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domenica 10 febbraio 2019

Sanremo 2019, i commenti razzisti alla vittoria di Mahmood: “Vince un immigrato, vomitevole”

La vittoria a sorpresa di Mahmood al 69esimo Festival di Sanremo indigna anziché sorprendere. Boom di messaggi razzisti e xenofobi sui social network, con tanto di assurde richieste a Matteo Salvini di ridare “L’Italia agli italiani”. Eppure Mahmood è italiano al 100% e la sua vittoria arriva con merito e grande sacrificio. Sottovalutato da tutti, ecco perché la sua vittoria è sacrosanta e apre una prospettiva tutta nuova nella musica italiana.

Mahmood ha trionfato a sorpresa al 69esimo Festival di Sanremo. La vittoria ha praticamente lasciato senza parole i leoni da tastiera di turno, scatenati nella notte sui social. Ma è stata una vittoria che ha dimostrato ancora una volta di aver sottovalutato la grandezza artistica di un Festival che, nonostante la flessione rispetto all'anno scorso, Claudio Baglioni ha dimostrato di saper sfruttare ed evolvere aderendo al momento, al tempo che stiamo vivendo. Ci ricorderemo sicuramente di questo: nel biennio diretto dal dittatore-dirottatore artistico, ha vinto la musica prima che un nome sugli altri. Un cast variegato ed espressione del contemporaneo: è questo il Festival della Canzone Italiana che bisogna sperare di avere da qui in avanti.

Ma veniamo al vincitore. Partito in sordina, Mahmood è stato sottovalutato da tutti. Eppure aveva già vinto "Sanremo Giovani", confermando in un certo senso la stessa parabola ascendente di Ultimo, arrivato secondo tra l'indignazione di tanti, lo stesso Matteo Salvini, che in fase iniziale di Festival consigliò proprio a Claudio Baglioni di occuparsi di musica e non di politica, ieri sera non ha resistito ed ha twittato la sua. E verrebbe naturale da consigliargli di occuparsi di politica e non di musica, seguendo un postulato tutto sommato coerente. Meno male che ci ha pensato Elisa Isoardi a controbilanciare.

Ma vi prego, torniamo a Mahmood. Madre sarda e padre egiziano, nato a Milano e per questo italiano al 100%, come ha ben sottolineato lui stesso in conferenza stampa, Alessandro Mahmud (il suo nome completo) si segnala già alla sesta edizione di X-Factor per la categoria Under Uomini di Simona Ventura. Riesce ad arrivare alla terza puntata, esce fuori dai radar ma continua a lavorare sul suo sound fresco e originale: r'n'b e soul di influenze arabe. Una primizia che in altre parti del mondo è in classifica già da tempo. Vincendo "Sanremo Giovani", riprende quota e posizione: "Gioventù Bruciata", che canta ancora una volta il contrastato rapporto con il padre, è un capolavoro moderno.

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Elezioni Abruzzo, tweet di Salvini per chiedere di votare Lega: “Violato il silenzio elettorale”

Questa mattina, mentre in Abruzzo dalle 7 alle 23 si vota per le elezioni regionali, il ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini ha invitato, tramite i social, i cittadini a recarsi alle urne per votare Lega. Numerose le repliche ai suoi tweet: “Hai mai sentito parlare di silenzio elettorale?”.

Il primo tweet della giornata di domenica il ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini lo aveva dedicato al festival di Sanremo, quando poco dopo la proclamazione del vincitore il leader della Lega non si è risparmiato dicendo la sua, e poi già nelle prime ore di questa mattina non ha evitato neppure di scrivere qualcosa sulle elezioni regionali in corso in Abruzzo. Tweet attraverso i quali Matteo Salvini ha invitato gli abruzzesi a votare per la Lega e che hanno scatenato le repliche di diversi utenti che hanno accusato il ministro di violare il silenzio elettorale. Già tre i tweet pubblicati dal vicepremier leghista dedicati alle elezioni regionali in Abruzzo. “Oggi in Abruzzo, dalle 7 alle 23, vota Lega!”, si legge nel primo messaggio di stamane.

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Laura Castelli dovrà rispondere di diffamazione aggravata, insieme ai suoi 18 followers

  • Nel maggio 2016 Laura Castelli condivise una foto che ritraeva Piero Fassino insieme ad una candidata del PD
  • La didascalia insinuava un intreccio sentimentale, economico e politico tra i due, e scatenò commenti sessisti e volgari
  • La sottosegretaria all'economia dovrà rispondere di diffamazione aggravata insieme ai 18 profili identificati
Laura Castelli probabilmente non pensava che sarebbe finita così. Il suo post del 7 maggio 2016, quello in cui insinuava legami loschi tra Piero Fassino e la candidata Pd alla circoscrizione 3 di Torino Lidia Lorena Roscaneanu, ora torna a tormentarla. Dovrà rispondere di diffamazione aggravata, ed è in buona compagnia: insieme a lei anche i suoi followers.

