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venerdì 25 febbraio 2011

Scosse in montagna, il Veneto trema

Gabrielli: "Cittadini preparatevi"

E’ da un mese che gli abitanti di Vittorio Veneto non dormono tranquillamente la notte. A "disturbare" il sonno sono dei boati che echeggiano per tutta la Val Lapisina, in un’area incuneata tra le prealpi bellunesi e il Trevigiano. A Fadalto, località di Vittorio Veneto, a rompere il sonno dei valligiani sono delle micro-scosse sismiche, dei "terremoti in miniatura" che non fanno tremare la terra ma che emettono dei boati.


Il prefetto Franco Gabrielli, capo della Protezione civile subentrato a Bertolaso si è interessato alla questione e ha preso in considerazione l’ipotesi che queste scosse potrebbero essere un'avvisaglia per un sisma imminente vero e proprio. "Ai cittadini non dico state tranquilli, ma preparatevi - ha spiegato Gabrielli - Primo: serve una verifica delle abitazioni, lo stesso cittadino deve farlo. Secondo: bisogna seguire alcune elementari norme precauzionali".
Sul rischio sismico Gabrielli aveva ricordato che Fadalto fa parte dei duemila comuni italiani a rischio sismico 2 (come L'Aquila) e aveva aggiunto che in 40 anni ci sono stati in Italia 800 sciami sismici che non hanno portato a niente, tranne a L'Aquila. Dopo l’attenzione posta da Gabrielli sulla possibilità di un imminente sisma, oggi in municipio a Vittorio Veneto un incontro per organizzare la simulazione di un piano di evacuazione per rischio sismico ma soprattutto per informare la popolazione sui comportamenti da adottare nell'eventualità in cui la terra tra la Val Lapisina e l'Alpago dovesse iniziare a tremare.

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La crisi non tocca casa Berlusconi 118 milioni di dividendi per il premier

Conti d'oro malgrado la recessione per le aziende di famiglia del presidente del consiglio. Dai conti chiusi il 30 settembre Marina ha incassato cedole per 12 milioni di euro e Piersilvio per 5 milioni. Nelle casse delle 4 holding personali del capofamiglia circa 544 milioni di liquidi

di ETTORE LIVINI

MILANO - La crisi non abita ad Arcore. Mentre l'Italia fatica a ripartire, le casseforti di casa Berlusconi - otto società familiari cui fa capo il 100% di Fininvest - archiviano l'ennesimo bilancio d'oro e girano un altro super-assegno alla dinastia del Cavaliere. Il Presidente del Consiglio si è messo in tasca in questi giorni 118 milioni di dividendi in contanti, Marina ha incassato dalla sua Holding quarta 12 milioni, Piersilvio - titolare della Holding quinta - si è accontentato di 5 milioni, mentre la Holding quattordicesima ha regalato a Barbara, Eleonora e Luigi  - i figli di Veronica Lario - un assegno di 10 milioni a testa.

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Milleproroghe approvato nel caos scontro in aula, il Pdl attacca Fini

Dopo il voto di fiducia con 309 voti a favore e 287 contrari, la maggioranza approva il maxiemendamento (300 voti a favore, 277 contrari) nel corso di una seduta infuocata. Cicchitto al presidente della Camera: "Con lei situazione insostenibile". Ora il testo passa al Senato

ROMA - La Camera dà il via libera al Milleproroghe con 300 voti favorevoli e 277 contrari. Il provvedimento passa ora all'esame del Senato dove domani è prevista l'approvazione in via definitiva. L'Aula della Camera aveva approvato in mattinata la fiducia sul maxiemendamento al dl Milleproroghe. A favore hanno votato 309 deputati, 287 contro. Alle 14 sono iniziate quindi le dichiarazioni di voto sul provvedimento.

La seduta alla Camera è stata però infuocata, fino all'attacco diretto del Pdl a Gianfranco Fini: "Caro presidente, con la sua presidenza della Camera siamo in una situazione istituzionalmente insostenibile. C'è un contrasto tra la sua figura e quella di leader di partito", ha detto il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto rivolto a Fini che presiedeva il dibattito sul Milleproroghe."Ne convengo - ha replicato Fini - la situazione è istituzionalmente insostenibile".

