Le vittime sono 7 mila all’anno contro 3500. Viene colpito fino all’8 per cento degli assistiti
Roma
Si entra per un intervento chirurgico o per una batteria di
controlli e si esce con una bella infezione. I nostri ospedali brulicano
di batteri e virus che oramai fanno più vittime degli incidenti
stradali. Le infezioni ospedaliere, stima l’Istituto superiore di
sanità, mietono tra le 4500 e le 7000 vittime l’anno, contro le 3500
della strada. Ma sono oltre mezzo milione i pazienti che ogni anno si
ricoverano per curare una cosa e si trovano a dover fronteggiare
un’altra malattia presa proprio in ospedale. In pratica tra il 5 e l’8
per cento degli assistiti è vittima di un’infezione ospedaliera.
Che esistesse un problema, in realtà non solo italiano, lo sapevamo
già, ma i dati del rapporto del Ministero della salute sulle schede di
dimissioni ospedaliere mostra ora un vero boom delle infezioni contratte
in corsia o negli ambulatori dei nostri nosocomi, che negli ultimi dici
anni sono aumentate del 61,2 per cento per gli interventi chirurgici e
del 79,6 per cento per quelli medici, soprattutto controlli endoscopici,
come gastroscopie e colonscopie.
I casi delle infezioni mediche sono oramai 12,39 ogni 100 mila
dimessi, mentre quelle chirurgiche sono da brivido: 233 per lo stesso
numero di dimissioni.
Un fenomeno del quale si parla continuamente in convegni e corsi di
formazione ma che continua inarrestabile a minare sempre più la salute
di pazienti già fragili. Perché l’impennata delle infezioni prosegue
inarrestabile nonostante il numero di ricoveri in Italia sia in calo,
visto che molti interventi si fanno oramai negli ambulatori
territoriali.
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