Fabrizio Piscitelli, 53 anni, era seduto su una panchina quando è stato colpito alle spalle da un unico colpo sparato con una pistola calibro 7,65 che lo ha centrato alla testa, trapassandolo all’altezza dell’orecchio sinistro. Sul posto la Squadra Mobile che ha ascoltato i presenti
Un’esecuzione in piena regola nel parco degli Acquedotti, in zona Tuscolana, alla periferia di Roma. Un unico sparo a distanza ravvicinata che ha ucciso il 53enne Fabrizio Piscitelli detto Diabolik, ultras leader degli Irriducibili della Lazio, implicato in precedenza in una vicenda di droga. Era seduto su una panchinaquando è stato avvicinato alle spalle dal killer, che indossava una tuta da jogging. Un proiettile calibro 7,65 l’ha centrato alla testa, trapassandolo all’altezza dell’orecchio sinistro, quando il sole era ancora alto. Resta da chiarire se l’aggressore fosse a volto coperto. Secondo gli investigatori, probabilmente Piscitelli aveva appuntamento con qualcuno. Il parco, lo stesso dove fu fermato ed iniziò il calvario di Stefano Cucchi, si trova a diversi chilometri da Grottaferrata dove l’uomo abitava. A dare l’allarme è stato un passante.
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giovedì 8 agosto 2019
Mercato immobiliare, in 12 anni 100 miliardi da immigrati in Italia: hanno comprato 860mila case
Le province dove si concentrano le compravendite sono Milano, Roma e Bari. La forbice corrente dei prezzi spesi va da 70mila a 130mila euro. I lavoratori stranieri acquistano immobili di bassa qualità e cercano case mediamente grandi, anche in campagna, dove accogliere tutta la famiglia
Gli immigrati danno impulso al mercato immobiliare italiano, che nel 2019 vede le compravendite incrementate del 13,7% rispetto al 2018, per un ammontare complessivo di 58mila scambi a chiusura d’anno: 5 miliardi di euro il fatturatostimato a chiusura 2019 (+11,1%). Una discreta boccata d’ossigeno visto anche che gli acquisti si indirizzano su immobili di qualità e in aree di valore mediobasso, proprio quelli che costituiscono la zavorra e la zona più affollata del mercato immobiliare. In 12 anni gli immigrati hanno infatti iniettato 100 miliardi di euro con 860 mila abitazioni acquistate, che nei prossimi anni sfioreranno il milione. I dati sono quelli del quindicesimo Rapporto “Immigrati e casa: un mercato in crescita” realizzato da Scenari Immobiliari secondo il quale il 21,5% degli immigrati abita in una casa di proprietà.
L’incidenza percentuale delle compravendite da parte di immigrati sul totale nel 2019 è circa il 9%. Il 63,5% è in affitto, mentre il 7,7% abita presso il luogo di lavoro e il 7,3% alloggia da parenti o altri connazionali. Le dieci province dove si concentra il maggior numero di acquisti da parte di immigrati sono Milano, Roma, Bari, Torino, Prato, Brescia, Cremona, Vicenza, Ragusa, Modena e Treviso. La forbice corrente dei prezzi spesi va da 70mila a 130mila euro. Dopo il picco di vendite del 2007, spiega il Rapporto, le vendite agli immigrati erano via via rallentate, complici crisi e stretta sul credito fino al 2015 quando il mercato ha ricominciato a crescere con un aumento costante.
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mercoledì 7 agosto 2019
"Sporchi la divisa che indossi", volontario della Croce Rossa di Loano insultato perché originario del Ghana
La vice presidente locale: "Attacchi dettati dallʼodio e dalla cattiveria"
"Sporchi la divisa che indossi". E' l'attacco razzista sferrato contro Umar Ghani, 25enne originario del Ghana volontario della Croce Rossa del Comitato di Loano (Savona). Il ragazzo è stato insultato perché di colore mentre il 3 agosto distribuiva gadget della Cri. Lo denuncia la vice presidente Sara Canepa. "Sono attacchi dettati dall'odio e dalla cattiveria, di un mondo che vede nei migranti tutto il male", ha affermato la Canepa.
