L'accoglienza di Mattarella a Salvini è un magico colpo di genio “civile” di chi custodisce il naturale e reattivo sentimento democratico unito al necessario sarcasmo antifascista
Che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, abbia escogitato di far accogliere Matteo Salvini da un corazziere di pelle scura in uniforme di gala proprio per la Giornata della memoria contro le discriminazioni è, assai probabilmente, un magico colpo di genio "civile", l'unico che potesse giungere in mente a chi custodisce il naturale e reattivo sentimento democratico unito al necessario sarcasmo antifascista. Rispondendo così, in modo brillantemente protocollare, alla subcultura razzista rionale che monta nel Paese, accompagnata, va rilevato quotidianamente, da un signore leghista, fisso lì, come ne testimoniano le parole, i gesti, le smorfie da piantone consegnate ai social, pronte a fornire pacche di incoraggiamento al sentire plebeo endemicamente razzista e ringhioso.
Ora, intanto che altri benemeriti volonterosi, a fronte della meschina equazione che porta molti a identificare i migranti, cioè l'Altro, con il nemico, criminalizzando la miseria, cioè ancora una volta il diverso, consapevoli di un tale piccino orrore, si lambiccavano, magari sotto le bandiere di una dispersa sinistra, su come rispondere, appunto, a ciò che abbiamo già definito un'ottusa Vandea, già, in quello stesso istante, proprio davanti a un incombente quesito politico sull'analfabetismo civile arrembante, ecco che, improvvisamente, sullo scalone d'onore del Quirinale è apparso quel ragazzo, quel corazziere, di colore, nero, anzi, "negro", come direbbero gli amici del ministro.