Il procuratore nazionale antimafia rivela: "Dietro gli attentati la ricerca di nuovi interlocutori"
di ALESSANDRA ZINITIFIRENZE - "Nel '93, Cosa nostra ebbe in subappalto una vera e propria strategia della tensione che ebbe nelle bombe di Roma, Milano e Firenze soltanto il suo momento più drammatico. Ma ci sono tanti altri episodi da ritirare fuori e rileggere insieme". Nel giorno in cui il Csm lo conferma all'unanimità procuratore nazionale antimafia per altri quattro anni, Piero Grasso rilegge così, alla vigilia del diciassettesimo anniversario della strage dei Georgofili, quella tremenda stagione di sangue sulla quale oggi sembra timidamente alzarsi il velo che ha fino ad ora protetto gli uomini degli apparati istituzionali. Agenti che, tra il '92 e il '94, furono in qualche modo partecipi dei piani di terrore la cui strategia - hanno sempre affermato le Procure titolari dei vari fascicoli di indagine - non fu certamente solo di Cosa nostra.
Da segnalare, a questo proposito, che la polizia scientifica ha isolato il Dna di uno dei personaggi che partecipò al fallito attentato all'Addaura al giudice Giovanni Falcone. Il profilo genetico, che appartiene a un individuo di sesso maschile, è stato estratto dalla maschera da sub ritrovata nella borsa che conteneva l'esplosivo.
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