Il segretario della Cgil: "A rischio un altro marchio del made in Italy". E la vicenda della società si intreccia con i guai finanziari di Lars Windhorst, nuovo proprietario del marchio
MILANO - Scende in campo direttamente il leader della Cgil Maurizio Landini in difesa dei lavoratori de La Perla, dopo che l'azienda nei giorni scorsi a sorpresa ha comunicato ai sindacati la volontà di procedere con un drastico taglio del personale, facendo scattare l'immediata reazione dei lavoratori che hanno scioperato contro le intenzioni dell'azienda: "L'apertura delle procedure di mobilità per 126 dipendenti di due società del gruppo 'La Perla' è un fatto grave. Si tratta di un intervento che inspiegabilmente, su 1200 dipendenti nel mondo, sceglie di eliminare cento persone a Bologna, più della metà delle aree di campionario, dove risiede il Know How, il saper fare, del prodotto leader del mercato dell'intimo e della corsetteria", ha detto l'ex numero uno della Fiom. "Si tratta di un altro marchio di prestigio del made in Italy - ha sottolineato Landini - che rischia di vedere la sua linea produttiva e ideativa totalmente realizzata all'estero, con un grave danno economico e di immagine per la manifattura italiana e per lo stesso made in Italy".
A Bologna l'azienda dà lavoro a 428 persone divise tra le due società "La Perla Manufacturing" e "La Perla branch", che impiega stilisti e impiegati, mentre se si considerano anche i dipendenti nei negozi il numero totale sale a 546.
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