In questi giorni in cui è necessario restare a casa per rispettare le normative del Governo, nate per evitare ulteriori trasmissioni del Coronavirus, molte persone stanno trasgredendo a queste regole, mettendo a repentaglio la vita delle altre persone.
Tra ieri e oggi, i casi di ciclisti fermati dalla Polizia e dai Carabinieri non sono pochi. Oggi, a Trieste, una persona in mountain bike è andata a sbattere contro un albero: a causa della rottura del casco, si è reso necessario l’intervento del Soccorso Alpino prima di affidare il biker al personale del 118.
“Il Paese è in difficoltà: i medici e gli infermieri del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico – CNSAS sono impegnati insieme agli altri colleghi ad assistere migliaia di contagiati dal nord al sud Italia. Sapete bene che per effettuare un soccorso speleologico in grotta o un soccorso alpino in alta montagna dobbiamo impegnare decine di operatori, compreso il personale sanitario. Immaginate quindi le difficoltà a cui andremmo incontro in questo momento per effettuare un soccorso, un soccorso che naturalmente metteremmo in atto, ma che potrebbe innescare una delicata gestione post intervento“. Questo è l’appello ufficiale del CNSAS.
Gli interventi delle autorità riguardano anche i ciclisti che pedalano su strada. Dalla verifica delle autocertificazioni, sono scattate 8 denunce nei confronti di altrettante persone che hanno fornito informazioni non esatte o comunque non sufficienti a giustificare la propria mobilità. In particolare, sono stati sanzionati 3 ciclisti, uno dei quali aveva percorso più di 30 chilometri fuori dal proprio Comune.
Ieri, inoltre, sono stati fermati tre ciclisti nel cuneese, che si stavano allenando e che non avevano quindi necessità di spostamenti urgenti. E, come se non bastasse, oggi a Piacenza tre ciclisti sono stati investiti e hanno dovuto chiamare l’ambulanza, togliendo risorse sanitarie a chi è gravemente malato.