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Devastati dalla droga: le foto prima e dopo

Un prima e dopo che non ha bisogno di troppe parole. Le persone fotografate in queste immagini sono tutte affette da dipendenza da droga e queste foto segnaletiche le ritraggono dopo degli arresti per furti a distanza di anni. Il confronto tra la prima immagine e la seconda, scattata alcuni anni dopo, è servito da spunto al Multnomab County Sheriff's Office per la realizzazione di una campagna fotografica, dal titolo "Faces of Meth", sugli effetti delle droghe sull'uomo.

Le foto

Ovada, frana la via del fiume

Costata 600 mila euro, è sempre più accidentata . Manutenzione inesistente


La “via dei fiumi” è franata nel tratto che va dal ponte della Veneta e dall'ex centrale elettrica dei Frati a via Lung'Orba Mazzini, una delle due circonvallazioni della città. Sicuramente il cedimento è stato causato dalle recenti lunghe settimane di pioggia. Le precipitazioni hanno ingrossato i torrenti e scavato nelle spalliere di sostegno. Ma è solo l’ultimo guaio che si abbatte su questo percorso ambientale e attrezzato che si snoda intorno a Ovada e dovrebbe attrarre turisti, mentre sempre più spesso diventa un peso difficile da sostenere per l’amministrazione della città e un bene poco fruibile per i cittadini.
Ci mancava la frana a complicare la vita tormentata della “via dei fiumi”, costellata di buche, di pozze e di solchi fangosi che costringono chi si avventura lungo il suo percorso a inattesi slalom per uscirne senza troppi danni e senza conseguenze per il proprio mezzo a due ruote.In primavera e d’estate alcuni punti della strada sono ostruiti da barriere di vegetazione spontanea che impediscono di proseguire.

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Gheddafi alla tv: "Al Qaeda arma nostri figli" Battaglia a Zawia. Insorti puntano a Tripoli

Ancora una giornata di tensione in Libia. Il rais parla di nuovo, ma questa volta lo fa senza apparire davanti alle telecamere: "Rivoltosi sono controllati con la droga". Due C130 rimpatriano nostri connazionali. Un gruppo di giornalisti italiani malmenati all'aeroporto. Probabile presenza di mercenari italiani tra i miliziani del Rais

TRIPOLI - "Al Qaeda è qui": Muammar Gheddafi punta di nuovo il dito contro il "terrorismo internazionale" come matrice della rivolta in corso del Paese; parlando in collegamento telefonico alla televisione di Stato, il rais definisce le proteste "una farsa organizzata dai giovani controllati con la droga", una farsa "a cui dovremo porre fine", minaccia. Testimoni riferiscono infatti di nuovi raid dell'aviazione libica a Tripoli contro i manifestanti civili e spari contro la folla si segnalano anche nei pressi dell'abitazione di Gheddafi. E si combatte ancora a Misurata e a Zawia - ai cui abitanti si è rivolto Gheddafi nel suo discorso - rispettivamente a est e ovest della capitale, mentre nuovi  scontri sono stati registrati a Ghariyan. Gheddafi è sempre più accerchiato. Il regime, ha ormai perso il controllo della Cirenaica e di tutte le città delle costa eccetto Tripoli mentre prime rivolte si segnalano al sud e per domani l'opposizione si preparerebbe a una resa dei conti a Tripoli. "Dal quartier generale della nuova Bengasi apprendiamo che le città liberate si stanno coordinando per sferrare un'offensiva congiunta contro Tripoli - racconta l'inviato di Repubblica, Pietro Del Re da Bengasi -. Da qui, così come da altri luoghi liberati, si sono mossi auto e camion carichi di uomini armati che sarebbero ormai nelle vicinanze di Tripoli".