"Un nostro volontario, un migrante del Ghana è stato più volte offeso, mentre cercava con gentilezza e cortesia di regalare dei gadget della Croce Rossa Italiana – spiega la Canepa – Questo ragazzo ha venticinque anni e ha deciso di passare il suo tempo libero aiutando le persone. Per poter accedere e diventare volontario presso la nostra associazione ha portato a termine un lungo percorso di oltre 6 mesi che hanno compreso corsi, esami e tirocinio. È un ragazzo lavoratore, che passa il suo tempo libero aiutando le persone e lo fa sempre con il sorriso, anche quando viene insultato, perché la sua spiegazione fa inorridire: ‘E' normale che mi insultino perchè io sono nero’. Una frase che racchiude in sè la rassegnazione di un ragazzo solo, lontano dagli affetti".
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Tav, bocciata la mozione M5s. Tensione nella maggioranza. Vertice Conte-Salvini
Quella di Forza Italia ottiene un voto in più
Tensione alle stelle nella maggioranza dopo lo stop alla mozione dei cinquestelle contro la Tav. E' in corso a Palazzo Chigi un colloquio tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro dell'Interno e vicepremier Matteo Salvini, che è giunto poco dopo le 19 nella sede del governo.
Bocciata la mozione dei Cinquestelle No Tav, passano tutte le altre mozioni a favore dell'opera: il Senato ha approvato quella del Pd con 180 sì, 109 contrari e un astenuto. La mozione Bonino ha ottenuto 181 sì, 107 no e un astenuto. Quella di FdI è passata con 181 sì, 109 no e un astenuto. Infine quella di FI ha preso un voto in più ottenendo 182 voti favorevoli, 109 no e 2 astenuti. Il ministro Toninelli all'ANSA: 'Ho votato No, avanti sereno'.
La mozione del M5s contraria alla Tav è stata bocciata dal Senato con 181 no, mentre i voti favorevoli sono stati 110.
La Lega annuncia lo stop agli 80 euro: l'addio al bonus Renzi colpisce i più poveri
La trasformazione da bonus a detrazione fiscale o contributiva ridurrà i benefici per chi dichiara redditi da 8.145 a 13 mila euro l'anno
ROMA- Torna e ritorna da anni ormai, come un tormentone. E adesso sembra essere arrivato il momento con l'annuncio ufficiale da parte della Lega nel secondo incontro con le parti sociali. Sarà perché ha il nome di un presidente del Consiglio controverso come Matteo Renzi. Il bonus da 80 euro che nel 2014 il governo di centrosinistra introdusse e che lo stesso Matteo volle ben visibile in tutte le buste paga che ne avevano diritto e cioè quelle tra gli 8.145 euro e i 26 mila di stipendio annuale. Una fascia di lavoratori dipendenti medio bassa, che usciva con le ossa rotte dalla crisi e che aveva bisogno di potere d’acquisto. Il bonus fece allo scopo: 960 euro all’anno, spese in consumi e, come ha detto la Banca d’Italia, la misura aiutò la crescita del Pil in modo sostanziale.
Certo la gabbia fissa della misura, 80 euro per tutti, ha creato degli scompensi: subito sotto gli 8.145 euro si rimase a bocca asciutta come pure sopra i 26.600. L’Agenzia delle entrate fece qualche errore e alcuni furono addirittura furono chiamati a restituire quanto avuto in più.
Dal punto di vista tecnico si tratta di una erogazione monetaria, più simile agli assegni familiari erogati dall’Inps. Oggi la si vuole trasformare in una detrazione fiscale o contributiva: si può fare, come tutto. Ma la detrazione fiscale non sarà più uguale per tutti, alcuni ci perderanno altri ci guadagneranno: questo perché per beneficiare della detrazione bisogna avere un debito con il fisco, e questo debito è zero a quota 8.145 e poi si sale gradualmente fino a 13 mila euro senza arrivare mai pienamente a creare lo spazio per una detrazione di 960 euro l’anno.
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ROMA- Torna e ritorna da anni ormai, come un tormentone. E adesso sembra essere arrivato il momento con l'annuncio ufficiale da parte della Lega nel secondo incontro con le parti sociali. Sarà perché ha il nome di un presidente del Consiglio controverso come Matteo Renzi. Il bonus da 80 euro che nel 2014 il governo di centrosinistra introdusse e che lo stesso Matteo volle ben visibile in tutte le buste paga che ne avevano diritto e cioè quelle tra gli 8.145 euro e i 26 mila di stipendio annuale. Una fascia di lavoratori dipendenti medio bassa, che usciva con le ossa rotte dalla crisi e che aveva bisogno di potere d’acquisto. Il bonus fece allo scopo: 960 euro all’anno, spese in consumi e, come ha detto la Banca d’Italia, la misura aiutò la crescita del Pil in modo sostanziale.
