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giovedì 15 novembre 2018

C'è un'Italia che si arrende: 20mila negozi hanno abbassato la saracinesca (per sempre)

C'è un'Italia che si arrende: 20mila negozi hanno abbassato la saracinesca (per sempre)
Tra gennaio e settembre di quest'anno i negozi italiani hanno registrato 900 milioni di euro di vendite in meno rispetto al 2017: migliaia di esercizi commerciali hanno chiuso
C'è un'Italia che si arrende: 20mila negozi hanno abbassato la saracinesca (per sempre)
I negozi sentono il fiato della crisi sul collo. I numeri sono impietosi. Tra gennaio e settembre di quest'anno i negozi italiani hanno registrato quasi 900 milioni di euro di vendite in meno rispetto al 2017, la flessione peggiore da cinque anni a questa parte. Un crollo che ha accelerato la mortalità delle imprese: nei primi nove mesi del 2018 Confsercenti stima che abbiano abbassato la saracinesca circa 20mila negozi indipendenti. È quanto emerge da un'analisi condotta sulla base di dati Istat.
C'è un'Italia che si arrende: 20mila negozi hanno abbassato la saracinesca (per sempre)
A rallentare paurosamente non sono solo i negozietti "di quartiere", perché i dati negativi riguardano anche le grandi catene. La flessione, continua, registrata dai negozi nei primi tre trimestri dell'anno (-2% dei prodotti non alimentari) è infatti la più forte dal -2,9% del 2013, all'apice della recessione dei consumi che ha colpito il nostro Paese nel triennio 2012-2014. Una crisi da cui la maggior parte dei negozi ancora non è uscita, registrando risultati lievemente sopra lo zero per le vendite nel 2015 e nel 2016, tornando già in territorio negativo nel 2017. E la frenata non riguarda solo i negozi indipendenti. Anche la grande distribuzione organizzata, infatti, mostra segnali di sofferenza: tra gennaio e settembre le vendite sono cresciute appena dello 0,2%, in forte arretramento rispetto al +2% segnato lo scorso anno.
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È la legislatura più inoperosa della storia. Alla Camera ci sono rimasti i fantasmi

Allo scoccare dei suoi cento anni, l'Aula di Montecitorio si svela desolatamente vuota. Di persone, di leggi, di vita. Implacabili le statistiche: due provvedimenti nei primi cento giorni di governo, dieci sedute al mese. Ed è solo la punta dell'iceberg di una centralità perduta

È la legislatura più inoperosa della storia. Alla Camera ci sono rimasti i fantasmi 
Siamo arrivati, cent’anni dopo, al bivacco sui divanetti. Fuori dall’Aula - più o meno sorda e grigia - direttamente fuori. Ma che ci fosse un difetto originario di prospettiva, un pervicace torcersi delle cose nel loro opposto, poteva essere chiaro fin dall’inizio. Quando, inaugurando la nuova Aula della Camera, il 20 novembre 1918, Giuseppe Marcora, presidente della Camera dei deputati del Regno d’Italia, cominciò il suo discorso «Per la vittoria», conquistata due settimane prima nella Prima guerra mondiale, con queste parole: «Onorevoli colleghi, l’Italia è compiuta». Complimenti per la previsione. Quel giorno, raccontano le cronache dell’epoca, anche le tribune in cima all’Aula erano piene fino all’orlo. Rappresentanti dei mutilati di guerra, delle terre redente, gente comune in attesa per ore per assistere all’evento. Cent’anni dopo, Montecitorio, pur avendo in teoria nell’era giallo-verde forse più senso che mai, si ritrova di fatto svuotato: di persone, di leggi, si direbbe di vita.


I deputati si aggirano come sperduti in corridoi rimbombanti. Le statistiche hanno detto che i più assidui sono 90. Il simbolo di questa epoca può essere il velista Andrea Mura: eletto con i Cinque Stelle, in piena estate ha chiarito essere più utile fuori del Parlamento che dentro. Una Camera zombie. Dove capitano settimane nelle quali non si sappia cosa scrivere sugli ordini del giorno (esempio: la terza di luglio. Altro esempio: la terza di settembre). Le statistiche dicono infatti che questo è il Parlamento più inoperoso della storia repubblicana: e lo è, per paradossale che possa sembrare, nel momento in cui a conquistare la maggioranza è proprio un movimento che predicava di aprire i Palazzi come «una scatoletta di tonno».

