a spostarsi sono interi nuclei familiari e non più solo singoli.
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giovedì 1 agosto 2019

Ponte Morandi: per i periti, difetti esecutivi e poca manutenzione

Depositata la relazione sul quesito del primo incidente probatorio. Elevato grado di corrosione per i trefoli in acciaio. Prorogato lo stato di emergenza

"Difetti esecutivi" rispetto al progetto originario e degrado e corrosione di diverse parti dovuti alla "mancanza di interventi di manutenzione significativi". Lo scrivono i tre periti del gip Angela Nutini nella risposta al secondo quesito del primo incidente probatorio per il crollo del ponte Morandi. I periti hanno esaminato le condizioni di conservazione e manutenzione dei manufatti non crollati e delle parti precipitate. I periti hanno analizzato i reperti, ma anche effettuato carotaggi e analisi sia sulle parti crollate (quelle della pila 9) che quelle rimaste in piedi. Per quanto riguarda il reperto 132 (l'ancoraggio dei tiranti sulle sommità delle antenne del lato Sud), considerata dalla procura la prova regina perché è il punto che si sarebbe staccato per primo, i periti hanno individuato nei trefoli "uno stato corrosivo di tipo generalizzato di lungo periodo, dovuto alla presenza di umidità di acqua e contemporanea presenza di elementi aggressivi come solfuri e cloruri". I tre esperti, nella loro relazione, hanno analizzato i reperti, ma anche effettuato carotaggi e analisi sia sulle parti crollate (quelle della pila nove) che quelle rimaste in piedi (non solo la 10, ma anche le altre).
In particolare per quanto riguarda il reperto 132 (l'ancoraggio dei tiranti sulle sommità delle antenne del lato Sud), considerata dalla procura di Genova la prova "regina" perché è il punto che si sarebbe staccato per primo, i periti hanno individuato nei trefoli "uno stato corrosivo di tipo generalizzato di lungo periodo, dovuto alla presenza di umidità di acqua e contemporanea presenza di elementi aggressivi come solfuri, derivanti dello zolfo, e cloruri". L'inchiesta vede indagate 71 persone, insieme alle due società Autostrade e Spea. I reati, a vario titolo, sono di omicidio colposo, omicidio stradale colposo, disastro colposo, attentato alla sicurezza del trasporti e falso.  I trefoli di acciaio dentro i tiranti della pila 9 del ponte Morandi, quella crollata il 14 agosto 2018, avevano un grado elevato di corrosione. E' quanto scrivono i tre periti del gip nella relazione del primo incidente probatorio. Il 68% dei trefoli del gruppo primario, situato all'interno del tirante, e l'85% dei trefoli situati più all'esterno, avevano una riduzione di sezione tra il 50% e il 100%.
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Incendi «senza precedenti» in Siberia e Alaska, a nord del circolo polare artico

Alcuni roghi sono così estesi da coprire una superficie pari a quella di 100mila campi da calcio. Secondo una stima prudente, la quantità di anidride carbonica che hanno immesso nell’atmosfera è pari a quella prodotta dalla Svezia in un anno

Un’immagine satellitare di Nasa mostra l’estensione di alcuni incendi e la spirale di fumo (Foto: Nasa)
È da oltre un mese, ormai, che gli incendi stanno devastando vaste aree della Siberia e dell’Alaska, oltre il circolo polare artico. Coinvolta anche, in misura minore, la Groenlandia. Sono almeno cento, secondo il Copernicus Atmosphere Monitoring Service (Cams), i roghi di durata e intensità significativa che si sono verificati a nord del circolo polare artico a partire da giugno. Le foreste di questi territori sono da sempre interessate da incendi, ma questa volta il fenomeno è «senza precedenti». A definirlo così sono sia il Cams (che dipende dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine) sia l’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm). Gli incendi di quest’anno, oltre ad essere iniziati un mese prima del solito, sono straordinari sia per la loro durata, sia per la loro estensione territoriale. E stanno immettendo nell’atmosfera quantità enormi di anidride carbonica: secondo l’Omm, nel solo mese di giugno questi roghi hanno prodotto la stessa quantità di CO2 emessa in un anno dalla Svezia. E non è che una stima parziale, che alcuni scienziati ritengono già superata.
Le cause
Le aree più coinvolte sono Alaska e Siberia, dove alcuni roghi — secondo l'Organizzazione meteorologica mondiale — sono stati così estesi da coprire una superficie pari a quella di 100mila campi da calcio. Sia nello Stato americano, sia nella regione settentrionale della Russia quest’anno sono state registrate temperature insolitamente alte, che contribuiscono a rendere gli incendi più probabili e più estesi, perché fanno crescere più arbusti che poi, una volta seccati, bruciano facilmente, ad esempio se vengono colpiti da un fulmine. Il caldo, inoltre, asciuga terreni che normalmente sono ricchi di acqua e per questo immuni alle fiamme. È il caso, ad esempio, dei depositi naturale di torba, che già nel 2010, in alcune regioni nord-orientali della Russia, hanno alimentato un incendio durato settimane che costrinse le autorità a dichiarare lo stato di emergenza. Oppure del devastante incendio della tundra artica che ha interessato l’Alaska nel 2007, che ridusse in cenere un’area di oltre 1000 kmq: poco meno dell’estensione dell’intera provincia di Imperia.