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giovedì 24 febbraio 2011

La polizia caccia Genchi: ha parlato male del Cavaliere

Il super poliziotto informatico, artefice di decine di arresti mafiosa, replica: "S'è avverato il sogno del premier che mi aveva definito il più grande scandalo della Repubblica". Eppure dopo 25 anni, da ieri, non è più nella polizia
“Non sono più un poliziotto. S’è avverato il sogno di Silvio Berlusconi che già dal 24 gennaio 2009, riferendosi a me, parlava del più grande scandalo della Repubblica. Se questo provvedimento fosse stato adottato a Milano, invece che a Roma, forse qualcuno avrebbe aperto un fascicolo d’indagine. Mi hanno tolto la divisa ma non possono riuscire a togliermi la dignità”. Dopo 25 anni, da ieri, Gioacchino Genchi, vice questore della Polizia di Stato, è fuori dal servizio: destituito per motivi disciplinari. “È un provvedimento illegittimo – continua Genchi – ricorrerò al Tar”.


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Rais accusa bin Laden e minaccia stop petrolio

Gheddafi parla in tv via telefono: rivolta farsa. Napolitano: nessun veto dell'Italia a sanzioni Ue

Nuovo discorso del rais. Stavolta parla in tv via telefono e accusa: richieste dei ribelli dettate da bin Laden. Poi minaccia: stop al petrolio se la situazione peggiora.

'Terminal petroliferi in mano ai rivoltosi'. Lo affermano abitanti di Bengasi.

Gheddafi intanto sarebbe asserragliato con una decina di uomini della sicurezza a lui fedeli in un bunker sotterraneo insistenti le voci di una sua imminente fuga dal Paese. della caserma di Bab al Aziziya, sobborgo meridionale di Tripoli. Ma si fanno sempre più
insistenti le voci di una sua imminente fuga dal Paese.

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La festa di Bengasi, città liberata «Ora vogliamo la democrazia»

Fori di proiettili su tutti i palazzi del governo. E al posto del regime c'è un Comitato di 15 saggi

BENGASI - Il Risorgimento della Libia è cominciato dalla sua seconda città per ordine d'importanza. Le cinque giornate di Bengasi anticipano e preparano il propagarsi della sommossa a Tripoli. Dal quindici al venti febbraio sono stati giorni ritmati dal crescendo delle violenze. Il punto di non ritorno fu il diciassette, quando diventò evidente che la rivoluzione stava trionfando. Ora sono in tanti a contare il numero dei morti e dei feriti in successione storica. Nessun dato ufficiale ancora. «Tra i 200 e 300 morti, quasi 1.000 feriti», sono le cifre più diffuse. E c'è chi cerca di fornire il numero delle vittime giorno per giorno, localizzando anche le zone della città più insanguinate. «Due morti il quindici febbraio sul lungomare; 37 il sedici di fronte al palazzo del ministero degli Interni; 32 il diciassette verso il tribunale; 75 il diciotto tra l'ospedale e il cimitero dove transitavano i cortei funebri; 23 il diciannove presso l'hotel e la caserma dove stavano i mercenari africani di Gheddafi; 57 il venti nelle periferie», computa con fare attento Atef Al Hassan, un ingegnere trentenne che sta cercando di organizzare un centro stampa nella speranza di accogliere al meglio i giornalisti. È un fatto ormai tipico nelle rivoluzioni che scuotono il Medio Oriente, avviene a Tunisi, al Cairo, in Yemen: i giovani vogliono la stampa, cercano di apparire, di esserci, non vedono più i reporter stranieri nella veste di «spie al servizio di America e Israele», come avveniva spesso da queste parti sino a pochi anni fa, ma alleati e amici, ambasciatori di quella modernità della comunicazione che ora anche loro vorrebbero disperatamente condividere. 