Certo la gabbia fissa della misura, 80 euro per tutti, ha creato degli scompensi: subito sotto gli 8.145 euro si rimase a bocca asciutta come pure sopra i 26.600. L’Agenzia delle entrate fece qualche errore e alcuni furono addirittura furono chiamati a restituire quanto avuto in più.
Dal punto di vista tecnico si tratta di una erogazione monetaria, più simile agli assegni familiari erogati dall’Inps. Oggi la si vuole trasformare in una detrazione fiscale o contributiva: si può fare, come tutto. Ma la detrazione fiscale non sarà più uguale per tutti, alcuni ci perderanno altri ci guadagneranno: questo perché per beneficiare della detrazione bisogna avere un debito con il fisco, e questo debito è zero a quota 8.145 e poi si sale gradualmente fino a 13 mila euro senza arrivare mai pienamente a creare lo spazio per una detrazione di 960 euro l’anno.
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Maltempo, frane e colata di fango spazza via le auto nel lecchese: terrore in centro
Il maltempo fa paura e danni ingenti nella zona di Lecco. Alcune auto sono state investite dal fango nel lecchese, in particolare nella frazione montana di Codesino di Casargo, a causa delle forti piogge che si sono abbattute sulla zona. Alcune case sono state evacuate per sicurezza.
Maltempo, grandine e alberi sradicati in Alto Adige. Da mercoledì allerta anche al Centro-Nord
La strada provinciale 67 è stata chiusa al transito a seguito delle esondazioni avvenute questa sera nel territorio del comune montano di Casargo, in provincia di Lecco. Diverse auto in sosta sono state investite da colate di fango che hanno invaso diverse zone del paese e in particolare la frazione di Codesino. Vigili del fuoco, Carabinieri, squadre sanitarie e di volontari locali hanno effettuato verifiche in ogni mezzo e in tutta la zona per sincerarsi che gli smottamenti non abbiano coinvolto direttamente anche delle persone. I danni sono ingenti.
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Maltempo, grandine e alberi sradicati in Alto Adige. Da mercoledì allerta anche al Centro-Nord
La strada provinciale 67 è stata chiusa al transito a seguito delle esondazioni avvenute questa sera nel territorio del comune montano di Casargo, in provincia di Lecco. Diverse auto in sosta sono state investite da colate di fango che hanno invaso diverse zone del paese e in particolare la frazione di Codesino. Vigili del fuoco, Carabinieri, squadre sanitarie e di volontari locali hanno effettuato verifiche in ogni mezzo e in tutta la zona per sincerarsi che gli smottamenti non abbiano coinvolto direttamente anche delle persone. I danni sono ingenti.
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Maltempo, grandine e alberi sradicati in Alto Adige. Da mercoledì allerta massima in tante regioni
martedì 6 agosto 2019
Bergeggi, un 17enne ha lanciato il bidone dei rifiuti: ha confessato ai carabinieri
Il giovane è stato denunciato con l’accusa di lesioni gravi. Incastrato dalle prove raccolte dai militari, ha detto di non sapere che sulla spiaggia ci fossero alcune tende
Savona - Alla fine ha confessato, la sua colpa il giovane di 17 anni di fuori regione, probabilmente in vacanza con la famiglia in riviera che, nella notte tra venerdì e sabato, ha lanciato un cassonetto giù dalla scogliera di Bergeggi, colpendo al volto il bambino francese che dormiva in spiaggia con la sua famiglia. Un gesto che poteva avere ripercussioni ancora più tragiche, visto che, nel punto in cui è caduto il cassonetto, che poi di rimbalzo ha colpito il bimbo, fino a poco prima si trovava la sorella di 14 anni che si era spostata perché non riusciva a dormire bene. Se si fosse trovata ancora in quella posizione, secondo la ricostruzione dell’Arma, probabilmente il colpo le sarebbe stato fatale.
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Savona - Alla fine ha confessato, la sua colpa il giovane di 17 anni di fuori regione, probabilmente in vacanza con la famiglia in riviera che, nella notte tra venerdì e sabato, ha lanciato un cassonetto giù dalla scogliera di Bergeggi, colpendo al volto il bambino francese che dormiva in spiaggia con la sua famiglia. Un gesto che poteva avere ripercussioni ancora più tragiche, visto che, nel punto in cui è caduto il cassonetto, che poi di rimbalzo ha colpito il bimbo, fino a poco prima si trovava la sorella di 14 anni che si era spostata perché non riusciva a dormire bene. Se si fosse trovata ancora in quella posizione, secondo la ricostruzione dell’Arma, probabilmente il colpo le sarebbe stato fatale.