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mercoledì 31 luglio 2019

Istat, l’Italia è in stagnazione: crescita zero, Pil fermo su base trimestrale e annuale

La crescita italiana è ferma: i dati forniti dall’Istat evidenziano un Pil che nel secondo trimestre del 2019 non aumenta né in confronto al trimestre precedente né allo stesso trimestre dell’anno scorso. L’istituto di statistica sottolinea che continua “la fase di sostanziale stagnazione” che porterà, nel caso in cui non ci saranno variazioni, a chiudere il 2019 con crescita a zero.

L’Italia non cresce. La situazione economica del nostro Paese è critica, secondo i dati Istat pubblicati oggi. La crescita del Pil acquisita per il 2019, cioè quella che arriverebbe nel caso in cui i restanti trimestri dell’anno si chiudessero senza variazioni, risulta essere nulla. Una crescita, dunque, dello 0%, secondo i dati riguardanti le stime del secondo trimestre del 2019. Il Pil italiano, nello specifico, è rimasto invariato sia rispetto al trimestre precedente sia nei confronti del secondo trimestre del 2018. L’Italia, quindi, continua la “fase di sostanziale stagnazione”, sottolineano dall’istituto di statistica. La fase di stagnazione a cui fa riferimento l’Istat prosegue ormai dal secondo trimestre dello scorso anno.

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Maltempo Veneto, bomba d’acqua, grandinate e colate di fango nel Vicentino: gente soccorsa in casa.

Nubifragi, con fulmini e grandinate, e colate di fango e sassi hanno interessato la provincia di Vicenza: un forte maltempo scatenatosi nell'arco di due ore nel primo pomeriggio

Forte maltempo nel VicentinoBombe d’acqua colate di fango e sassi hanno colpito oggi la provincia di Vicenza. Situazione difficile in particolare a Piovene Rocchette, dove da un bacino formato dalla forte pioggia sul monte Summano, si è scaricato un fiume di detriti che ha invaso le strade del paese, bloccando alcune case. Gli occupanti anziani delle abitazioni sono stati raggiunti e soccorsi dai vigili del fuoco. Non si registrano feriti. Nell’arco di due ore, tra le 13 e le 15, violenti temporali hanno spazzato l’intera provincia, con grandinate che hanno interessato il bassanese e altri paesi della fascia pedemontana. Nubifragi, con fulmini e grandinate, hanno interessato i comuni dell’Alto Vicentino come Schio, Thiene e Santorso. Nel bassanese sono ora in quantificazione i danni alla colture. Colpito anche l’Altopiano dei Sette Comuni, nelle zone a sud del comune di Lusiana Conco. 