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Catanzaro, vietano al compagno down di andare in gita: tutta la classe rinuncia

I genitori del ragazzo discriminato hanno denunciato la donna alla polizia

La dirigente di una scuola di terza media voleva anche che i ragazzi mentissero al disabile sulle future uscite

MILANO - Un gesto di solidarietà. Gli studenti di una scuola media di Catanzaro si sono rifiutati di andare in gita con l'istituto, dopo il rifiuto opposto dalla dirigente alla partecipazione di un loro compagno disabile all'uscita didattica della propria classe. A rendere nota la vicenda è Ida Mendicino, responsabile del coordinamento regionale per l'integrazione scolastica e Consulente legale nazionale dell'Associazione Sclerosi Tuberosa. «I genitori del ragazzo, affetto da sindrome di Down - spiega - hanno dovuto ricorrere all'autorità di polizia per far rispettare il diritto allo studio del proprio figlio, in linea con la normativa di riferimento, in particolare con le note ministeriali le quali espressamente asseriscono che le gite rappresentano un'opportunità fondamentale per la promozione dello sviluppo relazionale e formativo di ciascun alunno e per l'attuazione del processo di integrazione scolastica dello studente diversamente abile, nel pieno esercizio del diritto allo studio». 

LA VICENDA - Successivamente a tale episodio, secondo Mendicino, la dirigente «ha aggravato la propria posizione allorché ha manifestato ai docenti l'intenzione di non autorizzare in futuro alcuna uscita dello studente affetto da sindrome di Down ed ha chiesto ai compagni di classe di non portare a conoscenza del ragazzo le date delle future gite ed uscite in programmazione, motivando tale richiesta con la scarsa capacità dello stesso ad apprendere a causa della sua infermità genetica». Ma l'invito è stato immediatamente declinato dai compagni, ragazzi di terza media, i quali hanno dichiarato che avrebbero preferito rinunciare tutti alle gite pur di non veder discriminato il loro compagno. «Raccontiamo volentieri - dice Mendicino - l'episodio occorso in quanto segnale importante di cambiamento in una generazione spesso tacciata di eccesso di individualismo e di scarso senso di solidarietà. Un plauso ai ragazzi dell'istituto comprensivo di Catanzaro che si sono dimostrati vera speranza di maturazione del tessuto sociale rispetto agli esempi che spesso provengono dal mondo dei grandi».

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Il petrolio vola verso i 120 dollari

Brent ai massimi dal 2008

SINGAPORE
Il prezzo del petrolio continua a volare ai massimi da due anni e mezzo, con il Brent verso quota 120 dollari e il Light crude oltre 101 dollari. Sul circuito elettronico il Brent schizza in alto di oltre 8 dollari a un massimo dal settembre 2008 di 119,79 dollari. I future sul Light crude crescono di 3,41 dollari a 101,52 dollari, per la prima volta dall’ottobre 2008. I mercati temono che i disordini della Libia possano contagiare altri Paesi arabi produttori di greggio.


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Sesso in cella per dieci anni Un’assassina tra le preferite

Carcere a luci rosse: le carte segrete su direttore e agenti

Ana Marleholm in una foto del 2003
«Gemma Benetello, detenuta dal 2001 al 2007, ricorda che sin dai primi tempi, la notte, sentiva che venivano aperte delle celle e le detenute uscivano per poi rientrare dopo qualche ora. Non riusciva a vedere chi venisse ad aprire, ma tra le detenute stesse si diceva che le donne andassero a consumare rapporti sessuali con le guardie». Gemma Benetello è un’insegnante di musica in pensione, che nell’agosto di dieci anni fa, cinquantenne, strangolò a Sanremo l’anziana Lisette Schaeffer, perché non voleva riassumerla come badante. E però diventa una delle testimoni che hanno alzato il velo sul carcere a luci rosse di Pontedecimo. Dove, si scopre adesso, per anni decine di recluse avrebbero dovuto concedersi all’ex direttore Giuseppe Comparone (oggi in pensione) e forse ad alcuni agenti. Consumando rapporti sessuali nelle cucine, in alloggi privati, in auto, persino in un «boschetto». L’unico obiettivo delle “vittime” era garantirsi un permesso in più o migliori condizioni dietro le sbarre. E anche un’assassina sarebbe stata premiata per il suo silenzio.
Comparone, nei giorni scorsi, è stato condannato a 2 anni e sei mesi per corruzione a sfondo sessuale e falso. Ora, dalle motivazioni della sentenza, nuove clamorose rivelazioni.

