Il raid sarebbe stato compiuto dalle forze militari del generale Haftar
Bombardato un centro di detenzione per migranti in Libia, a Tajoura, nella periferia orientale della capitale libica. I morti e i feriti sarebbero decine: si parla di almeno 40 morti e 80 feriti, secondo quanto riferito da Malek Merset, portavoce del ministero della Salute, che ha pubblicato le foto dei migranti che venivano portati in ambulanza negli ospedali. Il governo di Tripoli ha attribuito il raid alle forze del generale Khalifa Haftar e ha chiesto alla missione Onu di istituire una commissione d’inchiesta per indagare. Ad aprile l’Esercito nazionale libico (LNA), guidato dal generale, ha lanciato un’offensiva contro il debole governo di Tripoli. Ma in tre mesi di combattimenti non è riuscito a prendere Tripoli e la scorsa settimana ha perso la sua principale base a Gharyan, che è stata ripresa dalle forze di Tripoli. I combattimenti intorno a Tripoli diventano di giorno in giorno più pesanti e rischiano di portare la Libia ad un’escalation di violenze come quelle che hanno portato alla destituzione del dittatore Gheddafi nel 2011.
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La Libia è un punto di partenza principale per i migranti dall’Africa e dai paesi arabi che cercano di raggiungere l’Italia via mare. Almeno seimila migranti sono detenuti in dozzine di strutture di detenzione gestite da milizie accusate di torture e violazione dei diritti umani dove vivono in situazioni estreme.
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La Libia è un punto di partenza principale per i migranti dall’Africa e dai paesi arabi che cercano di raggiungere l’Italia via mare. Almeno seimila migranti sono detenuti in dozzine di strutture di detenzione gestite da milizie accusate di torture e violazione dei diritti umani dove vivono in situazioni estreme.
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