Le cose da sapere sulla chiusura di uno stabilimento di compressori per frigoriferi in provincia di Torino e la reazione del governo italiano
|
Il presidente della
regione Piemonte, Sergio Chiamparino, e il ministro dello Sviluppo
Economico, Carlo Calenda. Roma, 19 febbraio 2018 (ANSA/GIUSEPPE LAMI)
|
Stamattina diversi quotidiani hanno aperto le loro prime pagine con la vicenda di Embraco, l’azienda brasiliana del gruppo Whirlpool che ha deciso di licenziare 500 persone nel suo stabilimento a Riva di Chieri (Torino) e di trasferire la produzione di compressori per frigoriferi in Slovacchia. Il caso va avanti da un mese ma ieri è tornato attuale a causa delle dichiarazioni molto battagliere del ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, che ha interrotto le trattative con l’azienda per salvare i posti di lavoro, accusandola di «totale irresponsabilità». Per oggi è previsto un incontro fra Calenda e Margrethe Vestager, la Commissaria europea alla concorrenza, per capire se la decisione di Embraco rispetti le norme europee.
Dall’inizio
Lo stabilimento di Riva di Chieri era stato costruito negli anni
Settanta da Fiat Aspera, la divisione di Fiat che produceva frigoriferi.
Nel 1985 Fiat vendette il comparto Aspera a Whirpool, la principale
multinazionale americana di elettrodomestici, che investì molto e spinse
la produzione al massimo. Alla fine degli anni Novanta lo stabilimento
impiegava circa 2.500 persone. Nel 2000 Whirpool lo cedette alla sua
controllata Embraco, e iniziarono le difficoltà.
Repubblica
ricorda che la primissima crisi avvenne nel 2004, quando Embraco aprì
uno stabilimento in Slovacchia e ridusse il lavoro a Riva di Chieri:
Embraco annuncia 812 esuberi. La Regione stanzia 7,7
milioni e si compra una parte dello stabilimento con l’obiettivo di
affittarlo ad altre imprese, il governo mette altri 5 milioni, mentre la
Provincia di Torino eroga 500 mila euro per la formazione. In cambio,
Embraco investe e fa ripartire la fabbrica. Circa 420 addetti vengono
lasciati a casa con la promessa di essere assunti dalle aziende in
arrivo nell’area, ma l’operazione non decolla.
Nel 2014 Embraco minacciò di nuovo di lasciare l’Italia. Per farle
cambiare idea, la Regione firmò un protocollo di intesa di due milioni
di euro, e in cambio Embraco si impegnò a fare nuovi investimenti. Nel
frattempo i dipendenti hanno continuato a diminuire, fino ad arrivare ai
537 di oggi.
Continua
qui