di
Milena Gabanelli e Mario Gerevini
Siamo a Shenzhen nel sud della Cina, 10 milioni di abitanti a ridosso di
Hong Kong. Ci sono un imprenditore, due banche e un tribunale: il
cinese è titolare di una holding insolvente, le banche creditrici gli
hanno fatto causa e il tribunale ha stabilito che, per saldare i debiti,
il patrimonio della holding vada all’asta. Una storiella orientale
apparentemente insignificante se il cinese con il patrimonio all’asta su Taobao (eBay cinese) non fosse Yonghong Li, l’imprenditore che ha pagato 740 milioni alla Fininvest per comprarsi il Milan.
L’ordine è arrivato dal tribunale del distretto di Futian: «Vendete
all’asta il 2 febbraio» (data poi rinviata) la partecipazione (11,39%)
che la cassaforte di Li possiede nella società di packaging Zhuhai
Zhongfu, quotata alla Borsa di Shenzhen. Valore circa 60 milioni, ma il
ricavato andrà a risarcire le banche.
Pochi giorni fa, inoltre, la China Securities Regulatory Commission, la Consob di Pechino, ha comunicato l’avvio di indagini per presunti illeciti sul mercato commessi dalla holding che si chiama «Shenzhen Jie Ande»: ha tenuto nascoste per mesi la sentenza e l’insolvenza.
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