I numeri sono implacabili: due leggi votate nei primi cento giorni del governo, il decreto dignità e il mille proroghe, sedute al ritmo di dieci al mese (67 tra metà marzo a metà ottobre, i dati più recenti), 15 leggi definitivamente approvate, di cui 9 conversioni di decreti legge. Ma forse, anche viste e considerate le circostanze eccezionali di quest’avvio di legislatura (quasi novanta giorni senza governo) vi è anche da dire come quest’esiguità sia forse solo la punta dell’iceberg - per un universo che più che mole di numeri sembra aver perso centralità .

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mercoledì 14 novembre 2018

Il bambino che dona al sindaco 5 euro: «Ecco i miei risparmi per rivedere i boschi sui monti»

LA STORIAMIRA (VENEZIA) «Ho visto al telegiornale com'erano ridotti i boschi che conoscevo. Mi è dispiaciuto e ho pensato di aiutare il sindaco con i miei risparmi». Così ha preso carta e penna, ha allegato 5 euro e al sindaco di Rocca Pietore, uno dei più danneggiati dal maltempo in Agordino, ha scritto: «Sono Achille, ho 9 anni e abito a Mira (Venezia). Mi piace molto andare in montagna e siccome mi dispiace per quello che è accaduto vorrei rivedere le montagne con i boschi perché da grande mi piacerebbe entrare nel Corpo Forestale....

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Già raccolto un milione di euro. Zaia commosso: «Veneti, vi ringrazio uno per uno»


Maglietta choc con la scritta Auschwitzland: indagata lʼattivista di Forza Nuova

La Procura di Forlì ha aperto un fascicolo a carico di Selene Ticchi D’Urso, che il 28 ottobre aveva partecipato alla manifestazione dei nostalgici. La conferma è arrivata dal procuratore Maria Teresa Cameli: “Fatto grave, non è una leggerezza”.

Selene Ticchi D'Urso, l'attivista di Forza Nuova – poi sospesa – è indagata dalla Procura di Forlì, che ha aperto un fascicolo a suo carico. La conferma è arrivata dal procuratore Maria Teresa Cameli, senza entrare nel merito dell’indagine e del reato contestato. lo scorso 28 ottobre a Predappio, durante manifestazione dei nostalgici del fascismo nel giorno dell'anniversario della Marcia su Roma, aveva indossato la maglietta nera con la scritta Auschwitzland, realizzata con la stessa grafica utilizzata dalla Disney. La vicenda era approdata sui tavoli del procura dopo una denuncia dell'Anpi in cui si sostiene che la marcia "ha rappresentato l'occasione per una rievocazione criminale del fascismo: dalle divise al saluto romano, è stato tutto un celebrare il ventennio, in spregio della barbarie che esso ha rappresentato”.

"Si tratta di un fatto molto grave, che non può essere giustificato come una leggerezza o un eccesso di goliardia – ha detto il procuratore Maria Teresa Cameli -. I fatti della seconda guerra mondiale, e in particolare dello sterminio degli ebrei, grondano sangue e debbono sempre e solo suscitare rispetto e commozione". Come detto, il procuratore non ha chiarito quali siano le ipotesi di reato contestate alla Ticchi. L’eco del caso della t-shirt era arrivato anche in Polonia col Museo di Auschwitz, che aveva deciso denunciarla. Stessa scelta fatta dai partigiani dell’Anpi, che hanno presentato una denuncia-querela nei confronti dei partecipanti della manifestazione e della stessa attivista. Per lei, però, quella scritta era solo “humor nero”.

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Decreto Genova, maggioranza battuta in Commissione sull’emendamento Ischia

Roma - La maggioranza va sotto al Senato sul contestatissimo articolo 25 del decreto Genova che disciplina le procedure di condono sull’isola di Ischia. Ventitré voti favorevoli contro 22 e un’astensione pesante com’è quella della senatrice del MoVimento 5 Stelle Paola Nugnes: sono questi numeri che hanno fatto la differenza su un emendamento all’articolo presentato da Forza Italia. Il provvedimento è in discussione nelle Commissioni congiunte Lavori pubblici e Ambiente del Senato e stamattina comunque approderà nell’Aula di Palazzo Madama per il voto finale. E in quella sede, assicura il capogruppo M5S Stefano Patuanelli che parla di «tradimento», verrà corretta «questa spiacevole stortura».