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Milleproroghe: Governo pone fiducia su maxiemendamento

Già ieri sera il governo aveva annunciato l'intenzione di porre la fiducia

ROMA - Il governo ha posto la fiducia sul maxiemendamento interamente sostitutivo del decreto milleproroghe che aveva ricevuto rilievi da parte del Capo dello Stato e che è all'esame della Camera. Già ieri sera il governo aveva annunciato l'intenzione di porre la fiducia.
Il Senato resterà aperto anche sabato per consentire il via libera finale al decreto milleproroghe, ora all'esame della Camera. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama, che prevede l'esame del decreto nelle commissioni Affari costituzionali e Bilancio venerdì, mentre sabato 26 febbraio approderà in aula alle ore 11 e le dichiarazioni di voto sono previste alle 14 con la diretta tv e il voto finale intorno alle 15.

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Gheddafi nel bunker di Tripoli, in arrivo migliaia di mercenari

Gli oppositori al regime hanno preso il controllo di molte città 

I miliziani africani si stanno dirigendo verso Tripoli per portare rinforzi al leader 

TRIPOLI - La Libia di Gheddafi si sta stringendo sempre di più, in mezzo a un bagno di sangue di cui ancora mancano i confini reali. Gli oppositori al regime hanno preso il controllo di diverse città vicine alla capitale libica mentre, secondo le ultime notizie, il Colonnello è asserragliato a Tripoli, in un bunker. Lo riferisce di nuovo la rete al Arabiya secondo cui le truppe ancora fedeli a Gheddafi hanno isolato la capitale stendendo un cordone di mezzi e truppe con cui difendere il Raìs.

L'ARRIVO DEI MERCENARI - Migliaia di mercenari e miliziani africani si stanno intanto dirigendo verso Tripoli per portare rinforzi al leader libico, mentre la rivolta contro il regime del colonnello libico, al potere da 42 anni, sembra essere arrivata a una fase decisiva, dopo una settimana di violenze che potrebbero aver fatto migliaia di morti. Gheddafi, scrive il New York Times, sta rafforzando il suo quartier generale di Tripoli, mentre i suoi oppositori nella capitale stanno organizzando la loro prima iniziativa di protesta coordinata per il prossimo venerdì. «Su ogni cellulare arriva un messaggio relativo a una grande manifestazione di protesta per venerdì a Tripoli» dice un testimone locale, aggiungendo che il discorso minaccioso rivolto al Paese dal colonnello Gheddafi ha portato la determinazione dei rivoltosi «al 100 percento».  

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Scalata Bpi a Antonveneta, i pm chiedono 3 anni per Fazio e Consorte

Richiesta di condanna a 1 anno e 3 mesi per Fiorani e 2 anni e 1 mese per Grillo

MILANO, 23 FEB - I Pm di Milano Eugenio Fusco e Gaetano Ruta hanno chiesto al Tribunale, nell'ambito del processo sul tentativo di scalata ad Antonveneta da parte di Bpi, la condanna a 3 anni di reclusione per l'ex governatore di Banca d'Italia Antonio Fazio, 1 anno e 3 mesi per l'ex ad di Bpi Gianpiero Fiorani, 3 anni per l'ex presidente di Unipol Giovanni Consorte e 2 anni e 1 mese per il senatore Luigi Grillo.
I pm hanno inoltre chiesto ai giudici del Tribunale di condannare Fazio a 100.000 euro di multa. Per Francesco Frasca, l'ex capo della vigilanza di Banca di Italia, hanno chiesto una pena a 1 anno e 6 mesi di reclusione. Per quanto riguarda la richiesta di pena per Fiorani, questa e' in continuazione con i 3 anni e 3 mesi patteggiati nell'ambito della stessa vicenda ma per reato di appropriazione indebita.

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I timori del Cavaliere dopo la svolta "Adesso quel pazzo ci tirerà i missili"

Il premier è rimasto scioccato dalla violenza verbale del Colonnello e dalle sue accuse Pressioni americane dietro il cambio di rotta verso il rais di FRANCESCO BEI

ROMA - Stati Uniti, Unione europea, persino la Lega Araba. Tutti contro l'Italia e la sua accondiscenza verso il dittatore libico. Ci sarebbero queste pressioni - oltre alla paura di ritorsioni armate anti-italiane - dietro l'evidente cambio di rotta maturato nelle ultime 48 ore dal governo sulla crisi libica. Con il passaggio di Berlusconi da difensore del principio della non ingerenza ("non voglio disturbare") a paladino del "vento della democrazia".