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Maltempo al Nord: grandinata con accumuli impressionanti a Magreglio (Como)

I morti sul lavoro crescono e il governo dimentica il decreto

Crescono i morti sul lavoro: tra il primo gennaio e il 30 giugno sono stati in 482 a perdere la vita mentre erano in servizio o si recavano in ufficio, in fabbrica o al cantiere. Spiega oggi Roberto Rotunno sul Fatto che si è verificato un aumento di 13 casi rispetto allo stesso periodo del 2018, durante il quale le segnalazioni arrivate all’Inail sono risultate inferiori del 2,77%.
E il fatto sorprendente è che buona parte di questo peggioramento ha colpito il Sud e le Isole, zone che per giunta negli stessi mesi hanno pure registrato una perdita di occupazione. Insomma, i posti sono diminuiti e i decessi hanno mostrato un incremento. In Sicilia, per esempio, siamo passati da 25 decessi del primo semestre 2018 ai 41 del 2019.
In Puglia da 15 a 26, in Abruzzo da 7 a 14, in Campania da 33 a 39. L’intero Meridione ha già sacrificato sull’altare di uno stipendio 150 persone, contro le 121coinvolte inincidenti mortali nel periodo tra gennaio e giugno dell’anno precedente. Tra Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia e Liguria la situazione è rimasta quasi stabile con 124 denunce nel 2018 e 123 nel 2019.
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Flat tax al 15%, benefici azzerati per chi guadagna meno di 26 mila euro

Il Rapporto del Cer suggerisce di abbassare l'aliquota sul terzo scaglione di reddito per evitare effetti regressivi del sistema fiscale

MILANO - Un grosso regalo, ma per i contribuenti che si trovano in una fascia di reddito più agiata rispetto a quelle più povere. E' l'impatto della Flat tax calcolato dal Cer (Centro Europa ricerche) nel nuovo Rapporto presentato al Cnel.

A livello individuale beneficerebbero dalla flat tax "solo" i contribuenti fra 26 e 55 mila euro, una platea di "circa 8,2 milioni", un quinto del totale. "La perdita di gettito sarebbe di 16 miliardi", al netto di interventi sulla struttura di deduzioni e detrazioni, che complessivamente ammontano, per i redditi compresi fra 26 e 55mila euro, "a oltre 30 miliardi".


Spiega il Cer che "apparentemente, il 15% evoca un'imposizione molto più bassa dell'attuale e quindi un consistente recupero di reddito disponibile da parte dei contribuenti. Non è però così, dal momento che l'attuale struttura dell'Irpef, basata sul riconoscimento di deduzioni e detrazioni, fa sì che il livello delle aliquote effettivo sia molto inferiore a quello delle aliquote legali. Con specifico riferimento all'aliquota del 15%, tale livello di imposta è di fatto già vigente per i contribuenti con redditi fino a 26 mila euro".

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Gianluca Savoini e la storia dei 150mila dollari finiti nel cesso

È il caso di dire pecunia non olet: il Fatto Quotidiano racconta oggi in un articolo a firma di Thomas Mackinson e Luigi Franco una storia surreale che riguarda Gianluca Savoini e una busta con 150mila dollari datagli all’Hotel Le Méridien di Parigi che gli viene passata: per contare i soldi va in bagno ma purtroppo l’arrivo di un altro cliente fa sì che i dollari finiscano nello scarico della turca. E lui a quel punto le ripesca e le pulisce una ad una.

La storia, di per sé già incredibile, viene ulteriormente dettagliata: gli italiani sono due.Gianluca Savoini è seduto in un bistrot di boulevard Pereire, non lontano dall’Arc de Triomphe, con un’altra persona. A un certo punto i due si passano fugacemente un plico alto come un pacchetto di Marlboro, fasciato in fogli di giornale.
Mezz’ora prima – raccontano le fonti – nella sala de Le Méridien Etoile, a due passi dall’Ambasciata del Marocco, hanno ricevuto il prezioso plico dalle mani di Mohamed Khabbachi, ex direttore generale dell’agenzia di stampa nazionale Map, emissario di re Mohammed VI per le attività di lobby su scala europea, Italia compresa. Il suo profilo WhatsApp riporta tutt’ora una veduta della stazione centrale dal Pirellone, dove Savoini è stato capo ufficio stampa e oggi è vicepresidente Corecom. Qual era la contropartita di quel denaro? Savoini era a Parigi per un affare privato o per conto della Lega?
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martedì 30 luglio 2019

Riscaldamento globale, Parmitano lancia lʼallarme dallo spazio: "Deserti avanzano, ghiacciai si sciolgono"

Lʼastronauta parla con i giornalisti dalla Stazione spaziale internazionale durante la missione Beyond


"I dati dell'Esa ci dicono molto sul riscaldamento globale e da qui l'osservazione umana potrà raccontarlo ulteriormente, per fare sì che chi ha in mano le redini possa fare tutto il possibile, se non per invertire questo trend, per rallentarlo e fermarlo", ha sottolineato Parmitano ai giornalisti che si trovano al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica "Leonardo da Vinci" di Milano.