LEGGI ANCHE > LAURA CASTELLI VUOLE FARVI COMPRARE UNA PANDA CHE NON ESISTE

Laura Castelli a processo per diffamazione aggravata

Laura Castelli, ora sottosegretaria all’Economia, dovrà andare a processo per diffamazione aggravata a carico di Piero Fassino. Insieme a lei anche alcuni dei suoi followers: sono i 18 profili di cui le autorità sono riuscite ad accertare l’identità. Colpa di un post tendenzioso su Piero Fassino e una candidata sindaca di Torino del Pd, che aveva dato il la ad una sfilza di commenti volgari, sessisti, e offensivi.
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Centri sociali contro lo sgombero, guerriglia urbana a Torino

Fermate 12 persone. Salvini: galera per questi infami


Dodici manifestanti sono stati fermati dalla Polizia per lo scontro al corteo degli anarchici che ha sconvolto una zona vicino al centro storico di Torino. La situazione continua a restare tesa dopo quasi due ore di scontri e lancio di bottiglie, cestini dei rifiuti, tegole, petardi da parte di manifestanti incappucciati e che indossavano caschi. Con i cassonetti rovesciati i manifestanti hanno creato sbarramenti nelle strade cittadine. Panico tra i passanti e i residenti.
Continuano le scene da guerriglia urbana nel centro di Torino al corteo dei centri sociali contro lo sgombero dell'Asilo, concluso ieri dopo due giorni di tensione. Pietre e petardi contro le forze dell'ordine, cassonetti rovesciati e incendiati, spaccata la vetrata della Smat, l'azienda dell'acqua potabile. Il corteo, con centinaia di manifestanti, molti dei quali incappucciati e con caschi, si sta riorganizzando e un pezzo della città tra il centro storico e Porta Palazzo è isolato.
Un gruppo di black bloc ha assaltato un pullman di linea a Torino, terrorizzando l'autista e i passeggeri. Saliti a bordo, i manifestanti hanno vandalizzato il bus e lanciato sostanze lacrimogene. "Non ho mai visto niente di simile - racconta l'autista - sono saliti incappucciati sfasciando tutto. Tremo ancora adesso".
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Foibe, il giorno del ricordo. La memoria spaccata

Le insidie del negazionismo davanti alla verità storica. Nel 2007 Napolitano denunciò i pregiudizi e "la congiura del silenzio"



di FRANCESCO PERFETTI


Roma, 9 febbraio 2019 - Il 10 febbraio 2007 il presidente Giorgio Napolitano – celebrando il “Giorno del ricordo” in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, istituito per legge durante il settennato del suo predecessore Carlo Azeglio Ciampi – ebbe parole ferme e nobili. Parlò delle foibe come di un "imperdonabile orrore contro l’umanità", denunciò la "congiura del silenzio", "la fase meno drammatica ma ancor più amara e demoralizzante dell’oblio" steso su quelle tristi vicende e, soprattutto, richiamò l’attenzione sulla necessità che ci fosse una pubblica assunzione della "responsabilità dell’aver negato, o teso a ignorare, la verità per pregiudiziali ideologiche e cecità politica, e dell’averla rimossa per calcoli diplomatici e convenienze internazionali". 
In quelle parole erano indicati i fattori che avevano contribuito a far sì che l’orrendo capitolo delle foibe diventasse, di fatto, un buco nero nella storia dell’Italia contemporanea.
C’erano, dietro il silenzio e le manipolazioni storiografiche, le conseguenze del sanguinoso scontro ideologico tra fascisti e partigiani, ma anche quelle di un non meno sanguinoso scontro all’interno del movimento partigiano fra l’anima comunista e quelle non comuniste, e, infine, c’erano le esigenze di una sciagurata Realpolitik nei confronti, in epoca di guerra fredda, della Jugoslavia di Tito.

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Video Mattarella: ricordiamo pagina buia nostra storia

sabato 9 febbraio 2019

Monta la protesta dei pastori in Sardegna, solidarietà anche dai calciatori del Cagliari

Esasperati per il crollo del prezzo del latte. Migliaia di litri sversati sulla statale 131


Non si placa la protesta dei pastori sardi, sul piede di guerra da alcuni giorni per il prezzo del latte venduto alle aziende ad un costo ritenuto troppo basso (circa 60 centesimi). Anche questa mattina, dopo le proteste di ieri, la rabbia degli allevatori si è riversata sulle strade, ed in particolare sulla Statale 131, la principale arteria sarda che collega Cagliari con Sassari. I manifestanti hanno bloccato il traffico in entrambe le direzioni all'altezza di Giave, nel sassarese. Altri blocchi stradali si registrano nel Nuorese e in Ogliastra, in particolare sulla Statale 125 nei pressi di Cardedu, e sulla Ss 129 a Orotelli.
La protesta si è poi spostata al caseificio Pinna di Thiesi (Sassari), una delle più grandi industrie del settore caseario sardo. Centinaia di pastori hanno manifestato davanti allo stabilimento e agli uffici dell'azienda, scagliando il latte contro i muri perimetrali e le vetrate, sfondate da alcuni contestatori con dei bidoni da 50 litri svuotati poi all'interno degli uffici. Sul posto ci sono polizia e carabinieri in assetto antisommossa.