Già al vertice Ue a Bruxelles il ministro Franco Frattini aveva potuto misurare quanto fosse alto il rischio di isolamento dell'Italia dagli altri partner europei. Ma decisivi nel determinare l'inversione a "U" sono stati i colloqui di Frattini con Hillary Clinton e con il segretario generale della Lega Araba, Amr Mussa, incontrato al Cairo due giorni fa. Da quegli incontri e dalle numerose "conference call" con Washington e con le capitali europee, il messaggio che arrivava a Berlusconi e al governo italiano era unanime: Roma deve allinearsi, l'equidistanza tra il dittatore e i manifestanti "è inaccettabile". Da qui la svolta, maturata tuttavia con sofferenza e grande prudenza. Tanto che ancora ieri dal premier non è uscita una sola parola di condanna esplicita del Colonnello.

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mercoledì 23 febbraio 2011

Avetrana: "Misseri fu aiutato" Arrestati il fratello e il nipote

AVETRANA (TARANTO) – Arrestati i presunti complici di Michele Misseri nel delitto di Avetrana: sono stati arrestati Carmine Misseri e Cosimo Cosma, fratello e nipote di zio Michele, l’uomo che ha confessato l’omicidio della nipote Sarah Scazzi. Michele aveva accusato di corresponsabilità la figlia Sabrina. Gli arrestati sono accusati di concorso in soppressione di cadavere.

Gli arresti sono stati eseguiti su ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del Tribunale di Taranto Martino Rosati e richiesta dal procuratore aggiunto, Pietro Argentino, e dal sostituto procuratore Mariano Buccoliero


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"Error 404: page not found" web-manuale della ribellione

CENSURA

La rete come moltiplicatore di idee e di rivendicazioni. E i regimi dittatoriali la spengono per zittire la voce delle proteste. Che strumenti hanno per farlo e come ci riescono. Ma gli oppositori sanno come aggirare i divietidi ARTURO DI CORINTO 

 


NESSUNO può negare che Internet abbia svolto un ruolo importante nelle insurrezioni che hanno portato alla fuga di Ben Alì prima e di Mubarak e (forse) Gheddafi dopo. La rete si è infatti offerta prima come piattaforma di denuncia della corruzione e della rabbia popolare e poi come strumento di organizzazione e coordinamento delle azioni di protesta, moltiplicandone la forza. Ma non è cominciato tutto da lì. Anche se le proteste erano state preparate dal sotterraneo lavorio di blogger e attivisti che hanno spesso pagato col carcere e la tortura la loro denuncia del regime, bisognava aspettare la rivolta del pane per capire fino a che punto aveva scavato il malcontento.

Le proteste in Tunisia sono scoppiate dopo che un venditore ambulante si è dato fuoco per protestare contro le continue angherie della polizia. Solo dopo è partita una mobilitazione generale in cui quello che accadeva nelle strade veniva comunicato al mondo via Internet e poi rimbalzato da radio e tv indipendenti per essere ripreso e sparato su Twitter, Facebook, Youtube ed altri social media producendo un effetto di emulazione nei paesi vicini. Quando i regimi si sono accorti della potenza moltiplicatrice  della rete, hanno provato a bloccarla, riuscendovi, anche se solo per poco.
 