lunedì 29 luglio 2019

Si muove la frana di Quincinetto, chiusa la Torino-Aosta

È la seconda volta da fine giugno, subito lunghe code

Torna a muoversi la frana di Quincinetto. L'allarme in località Chiappetto, al confine tra Piemonte e Valle d'Aosta, è scattato poco dopo le 16.  L'autostrada A5 Torino-Aosta è stata chiusa tra Pont Sant Martin e Ivrea, le due uscite obbligatorie. Sav, la società che gestisce il tratto valdostano della A5, segnala subito code tra Verrès e Pont Saint Martin, in direzione Torino. Per lo stesso allarme frana l'autostrada era già stata chiusa lo scorso 22 giugno.
Il blocco del traffico deciso lo scorso giugno aveva creato forti disagi alla viabilità, che rischiano di ripetersi. Lo scorso 4 luglio le Regioni Piemonte e Valle d'Aosta, con la Società Autostrade Valdostane (Sav) e il Centro di competenza della protezione civile presso l'Università di Firenze, hanno siglato un protocollo d'intesa che prevede, tra l'altro, lavori per circa 13 milioni di euro e un nuovo piano di protezione civile - da pochi giorni entrato in vigore - per gestire le emergenze.
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Ultraleggero precipita sull'autostrada A26, morto il pilota

Nessun veicolo coinvolto. Soccorsi sul posto


ALESSANDRIA. Un ultraleggero è precipitato sull'autostrada A26, nei pressi di San Michele, pochi metri prima dello svincolo con l'A21 Torino-Piacenza. Il pilota è deceduto, nonostante l'immediato intervento del 118. Lo schianto, sulla corsia di emergenza, non ha coinvolto i veicoli in transito. Gli automobilisti che hanno assistito alla scena parlano di una manovra improvvisa prima dello schianto. Sul posto anche vigili del fuoco e polizia stradale.

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Overshoot Day, il 29 luglio la Terra avrà esaurito le sue risorse annuali

Una data che arriva sempre prima: 30 anni fa era in ottobre, 20 anni fa a fine settembre. Di regola dovrebbe cadere il 31 di dicembre di ogni anno per dare al pianeta il tempo di rigenerare le sue risorse

ROMA - Di male in peggio. Anche quest'anno il nostro Pianeta ha già esaurito le risorse che dovrebbero invece bastargli per l'intero anno. Il giorno in questione è chiamato Overshoot Day, e di regola dovrebbe cadere il 31 di dicembre di ogni anno per dare alla Terra il tempo di rigenerare le sue risorse. Invece, quest'anno la data fatidica arriverà lunedì 29 luglio, battendo il record già negativo del 2018 quando la data coincise con il 1 agosto, e non era mai stato così presto.

Per gli scienziati l'Overshoot Day rappresenta il giorno dell'anno in cui la nostra domanda di acqua, cibo, fibre, legno e assorbimento di anidride carbonica supera l'ammontare di risorse biologiche che gli ecosistemi della terra sono in grado di rinnovare in un anno, la cosiddetta 'biocapacità globale'. Una data che arriva sempre prima: 30 anni fa cadeva in ottobre, 20 anni fa verso la fine di settembre. E adesso non arriviamo ad agosto.
Secondo i calcoli dei ricercatori, è come se l'umanità utilizzasse le risorse di quasi due pianeti, 1,75 per l'esattezza. Non va meglio considerando la sola Italia: secondo le stime del Global Footprint Network, per soddisfare i consumi degli italiani servirebbero risorse pari a 4,7 volte quelle che l'Italia genera ogni anno. Solo, che di Italia ne abbiamo una sola e uno è il Pianeta su cui viviamo, e lo stiamo sovrasfruttando. 