Il decreto che dedica all’emergenza Genova 16 articoli dei 46 complessivi e per il resto prova a dare risposte alle emergenze del centro Italia e di Ischia colpiti da due diversi terremoti, è stato approvato alla Camera il 1 novembre. Ora è alla prova del Senato e proprio sul condono la tenuta della maggioranza, e in particolare del M5S, ha vacillato. Facendo andare i vertici del Movimento su tutte le furie, mentre l’opposizione con il Pd in testa esulta e difende l’operato degli ortodossi” che hanno detto no «alla schifezza del condono» come osservano Martina, Renzi e Marcucci.

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M5S, esplode il caso ribelli. Fattori: «Terrorismo psicologico». De Falco: «Io coerente»



Il governo Conte è stato battuto in Parlamento per la prima volta

Slitta l’esame al Senato del Dl Genova. E la maggioranza va “sotto” sul condono a Ischia

martedì 13 novembre 2018

Farmacista di Turate salvato da due marocchini durante una rapina

Farmacista di Turate salvato da due marocchini durante una rapina
Il rapinatore aveva una pistola, i due marocchini lo hanno immobilizzato e chiamato i carabinieri
Farmacista di Turate salvato da due marocchini durante una rapina
Tentata rapina a Turate nella sera dell'8 novembre 2018 ai danni di un farmacista della Farmacia Comunale che stava depositando l'incasso della giornata nella cassa continua della Banca popolare di Sondrio, tra via Volta e via Vittorio Emanuele. A soccorrerlo sono stati due extracomunitari di origine marocchina, regolarmente residenti in Italia.


Tentata rapina a Turate (CO) nella sera dell'8 novembre 2018 ai danni di un farmacista della Farmacia Comunale che stava depositando l'incasso della giornata nella cassa continua della Banca popolare di Sondrio, tra via Volta e via Vittorio Emanuele. A soccorrerlo sono stati due extracomunitari di origine marocchina, regolarmente residenti in Italia.

Il coraggioso intervento

I due marocchini stavano transitando davanti alla banca quando hanno visto un uomo armato di pistola che con il volto parzialmente coperto minacciava il farmacista. I due extracomunitari con coraggio sono intervenuti riuscendo a disarmare l'uomo e a immobilizzarlo in attesa dell'arrivo dei carabinieri di Turate che hanno ammanettato il rapinatore e portato al carcere Bassone di Como. La somma di denaro che il farmacista aveva con sé ammontava a circa 1.770 euro.

Farmacista di Turate salvato da due marocchini durante una rapina

Chi è il rapinatore

Il rapinatore è un italiano di 44 anni - M. P. le sue iniziali - residente a Turate. Ha agito conil volto parzialmente coperto da uno scaldacollo. La pistola che impugnava era una calibro 45 con matricola abrasa.

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Grillo: “Cambiamenti climatici? Non credeteci! Gli alberi caduti sono tutti uguali, sembrano dell’Ikea”

Il deputato Pd de Menech lo attacca: "Grillo è semplicemente indecente. Un clown, direbbero gli inglesi, un pagliaccio". In Veneto si lavora notte e giorno per tornare alla normalità dopo l'ondata di maltempo


“Cambiamenti climatici? Non credeteci! Ho visto le foto del Bellunese, gli alberi caduti sono tutti uguali, pareva l’Ikea. La verità è che le catastrofi sono il nostro Pil, costruiamo e ricostruiamo”. Così Beppe Grillo ha esordito sul palco di Jesolo, nel Veneziano.
Dopo che nelle scorse settimane il maltempo ha messo in ginocchio intere regioni come il Veneto devastando intere provincie come quella di Belluno, l’ex leader dei Cinque Stelle ha pensato di ironizzare sul delicato tema del cambiamento climatico.
L’ondata di maltempo ha portato morti, la distruzione di abitazioni e intere infrastrutture danneggiate, oltre che al disastro ambientale e paesaggistico.
In Trentino si è stimato un danno pari a 300 milioni di euro, nel bellunese invece si parte da 1 miliardo.
Le affermazioni di Grillo hanno scatenato una bufera, il presidente della provincia di Belluno Roberto Padrin, ha risposto all’ex comico: “La battuta di Grillo non è commentabile. Lascio ai cittadini valutare queste parole. Da sindaco di Longarone non posso paragonare l’ondata di maltempo al Vajont: la carica, anche emotiva, di quella disgrazia non penso abbia eguali. Ma questo evento è forse peggiore dell’alluvione del 1966 per la vastità territoriale”.