GRAFICO: TRAFFICO WEB IN LIBIA


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Massacro in Libia, Al Arabiya: "10mila morti" Frattini e Berlusconi: "No a bagno di sangue"

Massacro in Libia, Al Arabiya: "10mila morti" Frattini e Berlusconi: "No a bagno di sangue"    
Muammar Gheddafi 
 
Non si fermano le violenze, i morti solo a Tripoli potrebbero essere mille, fosse comuni nella capitale, ma la televisione araba dà cifre nettamente superiori: i feriti sarebbero 50mila. Il ministro degli Esteri riferisce alla Camera: "Cifra verosimile". E ancora: "Mai fornito razzi ai rivoltosi, falsa retorica anti italiana. Da Gheddafi violenze inaccettabili. Di fronte a situazione così grave, il Paese sia unito". Parla anche il presidente del Consiglio: "Vento della democrazia sul nord Africa. No a violenze, ma attenzione a quello che accadrà dopo. Evitare derive fondamentaliste". Dopo il discorso del leader libico al paese, ieri sera il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha chiesto la fine immediata della repressione, la Ue verso sanzioni. In Italia potrebbero arrivare 2-300mila immigrati. In mattinata riunione del comitato tecnico di emergenza e monitoraggio del sistema gas. Time: Il leader libico ha impartito l'ordine all'esercito di sabotare gli oleodotti. 

«Noi italiani lasciati soli dall'ambasciata»

«Andrò per mio conto all'aeroporto, sfidando cecchini e mercenari»

La testimonianza di un tecnico petrolifero: «Devo tornare in patria, mi hanno detto di arrangiarmi»

MILANO - «L'unità di crisi della Farnesina è impossibile da contattare, l'ambasciata italiana a Tripoli non sa cosa fare, lamenta mancanza di personale e sostanzialmente ci dice di arrangiarci». Giuseppe Ascani è direttore di un'azienda italiana che lavora in ambito petrolifero, da due anni vive a Tripoli e vorrebbe provare a rientrare in Italia. Ha un volo prenotato per mercoledì mattina, ma il suo problema è capire se all'aeroporto riuscirà ad arrivare indenne. «La situazione va sempre più peggiorando - racconta al Corriere.it via Skype -, molte zone della città sono in mano ai mercenari assoldati dal regime e non sono affatto sicure. Abbiamo visto immagini di persone con i corpi dilaniati, senza gambe e senza braccia. Tripoli è letteralmente in fiamme. Non c'è modo di sapere se il tragitto verso l'aeroporto possa essere percorso con tranquillità. Sentendo certe dichiarazioni secondo cui tutto è a posto e tutto organizzato mi sono sentito ribollire il sangue».

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Bossi: "Contrario all'immunità" Tempi lunghi per il processo breve

Il senatùr: "Sul processo breve siamo d'accordo". Il Guardasigilli Alfano dichiara di "Non volere rotture", per motivare la non calendarizzazione alla Camera del provvedimento. Berlusconi al Quirinale con Letta

 

ROMA -  "Non voglio che diventi in questo momento un elemento di rottura mentre stiamo lavorando alla riforma costituzionale". Angelino Alfano motiva così la decisione della maggioranza di non chiedere la calendarizzazione in Aula del processo breve. Quindi si segue la linea del Quirinale?, chiede un giornalista. "Seguiamo sempre la saggezza...", la risposta del ministro della Giustizia prima di entrare in Aula alla Camera. Nel frattempo Silvio Berlusconi, è arrivato al Quirinale intorno alle 16.30. Il premier è accompagnato dal sottosegretario alla presidenza del consiglio, Gianni Letta.


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Napolitano: "Vizi d'incostituzionalità" Berlusconi conviene su osservazioni

MILLEPROROGHE

Il capo dello Stato scrive al governo: " D'ora in poi rinvio su casi simili". Il premier concorda. Fini sospende l'esame dell'Aula. Il Pdl aveva chiesto l'interruzione della discussione alla Camera dopo il tentativo di ostruzionismo da parte dell'opposizione, con lo scopo di far decadere il decreto che scade il 27 febbraio

 ROMA - Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato una lettera al governo per spiegare che nel Milleproroghe 1 ci sono elementi di incostituzionalità, su cui chiede delle correzioni. ''Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha oggi inviato una lettera ai Presidenti delle Camere e al Presidente del Consiglio, nella quale ha richiamato l'attenzione sull'ampiezza e sulla eterogeneità delle modifiche fin qui apportate nel corso del procedimento di conversione al testo originario del decreto-legge cosiddetto Milleproroghe'',si legge in una nota del Quirinale. ''Il Capo dello Stato, nel ricordare i rilievi ripetutamente espressi fin dall'inizio del settennato, ha messo in evidenza - si legge ancora - che la prassi irrituale con cui si introducono nei decreti-legge disposizioni non strettamente attinenti al loro oggetto si pone in contrasto con puntuali norme della Costituzione, delle leggi e dei regolamenti parlamentari, eludendo il vaglio preventivo spettante al Capo dello Stato in sede di emanazione dei decreti-legge''.

