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lunedì 5 agosto 2019

Secondo noi. Da un ministro si attendono parole decenti e onorevoli

Dovrebbe fermarsi un minuto, il ministro dell’Interno, a pensare a un Paese, il suo, il nostro, l’Italia, in cui tutti parlano come lui. «Zingaraccia, ora arriva la ruspa», riferito a una persona rom che pure avrebbe pronunciato una frase gravissima. Parole che arrivano – coincidenza infausta, e quasi annichilente – alla vigilia del 2 agosto, 75esimo del genocidio nazista di rom e sinti.
«Vada a fare le foto ai bambini visto che le piace tanto», è la risposta del ministro, allusiva e al limite della diffamazione, al videomaker che ha il torto di averlo messo in difficoltà con la vicenda della moto d’acqua della Polizia che ha portato suo figlio sedicenne a fare un giro al Papeete beach di Milano Marittima.
Insomma immagini, il ministro dell’Interno Matteo Salvini, un Paese in cui ogni cittadino si sente libero di rispondere a un insulto con un insulto al quadrato o di catalogare – per disprezzarli – gli esseri umani. E ancora immagini, il ministro Salvini, un Paese in cui ogni persona rivestita di autorità derida chi gli pone domande sgradite. Questa Italia già così difficile da governare diventerebbe una giungla, un farwest, un 'tutti contro tutti' dissennato e pericoloso. Qualcuno sostiene che a questo punto ci siamo già arrivati.

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