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domenica 28 luglio 2019

Poliziotti e agenti penitenziari: le mancate promesse del Governo

Protesta in piazza Montecitorio, il sindacato: «E’ dignitoso un contratto scaduto da 200 giorni? L’Italia ha la Polizia più vecchia d’Europa»

ROMA. Poliziotti e agenti della polizia Penitenziaria si sono ritrovati quest'oggi in piazza Montecitorio, nella Capitale, per protestare contro le «mancate promesse del Governo». Un paradosso, se pensiamo al ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ogni giorno con una divisa diversa indosso e sempre pronto a prendere le parti delle forze di polizia. «La sicurezza dei cittadini si garantisce in primo luogo assicurando dignità agli operatori della sicurezza. E' dignitoso un contratto scaduto da 200 giorni e risorse che garantiscono 'aumenti' mensili inferiori al costo di un abbonamento Netflix? Servono fatti, non parole», dice il segretario del sindacato Silp-Cgil, Daniele Tissone, presente alla manifestazione. Ma il problema non è solo il contratto, perché l'esecutivo gialloverde non sta rispettando gli impegni presi neppure sui correttivi del riordino delle carriere: un provvedimento molto atteso dal personale che incide sugli stipendi e sulla organizzazione del lavoro. «Sono stati stanziati appena 23 milioni per la Polizia e 10 milioni per la Penitenziaria», spiega ancora Tissone. Senza contare che l'Italia ha «la Polizia più vecchia d'Europa», che «negli ultimi 10 anni i poliziotti sono diminuiti di 10 mila unità» e che «i carichi di lavoro sono maggiorati enormemente». E la mobilitazione di oggi ha portato subito i suoi frutti. I poliziotti sono stati infatti convocati dal Viminale per il primo agosto prossimo. «Andremo lì a vedere le carte, perché fino ad oggi però zero fatti e poche risorse», fanno sapere ancora dal sindacato. «Siamo scesi in piazza oggi per ricordare al Governo le promesse fatte e non rispettate alle forze di polizia. 

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Expo è costata 2,2 miliardi e ha guadagnato 30,7 milioni

I dati del rendiconto di esercizio resi noti ufficialmente dalla società. Considerando i 7,7 milioni per la gestione fino al 18 febbraio 2016, data della sua liquidazione, il patrimonio netto della società è stato di 23 milioni di euro

Expo Milano 2015 da quando è nata, nel 2009, a quando ha chiuso i battenti, nel 2015, è costata esattamente 2.254,7 milioni di euro, ed è stata messa in liquidazione per 2.285,4 milioni. Ha chiuso con un patrimonio netto pari a 30,7 milioni. Considerando i 7,7 milioni per la gestione fino al 18 febbraio 2016, data della sua liquidazione, il patrimonio netto della società è stato di 23 milioni di euro. Questi i dati del rendiconto di esercizio resi noti ufficialmente giovedì dalla società.
I finanziamenti e i ricavi
Expo è stata finanziata in questi termini: 1.258,7 milioni di contributi pubblici, 944 milioni di ricavi gestionali e 168,9 milioni di altri ricavi. Dalla vendita dei biglietti ha ricavato 421,3 milioni, dalle sponsorizzazioni 353,7 milioni, dall’affitto degli spazi ai Paesi partecipanti 19,2 milioni. Le concessioni di spazi e servizi di Padiglione Italia hanno generato ricavi per 29,2 milioni di euro, le royalties sul cibo e il merchandising a 27,8 milioni. Il risultato complessivo del progetto, dal 2009 al 2015 porta ad un patrimonio netto di 30,7 milioni di euro al 31 dicembre, si evince dal rendiconto pubblicato sul sito. Questo deriva dai contributi in conto capitale dei soci direttamente imputati a patrimonio netto (122,4 milioni di euro) e dal risultato netto d’esercizio cumulato nel periodo, pari a -101,9 milioni di euro.

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Maltempo, tromba dʼaria vicino Roma: morta una donna in auto

La tragedia poco prima delle 3: danni ad abitazioni, ad un distributore di carburante, semi distrutto, e ad altre auto parcheggiate


Tragedia nella notte nella zona di Focene, nel comune di Fiumicino, a causa di una tromba d'aria. Il vento avrebbe provocato un incidente ad una vettura, sbalzata via, che stava percorrendo via Coccia di Morto, provocando la morte di una donna, di giovane età, che era al suo interno. Non si hanno altri ragguagli sulla dinamica. Il sindaco del comune alle porte di Roma, Esterino Montino, è già stato informato di quanto accaduto.

La tromba d'aria, poco prima delle 3, ha causato danni ad abitazioni, ad un distributore di carburante, semi distrutto, e ad altre auto parcheggiate sulla stessa strada dove è avvenuta la tragedia.

