Michael, 14 anni, finì nel Naviglio il 24 aprile. Era praticamente
morto, poi il salvataggio disperato dei medici. Oggi sta bene e pensa
alla Juve in finale di Champions
È rimasto sott’acqua per 42 lunghissimi minuti. Quasi un tempo di una
partita di calcio. Quando è stato tirato fuori dalle acque del
Naviglio, nei pressi di Castelletto di Cuggiono, il 24 aprile scorso, le
condizioni di Michael, 14 anni, erano disperate. Era in arresto
cardiaco, non si sa da quanto tempo. Oggi ha sorprendentemente
recuperato completamente, scherza con i medici, pensa alla sua Juve che
la settimana prossima si giocherà la finale della Champions League.
Per Alberto Zangrillo, direttore di Anestesia e Rianimazione
all’Ospedale San Raffaele, è un «evento eccezionale, di quelli che ci
portano a pensare che certi parametri riguardanti la sopravvivenza in
stato di ipossia devono essere rivisti».
Il 24 aprile scorso è una giornata calda. Di pomeriggio, Michi (così è
abitualmente lo chiamano) e altri quattro amici, decidono di fare un
bagno nel Naviglio. Da un ponticello i cinque si tuffano, alle 16,53, ma
ne affiorano solo quattro. Michi resta sotto e non c’è verso di
trovarlo nelle acque che in quel tratto sono torbide e vorticose. Ci
provano in tanti, ma niente da fare. Arrivano gli addetti del 118, ma
bisogna aspettare i sommozzatori dei Vigili del Fuoco per recuperarlo.
Nessuno ormai darebbe più alcuna chance al ragazzo. Quando lo tirano
fuori si sono fatte le 17,35, sono passati 42 minuti, il ragazzo è in
arresto cardiaco chissà da quanto, ma gli operatori del 118 gli fanno
comunque il massaggio cardiaco e continuano anche nell’elicottero che lo
porta al San Raffaele. «Senza questo - dice Zangrillo - sarebbe stato
tutto inutile».
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