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Lancia frigorifero da una scarpata e si vanta sul web
La Guardia Civil ha rintracciato l'uomo ripreso in un video mentre abbandonava degli elettrodomestici nella zona di Almeria, in Spagna. per lui, multa da 45mila euro
Un uomo è stato sanzionato, in Spagna, con una multa da 45mila euro per aver lanciato un frigorifero da una scarpata. È la stessa Guardia Civil del Paese a confermarlo in un tweet nel quale ha pubblicato anche il video che riprendeva la scena dell'abbandono dell'elettrodomestico. L'episodio è avvenuto ad Almeria.
Il video del lancio del frigorifero
"Rintracciano e multano con 45mila euro il giovane che lanciò il frigorifero in Almeria - si legge nel tweet -. I colleghi di Seprona hanno identificato questo uomo che si è fatto riprendere mentre tirava un frigorifero da una scarpata". Nel video, si sente una persona gridare "riciclando, amo riciclare" mentre un ragazzo, ridendo getta giù l'elettrodomestico.
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Bjorg Lambrecht morto, il ciclista belga vittima di una caduta durante la terza tappa del Giro di Polonia. Aveva 22 anni
È caduto durante il Giro di Polonia, hanno provato a rianimarlo sul posto e poi in ospedale. Ma per Bjorg Lambrecht non c’è stato nulla da fare: il ciclista belga, 22 anni, è morto due ore dopo l’incidente, avvenuto durante la terza tappa del giro, da Chorzów a Zabrze.
Dopo ore di apprensione, la notizia del decesso è stata data dalla sua squadra, la Lotto Soudal: “È avvenuta la più grande tragedia che sarebbe potuta accadere alla famiglia, agli amici e ai compagni di squadra di Bjorg. Riposa in pace, Bjorg”, ha scritto il team sui propri profili social. Secondo una prima ricostruzione, al 40esimo chilometro della tappa, Lambrecht è caduto in un fossato, con un ponticello in cemento, davanti a una casa.
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IL DECRETO SICUREZZA BIS È LEGGE. L’UMANITÀ È UFFICIALMENTE REATO
Un milione di euro di multa per le ong che violano il divieto di ingresso in acque italiane. Arresto obbligatorio per il comandante. Sequestro immediato dell’imbarcazione. La criminalizzazione sistematica e legalizzata di chi salva vite in mare. Un Parlamento calpestato, martoriato e ridotto a maggiordomo dall’esecutivo. La violazione di una decina di articoli della Costituzione e una mezza dozzina di obblighi e trattati internazionali.
Il Decreto Sicurezza Bis passato poco fa in Senato a colpi di fiducia, in un Parlamento e in un paese narcotizzati dal veleno dell’odio e della propaganda, è forse il punto più basso mai toccato da un governo (con la complicità del legislativo) nella storia repubblicana.
Un giorno, non molto lontano, ognuno di noi dovrà rendere conto a se stesso e alla propria coscienza di dov’era, cosa faceva o cosa non ha fatto mentre l’Italia ha introdotto ufficialmente nella propria legislazione il reato di Umanità: chi ha ideato il decreto, chi l’ha proposto, chi l’ha votato, chi non lo ha combattuto, chi si è voltato dall’altra parte, chi si è genuflesso per salvare la poltrona, chi in tutti questi mesi ha gettato benzina sul fuoco dell’odio razziale, chi ha infangato le ong, chi non ha fatto abbastanza per resistere. Ognuno, nel suo grande o nel suo piccolo, ha le propie responsabilità e ci dovrà convivere.
Ma, quando le luci si spengono e le porte si chiudono, rimarranno solo due possibilità: quelli che hanno scelto di difendere l’uomo, il diritto alla vita, contro ogni convenienza e calcolo personale; e quelli che, in nome di una patria, di un confine e dell’obbedienza cieca al leader, hanno condannato a morte centinaia, migliaia di persone, uomini, donne, bambini. E lo hanno fatto in nome e per conto dello Stato italiano.
