La visita del presidente della Repubblica con il ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina nel Comune veneto dove le scuole hanno chiuso per prime causa Covid
VO' EUGANEO - "Un Paese non può dividersi sull'esigenza di sostenere e promuovere la sua scuola. Oggi la riapertura della scuola è una prova per la Repubblica. Per tutti. Nessuno escluso". Sergio Mattarella guarda negli occhi gli alunni di Vo', ma parla alla nazione e al mondo politico, squassato dalle polemiche nel giorno della riapertura della scuola dopo il doloroso lockdown. Vo', dove tutto è cominciato - qui c'è stato il primo morto per Covid, il pensionato Adriano Trevisan, 78 anni, e questa, insieme a Codogno, è stata la prima zona rossa d'Italia - lo accoglie con i tricolori affissi ad ogni balcone e un lungo applauso.
Aria di festa all'ombra dei Colli Euganei, i bambini con i cappellini bianchi o rossi o verdi, attendono pazienti il discorso del Presidente. Mattarella ricorda che la "scuola è una sfida decisiva per la società e ripartire da Vo' dà ancora più il senso di come questa sfida riguardi l'intero Paese".
Chiudere la scuola è stata una decisione "necessaria e dolorosa". Non sono parole vuote. La scuola è per un cattolico democratico come il Capo dello Stato il fondamento morale del nostro vivere civile, il primo mattone dello Stato. Mattarella è stato ministro della Pubblica istruzione e conosce benissimo un mondo che "è lo specchio della società, di cui riflette difficoltà e aspettative".
C'è un passaggio che può essere letto come un affondo contro i negazionismi, laddove dice che "la scuola deve formare cittadini consapevoli s sconfiggere l'ignoranza con la conoscenza e a fermare le paura con la cultura".
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