Una vettura è stata sollevata ed è finita accartocciata su un guard rail. L'arteria, che collega Fiumicino con Focene, è al momento interrotta. Sul posto diverse squadre dei vigili del fuoco, la polizia, i vigili urbani e la protezione civile. La furia del vento ha fatto volare nell'area detriti e vegetazione.

sabato 27 luglio 2019

Insegnante novarese sulla morte del carabiniere: "Uno in meno, non ne sentiremo la mancanza".

Insegnante novarese sulla morte del carabiniere: "Uno in meno"
Il post ha scatenato la reazione dei social. L'insegnante: "Chiedo scusa"

Insegnante novarese sulla morte del carabiniere: "Uno in meno"

Polemiche social su un post apparso nelle scorse ore sulla nota pagina Facebook "Sei di Novara se...".
Nella pagina era stata pubblicata una foto del carbiniere ucciso a Roma in servizio, Mario Cerciello Rega: tra i molti commenti alla foto ne è apparso uno che ha suscitato l'indignazione degli utenti web e non solo. "Uno in meno  e chiaramente con uno sguardo poco intelligente. Non ne sentiremo la mancanza" ha scritto un'insegnate novarese.


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Al via il corteo 'No Tav', l'obiettivo è raggiungere il cantiere

Alcune centinaia di manifestanti, tra valsusini e attivisti, si sono raccolti al presidio di Venaus e si sono messi in marcia verso l'abitato di Giaglione.


È cominciato in Valle di Susa il corteo dei No Tav verso il cantiere di Chiomonte. Alcune centinaia di manifestanti, tra valsusini e attivisti dei centri sociali, si sono raccolti al presidio di Venaus e si sono messi in marcia verso l'abitato di Giaglione. L'obiettivo dichiarato, come dice uno speaker, è arrivare al cantiere e violare la zona rossa tracciata dalle ordinanze della prefettura che ne vieta l'accesso. 
Una frana si è staccata dal costone della montagna che fiancheggia la Val Cenischia, dove è aperto il campeggio No Tav. È accaduto nei minuti in cui sulla zona si stava abbattendo un forte acquazzone. La frana non sta minacciando la tendopoli, che è più lontana.
Marcia No Tav, "chi tira un sasso fa un regalo a Salvini"
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Maltempo, nubifragi a Torino: un ferito, crolla il controsoffitto della mensa del carcere

Temporali e nubifragi hanno colpito il torinese, con danni soprattutto nel capoluogo piemontese. Una persona è rimasta ferita a causa del crollo di un albero sulla tangenziale. Molti gli allagamenti in città, tra cui quello della mensa del carcere che ha causato il cedimento di una parte del controsoffitto.

Dopo il grande caldo arriva il maltempo. E si iniziano a contare i danni, soprattutto nel torinese. Sul capoluogo piemontese si è abbattuto un forte nubifragio, causando la caduta di alberi sulla tangenziale nord. Un'auto è stata anche colpita e il suo autista è rimasto ferito, nella serata di ieri. Un albero è caduto anche nella zona di via Aosta, sempre a Torino, con varie segnalazioni arrivate intorno alle 21.30 di sera. In totale i vigili del fuoco hanno effettuato circa 150 interventi nel torinese. Soccorsi da parte dei pompieri anche al campeggio No Tav a Venaus, dove cinque ragazzi erano rimasti bloccati in una isoletta nel torrente Cenischia, a causa di un'onda di piena. Per i giovani solo tanta paura e nessuna conseguenza più grave: per loro è stato comunque previsto un soccorso in elicottero, ma non per problemi sanitari.

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Standard & Poor’s: l’Italia rischia la fine della Grecia

Dall’agenzia di rating allarme sui conti pubblici: la crescita è troppo bassa, attenti alla crisi di fiducia