‘Ndrangheta, l’intercettazione: “Guarda che sto facendo un movimento Sì Tav”

Aziende legata alla cosca Gullace nei lavori per il Terzo valico dell'Alta velocità. E il progetto di contrastare il movimento "No Tav" grazie, fra l'altro, ai rapporti con un consigliere comunale Pdl di Novi Ligure. E grazie ad altri appoggi politici locali: "Gli ho dato i voti e non mi ha ricevuto, ma vaffanculo"

Un movimento “Sì Tav” con dietro la ‘ndrangheta e, in particolare, la cosca Raso-Gullace-Albanese originaria di Cittanova (Reggio Calabria) ma da anni operante in Liguria. Confermando quanto detto in conferenza stampa dal procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho su come le cosche hanno inquinato i lavori del “terzo valico”, l’aggiunto Gaetano Paci non ha fatto giri di parole e l’ha definita una “strategia mediatica raffinata”. “Dalle intercettazioni – ha affermato il magistrato – rileviamo l’interesse degli imprenditori prestanome della cosca a sostenere finanziariamente il movimento ‘Si Tav’ per creare nell’opinione pubblica un orientamento favorevole per quell’opera”.


Stando alle carte dell’inchiesta, infatti, in Liguria e in Piemonte è stata accertata l’infiltrazione degli appartenenti alla cosca in sub-appalti già aggiudicati per la realizzazione dell’infrastruttura “Terzo valico dei Giovi” che ancora è in fase di costruzione. “Sfruttando il difficile inizio dei lavori, ostacolato dalle iniziative intraprese dal comitato No Tav per il Terzo Valico, oltre che dai ricorsi alla giustizia amministrativa contro i provvedimenti di esproprio dei terreni interessati dai costituendi cantieri, – scrive il gip Barbara Bennato nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato all’arresto di 42 persone – Sofio Orlando (uomo di fiducia del boss Carmelo Gullace, ndr), oltre a impegnarsi ‘politicamente’ per infiltrarsi nei lavori relativi all’infrastruttura, si è schierato a favore del movimento Sì Tav per accelerare l’inizio dei lavori”.


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lunedì 12 novembre 2018

Tasse, paghiamo 600 euro in più degli europei. E nel 2019 secondo la Cgia di Mestre c’è il rischio che le imposte locali tornino ad aumentare

Se l’anno scorso avessimo avuto la stessa pressione fiscale della media Ue, ciascun italiano (neonati e ultracentenari compresi) avrebbe risparmiato quasi 600 euro (per la precisione 598). A dirlo è l’Ufficio studi della Cgia di Mestre che ha messo a confronto la pressione fiscale registrata nel 2017 nei principali Paesi europei e, successivamente, ha calcolato il differenziale di tassazione pro capite esistente tra gli italiani e i cittadini dei principali paesi dell’Unione.
“In attesa della riduzione del peso fiscale – spiega il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo -, grazie all’estensione a tutti i contribuenti dell’applicazione della flat tax, nel 2019 corriamo il rischio che le tasse locali tornino ad aumentare. La manovra, infatti, non ha confermato i blocchi delle imposte territoriali introdotte nel 2015, pertanto è probabile che Sindaci e Governatori rivedano all’insù le addizionali Irpef e le aliquote dell’Irap, dell’Imu e della Tasi sulle seconde case e i capannoni. Se ciò si verificasse sarebbe una vera e propria iattura per i bilanci delle famiglie e delle imprese”.
Dal risultato di questa analisi emerge che tra le nazioni più importanti solo in Francia, in Belgio e in Svezia hanno pagato più di noi, rispettivamente 1.765, 1.196 e 712 euro. Ad eccezione dell’Austria che nel 2017 ha registrato il nostro stesso carico fiscale, tutti gli altri, invece, hanno avuto una pressione fiscale inferiore alla nostra; si tratta di un carico che ha assicurato un risparmio di tassazione pro capite rispetto ai cittadini italiani pari a 541 euro in Germania, a 996 euro in Olanda, a 1.964 euro nel Regno Unito e a 2.164 euro in Spagna. Rispetto alla media dell’Unione europea, pertanto, nel 2017 ogni italiano ha ipoteticamente versato al fisco 598 euro in più.

