Dai 2,2 milioni di banchi monoposto ancora da consegnare alle 60mila cattedre non assegnate, ai 70mila alunni con disabilità (il 59% del totale) che non avranno più il docente di sostegno che li seguiva l'anno scorso, i nodi da sciogliere sono più di uno. La ministra Azzolina: «Piccole criticità nessuno le nega: le stiamo risolvendo in un periodo difficilissimo»
Una ripartenza con qualche incognita. Rimasta per oltre sei mesi chiusa a causa del lockdown imposto dal Covid-19, la scuola riapre. Non ovunque e, anche dove tutto è pronto, con modalità a macchia di leopardo. Orari ridotti per la prima settimana, attesa di banchi e mascherine ma soprattutto dei docenti perché le nomine degli insegnanti di ruolo sono ancora in corso. Oltre 5,6 milioni di alunne e alunni riprenderanno le lezioni, stando ai dati forniti dal ministero dell'Istruzione. Al di là delle dichiarazioni e delle polemiche politiche che non sono nuove in un settore che coinvolge la quotidianità delle famiglie, sono infatti i numeri che, in una situazione complessa come questa, possono far capire a che punto siamo.
È la scuola capace di intercettare diversi ambiti: l'istruzione appunto, ma anche la salute, il trasporto, la sfera sociale. Ed è la scuola che, per queste sue caratteristiche, diventa un banco di prova per la ripartenza dopo gli amari giorni della pandemia. «Piccole criticità nessuno le nega: le stiamo risolvendo in un periodo difficilissimo», ha sottolineato la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. «Ci saranno difficoltà, disagi, soprattutto all'inizio», ha riconosciuto il premier Giuseppe Conte in un messaggio su Fb pubblicato alla vigilia della riapertura.
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