ROMA. Al momento per l’Italia non c’è «uno scenario da crisi del debito pubblico. Tuttavia in uno scenario alternativo in cui i policymaker perseguano soluzioni non ortodosse – come l’introduzione di una valuta parallela o di misure di bilancio senza copertura finanziaria, per eludere i vincoli fiscali stabiliti dai trattati Ue – l’adesione dell’Italia all’area Euro potrebbe essere messa in discussione. In extremis, potrebbe verificarsi una nuova crisi di fiducia come quella avvenuta in Grecia nel giugno 2015».
Crescita troppo bassa 
L’allarme, l’ennesimo, arriva dall’agenzia americana Standard and Poor’s che ieri ha diffuso un report sui rating dei paesi dell’Eurozona ricordando che l’Italia è l’unico stato sovrano con outlook (prospettive) «negativo». Questo a causa di un debito pubblico monstre, di una crescita sempre debole (dal 2010 la nostra economia è cresciuta in termini reali solo dello 0,6% contro il 10,6% dell’intera area Euro) e dell’incapacità dei decisori politici di affrontare questi nodi. Secondo S&P, infatti, «dopo aver vinto le elezioni del marzo 2018, l’attuale coalizione di governo ha velocemente congelato le modeste iniziative di riforma e ha iniziato a contrastare la Commissione Europea nel suo mandato di vigilare sull’osservanza da parte degli Stati membri della regolamentazione fiscale dell’Unione». Quindi ricorda che una controversia di questo tipo «ha in genere effetti di secondo piano sul settore privato dell’economia, comprese le basi di finanziamento del sistema bancario. Questo è stato il caso della Grecia, un’economia molto più piccola (meno del 2% del Pil dell’Eurozona) nel giugno 2015. La questione ora – sottolineano gli analisti Usa – è se sarà lo stesso anche per un’economia molto più grande come l’Italia, che rappresenta il 15% del Pil dei 27».
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venerdì 26 luglio 2019

Violente grandinate e frane durante il Tour de France: tappa interrotta

Impressionanti immagini arrivano in questi minuti dalla Val d'Isere, una delle zone più colpite dai temporali che stanno interessando in particolare le aree occidentali, dove oggi si stava svolgendo la 19esima tappa del Tour de France. Una fortissima grandinata ha costretto gli organizzatori a neutralizzare la corsa dopo lo scollinamento sul Col de l'Iseran, a 34 km dal traguardo. 
Nella zona si sono verificati anche dei pericolosi smottamenti, che per fortuna non hanno coinvolto i corridori. 

Roma, strade killer: muore a 23 anni per la buca riparata un mese fa

Ha provato a restare in sella al suo scooter ma non ce l’ha fatta. Ha perso il controllo del Suzuky Burgman in un tratto in cui la strada era dissestata. Edoardo Giannini è stato catapultato dalla moto, molto probabilmente, a causa di una buca. Ed è morto a 23 anni. Un dislivello rattoppato appena un mese fa. A metà giugno. Nei giorni scorsi si era aperto un’altra volta. Per poi essere nuovamente rabberciato poche ore dopo lo schianto. Una fotografia impietosa dello stato viario di Roma, in cui regna l’assenza di una strategia ma si rincorre perennemente l’emergenza. Nel frattempo, però, le persone muoiono.

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La strana fretta del Campidoglio: i lavori lampo complicano l’indagine

Carabiniere ucciso a coltellate nella notte in centro a Roma

Il militare era in servizio, in fuga due aggressori che era stati fermati per furto ed estorsione. Durante l'operazione uno dei due avrebbe estratto un coltello ferendolo più volte. Trasportato d'urgenza in ospedale è morto

Un carabiniere è stato ucciso a Roma nella notte con alcune coltellate mentre era in servizio. E' accaduto in via Pietro Cossa, nel quartiere Prati. Da una prima ricostruzione, il vice brigadiere 35enne durante un servizio con alcuni colleghi stava fermando due uomini considerati responsabili di furto e estorsione quando uno di loro avrebbe estratto il coltello ferendolo più volte, il vice brigadiere, Mario Cerciello Rega, è morto poco dopo in ospadale. L'uomo sarebbe stato ucciso per cento euro: è questa la cifra che sarebbe stata chiesta in cambio della restituzione di un borsello rubato dai due. Quello che in gergo si chiama "cavallo di ritorno". I due sono al momento ricercati.
Il carabiniere è stato colpito più volte in varie parti del corpo e avrebbe ricevuto 8 coltellate. Una di queste all'altezza del cuore e anche una alla schiena. Il carabiniere è arrivato in ospedale in condizioni disperate ed è deceduto poco dopo. Dalle prime informazioni, sembra fosse in borghese. La procura di Roma indaga per omicidio.