Ma, quando le luci si spengono e le porte si chiudono, rimarranno solo due possibilità: quelli che hanno scelto di difendere l’uomo, il diritto alla vita, contro ogni convenienza e calcolo personale; e quelli che, in nome di una patria, di un confine e dell’obbedienza cieca al leader, hanno condannato a morte centinaia, migliaia di persone, uomini, donne, bambini. E lo hanno fatto in nome e per conto dello Stato italiano.
lunedì 5 agosto 2019
Nell’aria stanno tornando i pesticidi degli anni ’40. E’ colpa dello scioglimento dei ghiacciai
I ghiacciai dell’Himalaya si stanno sciogliendo, e, insieme all’acqua liquida, si stanno liberando decenni di inquinanti, tra i quali persino pesticidi usati negli anni ’40. Il disastro tra travolgendo la vita acquatica, potenzialmente accumulandosi nella catena alimentare. Il risultato shock arriva da uno studio dell’Institute of Tibetan Plateau Research della Chinese Academy of Sciences.
Studi scientifici di tutto il mondo indicano uno scioglimento generale dei ghiacciai dovuto al riscaldamento globale. Ed era già noto che alcuni tipi di inquinanti potevano restare nei ghiacci (uno studio del 2018, ad esempio, aveva trovato sostanze chimiche nocive in quelli dell’Alaska).
Le sostanze inquinanti possono percorrere lunghe distanze lungo l’atmosfera, usando particelle di polvere e molecole d’acqua come sistemi di trasporto. Si parla anche di migliaia di chilometri prima di cadere sul ghiaccio e restare a quel punto intrappolati.
Alti livelli di contaminazione lontano dalle fonti di inquinamento, noto come paradosso artico, è un fenomeno che si riscontra anche nei ghiacciai di alta montagna come quelli dell’Himalaya che, purtroppo, contengono livelli particolarmente elevati di sostanze nocive per l’ambiente poiché vicini ai Paesi dell’Asia meridionale, tra i più inquinanti del pianeta.
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Corinaldo. Arrestate sette persone per la strage nella discoteca
Accusate di far parte di una banda che usò spray urticante per una rapina, causando il panico nella discoteca Lanterna Azzurra
I carabinieri di Ancona hanno arrestato sette persone per la strage nella discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo del dicembre 2018, in cui, prima di un concerto del rapper Sfera Ebbasta, cinque giovani e una madre 39enne morirono schiacciate nella calca a causa di un momento di panico collettivo.
Sei delle persone arrestate hanno tra i 19 e i 22 anni, tutte residenti nella provincia di Modena e ritenute parte di una banda che si dedicava a furti e rapine nelle discoteche della zona. L'accusa è di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti con strappo e rapina; sei di loro sono accusati anche di omicidio preterintenzionale plurimo e lesioni personali ai danni di altre 197 persone che rimasero ferite nella calca seguita alla diffusione dello spray al peperoncino nella discoteca.
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Addio a "Capitan Ottimista": il giovane pediatra che prescriveva sorrisi per i suoi piccoli pazienti
Tra i reparti d'ospedale, in cui si verificano molti momenti di gioia ma anche di grande difficoltà, spesso si dà molto valore alle cure e ai farmaci e poco allo stato d'animo del paziente, che può avere un grande impatto sull'andamento di una malattia. Ciò è particolarmente importante nei reparti dedicati ai più piccoli, i quali risentono maggiormente dell'atmosfera rigida e triste che normalmente si viene a creare.
Per questo molte associazioni e medici si adoperano, ciascuno con i propri mezzi, per rendere la permanenza dei bambini all'interno degli ospedali più gioiosa possibile, riempiendo le loro giornate con attività e spettacoli che distraggano bambini e genitori dalla difficile realtà. Una di queste persone era il dottor Antonio Javier Cepillo, da tutti conosciuto come "Capitan Ottimista".
Il giovanissimo pediatra lavorava nell'ospedale di Albacete, una cittadina dell'entroterra spagnolo. Dopo tre anni di servizio, nel 2016 era stato diagnosticato a lui stesso un nodulo, che lo aveva trasformato di colpo da medico a paziente.
Il giovanissimo pediatra lavorava nell'ospedale di Albacete, una cittadina dell'entroterra spagnolo. Dopo tre anni di servizio, nel 2016 era stato diagnosticato a lui stesso un nodulo, che lo aveva trasformato di colpo da medico a paziente.
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Secondo noi. Da un ministro si attendono parole decenti e onorevoli
Dovrebbe fermarsi un minuto, il ministro dell’Interno, a pensare a un Paese, il suo, il nostro, l’Italia, in cui tutti parlano come lui. «Zingaraccia, ora arriva la ruspa», riferito a una persona rom che pure avrebbe pronunciato una frase gravissima. Parole che arrivano – coincidenza infausta, e quasi annichilente – alla vigilia del 2 agosto, 75esimo del genocidio nazista di rom e sinti.
