Entro il 2030 circa 800 milioni di posti di lavoro potrebbero essere persi per via della cosiddetta automazione. Lo studio, realizzato dal McKinsey Global Institute, sostiene che i progressi nei campi dell'intelligenza artificiale e della robotica avranno un effetto drastico sulle vite lavorative, paragonabile all'abbandono delle società agricole durante la Rivoluzione Industriale. Solamente negli Stati Uniti i posti di lavoro che diventeranno obsoleti saranno fra i 39 e i 73 milioni, cioè circa un terzo della forza lavoro complessiva odierna verrà automatizzata.
Ma come avvenuto in passato la tecnologia non sarà solamente una forza distruttiva, sostiene la ricerca. Grazie ai nuovi progressi scientifici, infatti, verranno create nuove figure professionali e quelle attuali verranno ridefinite permettendo agli attuali mestieri di essere modificati per rispondere alle rinnovate esigenze del mercato del lavoro. La sfida peggiore per questa generazione di professionisti, secondo gli autori, diventa gestire il cambiamento senza ignorarlo. Del resto molti dei risultati del cambiamento possono essere previsti oggi.
L'ineguaglianza dei redditi potrebbe peggiorare e portare ad instabilità politica, mentre i professionisti di mezza età, e non quelli di primo pelo, dovranno cominciare da zero nuove carriere. I cambiamenti non colpiranno tutti i settori in egual misura: nel caso in cui le nuove tecnologie verranno adottate in larga scala solo il 5% delle occupazioni attuali verrà completamente automatizzato, mentre nel 60% delle professioni circa un terzo delle attività verrà svolta da sistemi robotici o intelligenze artificiali.
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