 

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martedì 22 febbraio 2011

Libia, ancora bombe sulla folla: "Mille morti"

LA DIRETTA. Raid sui manifestanti a Tripoli. Quattro piloti disertano (video). Il colonnello appare in tv: "Non fuggo". Un C130 per riportare in patria 100 italiani. L'Eni annuncia il blocco del gasdotto che rifornisce l'Italia. Napolitano invita ad "ascoltare il popolo". Frattini: rischiamo esodo epocale (video). 

Libia, nuovi raid aerei su Tripoli. Da ieri sera stop a flusso gas

Berlusconi a Gheddafi: basta con il sangue



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Tripoli in fiamme, centinaia di morti Ue contro il raìs, l'esercito con la piazza

Libia

I manifestanti bombardati dall'aviazione. Centinaia di vittime. Incendiato il Parlamento, mercenari sparano dalle macchine. L'Europa condanna le violenze. Piloti di caccia libici chiedono asilo a Malta: "Ci siamo rifiutati di bombardare". L'Eni evacua il personale non operativo. Giallo sulle sorti di Gheddafi. "E' in Venezuela", ma Caracas smentisce

 

TRIPOLI - Ormai a Tripoli è guerra civile. La protesta contro il regime ha raggiunto il suo culmine, migliaia di persone sono scese in piazza. L'aviazione ha bombardato i manifestanti, ci sarebbero circa 250 morti. I ribelli hanno dato alle fiamme il Palazzo del Popolo, uno dei principali edifici governativi. Caduta Bengasi, Sirte e altre città sono in rivolta, il bilancio ufficioso parla di quasi trecento morti. Alcune unità dell'esercito si schierano con la protesta. E' giallo sulla sorte di Gheddafi: alcune voci lo davano in Venezuela, ma Caracas prima, e poi il ministero degli Esteri di Tripoli smentiscono. In serata viene annunciato un discorso del rais alla nazione. Passano le ore e non accade nulla. Nella notte, poi, una breve apparizione del leader libico. Il colonnello seduto in una sorta di pulmino bianco e protetto da una grande ombrello bianco si rivolge alla telecamera della tv di Stato solo per smentire di essere fuggito dalla Libia. "Sono a Tripoli, non sono in Francia o in Venezuela", assicura. Dopo aver pronunciato queste poche parole il leader libico saluta, chiude l'ombrello e rientra nel veicolo senza aggiungere altro. Potrebbe essere stato girato ovunque. E i dubbi restano intatti. Intanto si dimette il ministro della Giustizia in polemica con l'uso eccessivo della forza. La condanna dell'Onu e dell'Europa.

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Terremoto in Nuova Zelanda 65 morti e decine di dispersi

SYDNEY Almeno s Sessantacinque persone sono morte e decine di altre sono rimaste ferite o risultano disperse dopo il potente terremoto che stamattina ha colpito la città di Christchurch, nell'Isola del Sud della Nuova Zelanda, distruggendo gli edifici del centro e interi sobborghi.

"Stiamo assistendo al giorno più nero della Nuova Zelanda", ha detto il premier John Key nel confermare il bilancio corrente delle vittime.

Un numero imprecisato di persone sono morte a bordo di due autobus rimasti schiacciati sotto le macerie. I soccorritori avvertono che molte persone resteranno intrappolate negli edifici crollati per tutta la notte. Da molti edifici si sentono le grida di persone rinchiuse all'interno.

Gli ospedali in tutta l'Isola del Sud sono stati preparati ad accogliere le centinaia di feriti, mentre in alcune parti di Christchurch vengono allestiti ospedali da campo. 


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