In Italia moriamo di infezioni e batteri in ospedale: 20 vittime evitabili ogni giorno

Ogni anno in Italia si registrano 50mila infezioni contratte in ospedale dopo un intervento o un trattamento, delle quali ben 7mila sono mortali. Maglia nera delle regioni italiane la Valle d’Aosta, con 500 infezioni ogni 100mila dimessi, mentre la più virtuosa è l’Abruzzo, dove se ne contano 70 ogni 100mila. I batteri più infettivi sono l’Escherichia coli, lo stafilococco aureo e Klebsiella pneumoniae.

Le infezioni ospedaliere in Italia provocano settemila morti ogni anno, il doppio degli incidenti stradali. Un dato drammatico noto da tempo che ha due principali cause: una errata procedura di decontaminazione degli ambienti ospedalieri e l'uso eccessivo degli antibiotici, che ha reso alcuni agenti patogeni estremamente resistenti ai trattamenti. Le infezioni, del resto, in determinati casi possono scatenare una pericolosissima sepsi, cioè una risposta esagerata del sistema immunitario che può compromettere la funzionalità di molti organi.

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Napoli, paziente in coma ricoperta di formiche all'ospedale San Giovanni Bosco: aperta inchiesta

Attentato Nassiriya, la strage che si doveva evitare: sapevamo anche il colore del camion bomba

Il 12 novembre del 2003, quindici anni fa oggi, un camion bomba seminava morte e distruzione nella base italiana a Nassiriya, in Iraq. Il tributo di sangue pagato dall’Italia alla guerra scatenata dagli Usa è stato pesante: 19 morti, tra cui 12 carabinieri. I tre comandanti militari, imputati nei processi che sono seguiti alla strage, sono stati assolti in sede penale. Solo il generale Stano è stato condannato al risarcimento dei danni alle vittime. Ma, dopo quindici anni, la complessa vicenda giudiziaria non si è ancora conclusa.

La palazzina di tre piani che ospitava i carabinieri della Msu (Multinational specialized unit) distrutta dall’attentato del 12 novembre 2003 (Ansa
Sono passati 15 anni da quella tragica mattina del 12 novembre: alle 10:40, le 08:40 in Italia, due terroristi a bordo di un’autocisterna carica di esplosivo attaccarono la base Maestrale a Nassiriya, in Iraq. Il quartier generale dei carabinieri era una delle due sedi dell’operazione Antica Babilonia, la missione di pace italiana avviata il 15 luglio 2003 con la partecipazione di tremila uomini. Il bilancio fu devastante: 19 italiani morti, tra cui dodici carabinieri. Rimasero uccisi due civili, il regista Stefano Rolla che si trovava a Nassiriya per girare un documentario, e Marco Beci, un cooperante internazionale. Nell'attentato persero la vita anche 9 iracheni. Oltre ai morti bisogna contare anche i feriti – una ventina tra militari e civili – che porteranno per sempre le cicatrici di quel terribile giorno. L’Italia pagava così il suo tributo di sangue alla guerra voluta da George W. Bush per spodestare il dittatore iracheno Saddam Hussein.

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Dall'autunno all'inverno in pochi giorni: il colpo di scena del modello europeo

Ecco COSA dovremo aspettarci nel prossimo futuro. Prima l'anticiclone, poi un forte raffreddamento portato dalle correnti orientali.


Ci avviciniamo a grandi passi verso la parte conclusiva dell'autunno meteorologico ed ancora molti settori del Mediterraneo sperimentano valori di temperatura molto miti, come se fossimo ancora indietro sulla data di calendario, alcune località sfiorano persino i +20°C. Nei prossimi giorni un forte anticiclone è previsto consolidarsi sul Mediterraneo e poi sull'Europa centrale, portando con sè una parentesi di tempo stabile governato ancora da valori di temperatura miti. 

Soprattutto per le regioni del centro e del sud nel periodo compreso tra domani, lunedì 12 e giovedì 15, entrerà in scena quella che potremo definire come la piccola estate di San Martino. Una condizione comunque destinata a subire un cambiamento piuttosto brusco nel momento in cui l'anticiclone, salendo di latitudine, favorirà la discesa di una massa d'aria più fredda ed instabile dal nord-est Europa direttamente verso la Penisola Balcanica. 