«Vada a fare le foto ai bambini visto che le piace tanto», è la risposta del ministro, allusiva e al limite della diffamazione, al videomaker che ha il torto di averlo messo in difficoltà con la vicenda della moto d’acqua della Polizia che ha portato suo figlio sedicenne a fare un giro al Papeete beach di Milano Marittima.
Insomma immagini, il ministro dell’Interno Matteo Salvini, un Paese in cui ogni cittadino si sente libero di rispondere a un insulto con un insulto al quadrato o di catalogare – per disprezzarli – gli esseri umani. E ancora immagini, il ministro Salvini, un Paese in cui ogni persona rivestita di autorità derida chi gli pone domande sgradite. Questa Italia già così difficile da governare diventerebbe una giungla, un farwest, un 'tutti contro tutti' dissennato e pericoloso. Qualcuno sostiene che a questo punto ci siamo già arrivati.
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domenica 4 agosto 2019
Nuova sparatoria in Usa, nove morti in Ohio
E' quanto segnalano i media locali a poche ore dalla strage a El Paso. Un assalitore sarebbe stato ucciso
Ancora una sparatoria negli Stati Uniti, a Dayton in Ohio a poche ore dalla strage a El Paso e il cui bilancio, stando a quanto riferito dalla polizie, è di 9 morti e 16 feriti. Stando agli ultimi aggiornamenti del Dayton Daily News la polizia è intervenuta dopo la segnalazione della presenza di uno "sparatore attivo" nella zona nelle prime ore del mattino di oggi. Si cercherebbe anche un secondo uomo che potrebbe aver lasciato la zona a bordo di una jeep scura. Stando alle prime indicazioni sulla sparatoria in queste ore a Dayton, in Ohio, un autore sarebbe già stato ucciso.
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Allarme caldo, la Groenlandia si scioglie
Perdita record di ghiaccio, 10 miliardi di tonnellate in un giorno, per le temperature torride
L'ondata di caldo eccezionale che ha investito il Nord Europa non ha risparmiato nemmeno la Groenlandia, accelerando lo scioglimento del ghiaccio nella più grande isola del mondo, in piena zona artica: ben dieci miliardi di tonnellate si sono disperse nell'oceano in un solo giorno. L'allarme è stato lanciato dall'Istituto Meteorologico della Danimarca (di cui la Groenlandia è territorio semi-autonomo). Il picco dello scioglimento dei ghiacciai si è verificato mercoledì, e in tutto luglio si parla di 197 miliardi di tonnellate: un miliardo di tonnellate, per avere un termine di paragone, corrisponde al contenuto d'acqua di 400mila piscine olimpioniche.
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Sparatoria in un supermarket in Texas, 20 vittime
Arrestato un giovane di 21 anni. Investigatori, 'crimine d'odio'
Un'altra sparatoria insanguina l'America, a pochi giorni da quella messa a segno da un giovane suprematista bianco al food festival in California. Questa volta il teatro della tragedia è un affollato supermercato della catena Walmart di El Paso, Texas, la città del candidato presidenziale Beto O'Rourke. Un supermercato all'interno del grande centro commerciale Cielo Vista, un nome poetico che ricorda Cielo Drive, l'indirizzo di Beverly Hills in cui 50 anni fa la setta Manson mise a segno il suo delitto più brutale. Il bilancio dell'ultima strage sarebbe di 20 vittime, di cui 4 bambini, secondo alcuni media locali. Il sospetto arrestato per la sparatoria in Texas è un giovane bianco di 21 anni, che avrebbe usato un il fucile d'assalto Ak-47. Le prime immagini del sospetto arrestato per la sparatoria in Texas, riprese dalle videocamere di sorveglianza e già diffuse da alcuni media, mostrano un giovane bianco di corporatura normale, pantaloni chiari e t-shirt scura, penetrare nel centro commerciale dall' ingresso di un parcheggio con un fucile puntato e un paio di cuffie alle orecchie, probabilmente per attutire il rumore dei colpi.
