La XXXI Olimpiade estiva va in
archivio. Alla fine, ed era prevedibile, lo sport ha trionfato sui
disagi, la passione ha prevalso sui problemi che comunque in questa
città sono innegabili. Appuntamento tra 4 anni in Giappone
dal nostro inviato ANDREA SORRENTINORIO DE JANEIRO - Stremati dopo venti giorni su e giù per la Cidade, Maravilhosa e soprattutto immensa, ma appagati, felici, il cuore ricolmo di gesta sportive e di emozioni, mandiamo in archivio la XXXI Olimpiade estiva. Che chiude in una notte di gelido e piovoso inverno, con tempesta di vento dall'Antartico e acqua a catinelle sulla cerimonia di chiusura, eppure lo stesso festosa e bailante, colorata come è colorato e spensierato questo paese unico. Spettacolo di chiara impronta brasiliana, senza star internazionali, molto musicale e allegro. I momenti solenni con la premiazione degli atleti della maratona alla presenza del presidente del Cio Thomas Bach e Sebastian Coe, poi il passaggio di consegne tra Rio e Tokyo, che ospiterà i Giochi nel 2020: tra un "obrigado" e un "arigato", alla fine spunta sul palco addirittura il primo ministro giapponese Shinzo Abe, raccogliendo un ideale testimone dall'eroe dei videogiochi SuperMario Bros. Infine la consegna della bandiera olimpica, che passa dal sindaco di Rio al governatore di Tokyo. E nella notte carioca la fiamma di Olimpia vola via. "Vi amiamo, brasiliani.
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