I massimi anticiclonici si sposterebbero a nord dell'Italia così come i massimi di geopotenziale, cioè il punto dove il nostro anticiclone sarà maggiormente strutturato. Ne consegue un raffreddamento piuttosto deciso della temperatura pronto ad intervenire sui settori meridionali europei a cavallo tra il termine della seconda e l'esordio della terza decade di novembre. 

domenica 11 novembre 2018

Lezzi, paladina dell'anti-scienza: la Rai deve dare conto di tutte le teorie...

La ministra in piena confusione parla di informazione a 370 gradi: quindi nel servizio pubblico vogliono dare spazio ai No Vax, alle Scie chimiche e alla candela in testa per curare il cancro

Siamo alla follia pure oltre alla peggiore ignoranza: intervistata su La7 Barbara Lezzi, per disgrazia perfino ministro della Repubblica, ha rilanciato la bizzarra idea di una commissione mista che dovrà in qualche modo controllare l’informazioni scientifiche.
La pericolosa idea grillina (MoVimento che è patria dell’anti-scienza e del complottsmo) è che bisogna dare spazio a tutti i filoni.

C’è la medicina? Bene: spazio anche ai No-Vax. Ci sono gli oncologi? Bene: spazio anche a chi dice che i tumori si curano con una candela in testa.

Ci sono i cambiamenti climatici? Bene: spazio anche alla teoria delle scie chimiche.
Il tutto dicendo che vogliono fare un’informazione a 370°, introducendo una variante scientifica che ora toccherà a matematici, fisici e perfino architetti smentire. 
Ossia loro diffonderanno bufale e poi starà agli scienzati provare il contrario. Il rovesciamento del metodo scientifico e il trionfo della stregoneria.


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Tiziana Ferrario a Di Battista: "puttane lo dici ad altri, cresci e impara un lavoro vero"

Manovra: senza proroga da 2019 stop a bonus bebè

Ora fino a compimento 1 anno per nati entro il 31 dicembre 2018

Stop al bonus bebè. Il sostegno alla nascita dei figli, 960 euro erogati mensilmente in base all'Isee, senza proroga o rinnovo per i nati da gennaio in poi non ci sarà più, perché la legge di Bilancio per il 2019 non contiene interventi su questo punto e la misura era stata rinnovata per il solo 2018. La norma, introdotta con la manovra per il 2015 inizialmente prevedeva un bonus per i primi 3 anni di vita dei bebè, nati tra il primo gennaio 2015 e il 31 gennaio 2017.

Maltempo Liguria: frana strada nel genovese, isolate 250 persone a San Carlo di Cese

Intense precipitazioni hanno colpito ieri la Liguria e in particolare la provincia di Genova, causando ancora una volta disagi e danni sul territorio. 
Nella serata di Sabato, in Val Varenna, sulle alture di Pegli, si è verificata una frana che ha fatto sprofondare un tratto di strada lungo la Carpenara verso la frazione di San Carlo di Cese. Il cedimento ha interrotto l'unica via di comunicazione con il paese, che risulta quindi isolato.
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Tiro a segno: due indagati per la morte di Marianna Pepe

La sera prima della morte, Marianna sarebbe stata picchiata dall’ex compagno. Per sfuggire alle botte, con il piccolo, ha chiesto ospitalità a un amico. A casa di questi la donna avrebbe assunto cocaina e probabilmente farmaci. Poche ore dopo è morta