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venerdì 2 agosto 2019
Pozzi del Basso Pieve, altri due contaminati: ora sono 11
Si estende il caso dei pozzi contaminati nell’area del basso Pieve, a Novi Ligure. Ne sono stati trovati altri due. Ora sono 11 in tutto
NOVI LIGURE — Si estende il caso dei pozzi contaminati nell’area del basso Pieve, a Novi Ligure. L’Arpa, l’Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente, nei giorni scorsi ha informato il Comune che altri due pozzi risultano inquinati da cloroformio, tetracloroetilene e tricloroetilene. Si tratta di contaminazioni di molto inferiori rispetto a quelle riscontrate a inizio anno, quando erano state accertate concentrazioni centinaia di volte oltre il limite di legge. Tuttavia la preoccupazione rimane alta, perché l’origine dell’inquinamento è ancora sconosciuta.
In un primo pozzo, situato all’altezza di via Principe Lucedio 41, l’Arpa ha trovato cloroformio pari a 0,17 microgrammi per litro (il limite è di 0,15); presente anche tetracloroetilene, ma a una concentrazione di 0,13 microgrammi per litro a fronte del limite normativo di 1,1. In un secondo pozzo, all’altezza di via San Giovanni Bosco 175, a preoccupare è proprio tetracloroetilene, il cui valore si è attestato a 1,7 microgrammi per litro; è stato trovato anche tricloroetilene (0,11 microgrammi per litro a fronte di un limite di 1,5).
Per entrambi i pozzi è scattato il divieto di utilizzo, sia per uso potabile che per altri scopi. Con i due pozzi appena chiusi, salgono a 11 quelli che risultano inquinati nella zona del basso Pieve: tre nell’area della casa di riposo Serenella (da dove è partita la campagna di indagine), tre in strada Dragonara, uno in viale Regione Piemonte (presso il Formificio Milanese), uno all’altezza di via Lucedio 19 e infine uno all’altezza di via Monte Santo 13. Anche il laghetto del Cipian – nei pressi della rotonda tra 35 bis e 35 ter – è risultato inquinato.
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I migranti siamo noi. Cresce il numero di italiani che lasciano il Paese
Secondo la Farnesina, nel 2018 erano 5.114.469 gli italiani all’estero. Il 2,8% in più rispetto al 2017 e il 64,7% in più rispetto al 2006. Portogallo, Brasile e Thailandia le mete preferite
L’Italia deve fare i conti con un flusso migratorio perennemente in crescita. Ma barconi e rifugiati questa volta non c’entrano: il dato allarmante riguarda proprio gli italiani che, sempre più numerosi, fanno le valige e lasciano il Paese. Secondo i dati della Farnesina, presi in esame dalla Stampa, nel 2018 erano 5.114.469 gli italiani all’estero. Il 2,8% in più rispetto al 2017 e il 64,7% in più rispetto al 2006 quando l’Aire (l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero) ne contava ‘solo’ 3,1 milioni. A sorpresa, inoltre, non sono solo i giovani a decidere di rifarsi una vita altrove: sono sempre più numerosi gli anziani che scelgono una meta esotica per il loro “buon retiro".
Chi sono gli italiani con la valigia?
Il 37,4 per cento ha un’età compresa tra i 18 e i 34 anni.
La maggioranza degli espatriati (56%) si trova oggi nella forbice compresa tra i 18 e i 44 anni, a cui si deve aggiungere un 19% di minorenni (24.570 minori di cui il 16,6% ha meno di 14 anni e l’11,5% meno di 10 anni). Un dato che indica che a spostarsi sono interi nuclei familiari e non più solo singoli.
La maggioranza degli espatriati (56%) si trova oggi nella forbice compresa tra i 18 e i 44 anni, a cui si deve aggiungere un 19% di minorenni (24.570 minori di cui il 16,6% ha meno di 14 anni e l’11,5% meno di 10 anni). Un dato che indica che a spostarsi sono interi nuclei familiari e non più solo singoli.
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giovedì 1 agosto 2019
Ponte Morandi: per i periti, difetti esecutivi e poca manutenzione
Depositata la relazione sul quesito del primo incidente probatorio. Elevato grado di corrosione per i trefoli in acciaio. Prorogato lo stato di emergenza
"Difetti esecutivi" rispetto al progetto originario e degrado e corrosione di diverse parti dovuti alla "mancanza di interventi di manutenzione significativi". Lo scrivono i tre periti del gip Angela Nutini nella risposta al secondo quesito del primo incidente probatorio per il crollo del ponte Morandi. I periti hanno esaminato le condizioni di conservazione e manutenzione dei manufatti non crollati e delle parti precipitate. I periti hanno analizzato i reperti, ma anche effettuato carotaggi e analisi sia sulle parti crollate (quelle della pila 9) che quelle rimaste in piedi. Per quanto riguarda il reperto 132 (l'ancoraggio dei tiranti sulle sommità delle antenne del lato Sud), considerata dalla procura la prova regina perché è il punto che si sarebbe staccato per primo, i periti hanno individuato nei trefoli "uno stato corrosivo di tipo generalizzato di lungo periodo, dovuto alla presenza di umidità di acqua e contemporanea presenza di elementi aggressivi come solfuri e cloruri". I tre esperti, nella loro relazione, hanno analizzato i reperti, ma anche effettuato carotaggi e analisi sia sulle parti crollate (quelle della pila nove) che quelle rimaste in piedi (non solo la 10, ma anche le altre).
