Alessandria - L’arresto di Giuseppe Caridi, 54 anni, nell’ambito di un’operazione contro la ‘ndrangheta nel Basso Piemonte ha colto tutti di sorpresa. Consigliere comunale del Pdl, presidente della Commissione Politiche del territorio, l’altra sera aveva partecipato alla seduta di Palazzo Rosso, conclusa dopo mezzanotte. Poche ore più tardi nella sua abitazione della frazione Lobbi sono arrivati i carabinieri del Ros con l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa, con altre 18, dal gip di Torino, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia. L’accusa per tutti è di concorso in associazione mafiosa. Caridi si trova rinchiuso nel carcere di San Michele, potrebbe essere interrogato oggi, assistito dagli avvocati Tino Goglino e Alexia Cellerino. Tutti gli arrestati, abitanti tra Alessandrino, Astigiano e Cuneese, sono ritenuti esponenti di vertice delle cosche della ‘ndrangheta nel Basso Piemonte. Secondo l’ipotesi dell’accusa, Caridi è stato affiliato con la qualifica di “picciotto” pur essendo consigliere comunale. Il problema, è stato spiegato ieri nella conferenza stampa tenuta a Torino è stato superato “in base alla regola che anche un politico, se capace di adeguarsi alle regole dell’associazione, può rivelarsi utile per l’associazione stessa”. Secondo gli investigatori, la sua affiliazione risale a dopo l’elezione in consiglio comunale, ma sarebbe precedente alla nomina a presidente della commissione Politiche del Territorio. Non appena gli uffici di Palazzo Rosso riceveranno copia o comunicazione della misura restrittiva, nella prima seduta del consiglio comunale si procederà alla sostituzione temporanea con il candidato che segue nella stessa lista.
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