Marianna Pepe, aveva 39 anni

Ci sono due persone indagate in merito alla vicenda della morte di Marianna Pepe, l’ex campionessa di tiro a segno. La sera prima della morte, Marianna sarebbe stata picchiata violentemente dall’ex compagno, probabilmente davanti al figlio di lei, di cinque anni. Per sfuggire alle botte, con il piccolo, ha chiesto ospitalità a un amico. A casa di questi la donna avrebbe assunto cocaina e probabilmente farmaci. Poche ore dopo è morta. Sarà l’autopsia a stabilire le cause del decesso.
SUL WEB — Le macabre coincidenze sono legate ai social. Perché la pagina forzespeciali.info, su Facebook, a inizio settimana aveva confezionato un post che ora suona quasi come un necrologio, anziché un incitamento: «Onore a Marianna Pepe che ha tenuto alto il nome dell’Italia durante le competizioni internazionali di tiro». Su quella pagina, e su quella della stessa Marianna (che intanto aveva ripubblicato alcune foto in versione atleta), adesso nella comprensibile commozione sono soltanto fiumi di lacrime.
LA CARRIERA — Domenica, a Trieste, la Pepe aveva partecipato alle celebrazioni del Giorno dell’Unità Nazionale e della Giornata delle Forze Armate. C’era anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. La passione per il tiro a segno si era sviluppata all’inizio degli Anni 90 alla Tsn Opicina del tecnico Antonio Verlicchi. Oltre ai titoli italiani, non erano mancati buoni piazzamenti in ambito europeo, come l’ottavo posto nella rassegna di Belgrado 2005. 
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Incendi in California, bilancio sale a 25 morti e 110 dispersi

I corpi rinvenuti in veicoli inghiottiti dalle fiamme. Circa 300mila persone sono state costrette ad evacuare

Sale a 25 il bilancio delle vittime degli incendi in California e a 110 quello dei dispersi. Paura anche in alcune zone di Los Angeles, dove è in corso un'evacuazione di massa che riguarda migliaia di persone. Almeno nove persone sono morte in California a causa delle fiamme. Più di 2.200 pompieri sono impegnati a combattere le fiamme. Anche la Guardia Nazionale dello Stato sta scendendo in campo, con l'invio di 100 truppe. Paradise, cittadina californiana con 27.000 abitanti, è stata quasi interamente distrutta. 
"Una distruzione catastrofica": cosi' Donald Trump su Twitter commenta gli incendi in California, invitando la popolazione interessata ad evacuare al piu' presto se non vuole essere sopraffatta dal fuoco.
Evacuata Malibu, la rinomata località dei vip che si affaccia sull'oceano Pacifico. 
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Ritrovati i resti dell’alpino morto in guerra, «Dopo 73 anni riposerà nella sua Rovegno»

Genova - Tornano a casa dopo oltre 73 anni i resti di Giovanni Battista Bongiorni, alpino morto in un campo di prigionia nazista in Polonia. Partito dalla sua Rovegno quando aveva compiuto da poco i 19 anni, Giovanni Battista era stato in Albania fino all’8 settembre del 1943, quando l’armistizio aveva diviso in due il Paese. Come tanti altri si era rifiutato di arruolarsi nella Repubblica di Salò e come molti era stato preso dai tedeschi e inviato in uno dei tanti campi allestiti per prigionieri. Era finito Gorlitz, Stalag VIII-A per la burocrazia del Reich, probabilmente nel 1944.

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«Case nel verde e piscina a Fegino», il progetto fa “sognare” gli sfollati

Genova - «Chi pagherà? Che garanzie abbiamo di non perdere i nostri soldi? Quanto ci vorrà? E ancora: siamo liberi di non aderire?» Sono le prime, le più spontanee domande che salgono dal brusio dei presenti al termine della presentazione di quella che è stata definita, per ora, niente più che un’idea, una visione di come potrebbe rinascere la comunità di via Porro nell’area collinare di Fegino.
A illustrarla, ieri mattina di fronte al comitato degli sfollati coordinati dal presidente Franco Ravera, in un teatro Albatros quasi al completo, gli studi di architettura che l’hanno immaginata e tratteggiata nelle sue linee fondamentali, una “suggestione” costruita però su basi solide, a cominciare dall’individuazione della copertura finanziaria. E il primo pensiero che circola tra gli sfollati riguarda, neanche a dirlo, Autostrade: saranno loro a metterci i soldi?
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sabato 10 novembre 2018

Pioggia torrenziale sul ponente genovese: Pegli e Prà a bagno. Varenna ai limiti

GENOVA - È bastata un'ora di pioggia torrenziale per mandare a bagno Pegli Prà. Intorno alle 16 si sono abbattuti sul ponente genovese oltre 20 mm d'acqua in mezz'ora.
L'intensificarsi della pioggia, come possiamo vedere dai tanti contributi arrivati a Primocanale dai telespettatori, ha gonfiato il Varenna che ha raggiunto i limiti di guardia, preoccupando e non poco i residenti.