In particolare per quanto riguarda il reperto 132 (l'ancoraggio dei tiranti sulle sommità delle antenne del lato Sud), considerata dalla procura di Genova la prova "regina" perché è il punto che si sarebbe staccato per primo, i periti hanno individuato nei trefoli "uno stato corrosivo di tipo generalizzato di lungo periodo, dovuto alla presenza di umidità di acqua e contemporanea presenza di elementi aggressivi come solfuri, derivanti dello zolfo, e cloruri". L'inchiesta vede indagate 71 persone, insieme alle due società Autostrade e Spea. I reati, a vario titolo, sono di omicidio colposo, omicidio stradale colposo, disastro colposo, attentato alla sicurezza del trasporti e falso. I trefoli di acciaio dentro i tiranti della pila 9 del ponte Morandi, quella crollata il 14 agosto 2018, avevano un grado elevato di corrosione. E' quanto scrivono i tre periti del gip nella relazione del primo incidente probatorio. Il 68% dei trefoli del gruppo primario, situato all'interno del tirante, e l'85% dei trefoli situati più all'esterno, avevano una riduzione di sezione tra il 50% e il 100%.
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Incendi «senza precedenti» in Siberia e Alaska, a nord del circolo polare artico
Alcuni roghi sono così estesi da coprire una superficie pari a quella di 100mila campi da calcio. Secondo una stima prudente, la quantità di anidride carbonica che hanno immesso nell’atmosfera è pari a quella prodotta dalla Svezia in un anno
Un’immagine satellitare di Nasa mostra l’estensione di alcuni incendi e la spirale di fumo (Foto: Nasa) |
È da oltre un mese, ormai, che gli incendi stanno devastando vaste aree della Siberia e dell’Alaska, oltre il circolo polare artico. Coinvolta anche, in misura minore, la Groenlandia. Sono almeno cento, secondo il Copernicus Atmosphere Monitoring Service (Cams), i roghi di durata e intensità significativa che si sono verificati a nord del circolo polare artico a partire da giugno. Le foreste di questi territori sono da sempre interessate da incendi, ma questa volta il fenomeno è «senza precedenti». A definirlo così sono sia il Cams (che dipende dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine) sia l’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm). Gli incendi di quest’anno, oltre ad essere iniziati un mese prima del solito, sono straordinari sia per la loro durata, sia per la loro estensione territoriale. E stanno immettendo nell’atmosfera quantità enormi di anidride carbonica: secondo l’Omm, nel solo mese di giugno questi roghi hanno prodotto la stessa quantità di CO2 emessa in un anno dalla Svezia. E non è che una stima parziale, che alcuni scienziati ritengono già superata.
Le cause
Le aree più coinvolte sono Alaska e Siberia, dove alcuni roghi — secondo l'Organizzazione meteorologica mondiale — sono stati così estesi da coprire una superficie pari a quella di 100mila campi da calcio. Sia nello Stato americano, sia nella regione settentrionale della Russia quest’anno sono state registrate temperature insolitamente alte, che contribuiscono a rendere gli incendi più probabili e più estesi, perché fanno crescere più arbusti che poi, una volta seccati, bruciano facilmente, ad esempio se vengono colpiti da un fulmine. Il caldo, inoltre, asciuga terreni che normalmente sono ricchi di acqua e per questo immuni alle fiamme. È il caso, ad esempio, dei depositi naturale di torba, che già nel 2010, in alcune regioni nord-orientali della Russia, hanno alimentato un incendio durato settimane che costrinse le autorità a dichiarare lo stato di emergenza. Oppure del devastante incendio della tundra artica che ha interessato l’Alaska nel 2007, che ridusse in cenere un’area di oltre 1000 kmq: poco meno dell’estensione dell’intera provincia di Imperia.
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