I poliziotti di Silp in piazza con i sindacati: "Dal governo solo annunci, per la sicurezza poche risorse"

Sono un centinaio gli agenti che sfilano a Roma: "L'esecutivo ha incrementato la paura. Sentiamo la necessità di far sentire la nostra voce"


I poliziotti di Silp Cgil partecipano alla manifestazione sindacale di Roma contro il governo: "Siamo in piazza - spiega una nota della Segreteria Nazionale Silp Cgil- perché crediamo fermamente che per ridare lavoro, sviluppo e futuro a questo paese siano assolutamente inadeguate le misure previste dalla legge di bilancio. Così come sono inadeguate le risorse per le forze dell'ordine, inferiori rispetto anche al recente passato per quel che riguarda il contratto e il riordino delle carriere". Al corteo i poliziotti - un centinaio, liberi dal servizio - sfilano con uno striscione.

"Un governo - prosegue il Silp Cgil - che fino ad oggi ha vissuto di annunci e promesse, che sulla sicurezza non ha immesso le necessarie risorse per gli operatori e che ha incrementato la paura, pone ai poliziotti democratici la necessita di far sentire con forza la propria voce.

I gilet gialli sbattono la porta in faccia a Di Maio: respinta al mittente la proposta di alleanza

Una posizione chiara e netta, che arriva in coro dalle tante voci che compongono un movimento sempre più eterogeneo


I gilet gialli fanno blocco contro l'intromissione del Movimento 5 Stelle nei loro affari interni e respingono al mittente la proposta di un'alleanza in vista delle prossime elezioni europee. Una posizione chiara e netta, che arriva in coro dalle tante voci che compongono un movimento sempre più eterogeneo e frammentato, al cui interno convivono correnti diverse, ognuna guidata dal suo leader.
L'incontro avvenuto il 5 febbraio scorso a Montargis, a sud di Parigi, tra una delegazione pentastellata guidata dal vicepremier Luigi Di Maio e un gruppo di presunti rappresentanti della lista elettorale RIC capitanati da un certo Christophe Chalençon ha provocato parecchi malumori all'interno del movimento, che non sembra aver ben digerito l'intromissione di un politico straniero.
I gilet gialli sbattono così la porta in faccia a Di Maio, confermando la loro impermeabilità a qualsiasi intromissione politica. Una posizione che risuona quasi come un avvertimento, lanciato con l'obiettivo di dissuadere eventuali tentativi di strumentalizzazione.
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Il surfista a 30 sotto zero: un blocco di ghiaccio

Il surfista Dan Schetter si produce in una sessione di surf sul Lago Superiore nel Michigan, alla temperatura di 30 gradi sotto zero. Rischia il congelamento di una mano e ne esce così. (Youtube Jerry Mills)


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Iperdì, tutti riassunti i lavoratori: il 21 febbraio la riapertura come Galassia

Tutti i dipendenti del supermercato Iperdì di Novi Ligure torneranno al lavoro, anche se qualcuno subirà riduzioni d'orario. Il 21 febbraio la riapertura con l'insegna Galassia

NOVI LIGURE (AL) – La trattativa è andata avanti tutto il giorno, fino a notte, ma alla fine è arrivata la firma: da lunedì 11 febbraio tutto il personale del supermercato Iperdì di Novi Ligure tornerà al lavoro. Per la riapertura del punto vendita di via Oneto, però, ci vorrà ancora un po’ di tempo: la data fissata è quella di giovedì 21 febbraio. Il supermarket è stato acquisito dalla società Maxi Di, titolare dei marchi Famila e Galassia: anche se nascosta da un telo protettivo, la grande scritta rossa «Galassia» già si nota sul tetto dell’edificio.

La vicenda andava avanti da agosto, da quando cioè la società Gca Generalmarket, proprietaria di decine di supermercati a insegna Iperdì e Superdì, è entrata in crisi profonda, chiudendo tutti i punti vendita. I dipendenti si sono ritrovati da un giorno all’altro senza stipendio, ma senza avere diritto agli ammortizzatori sociali perché formalmente risultavano ancora al lavoro.

«Finalmente siamo usciti dal tunnel – commenta Alex Delnevo della Filcams-Cgil – I 21 lavoratori da lunedì passeranno in carico alla Maxi Di, che si è anche impegnata a saldare quasi per intero le retribuzioni arretrate di agosto e settembre che Gca non aveva pagato. Nel giro di 15-20 giorni, i lavoratori riceveranno i versamenti». Per il periodo che va dal 29 settembre 2018 a oggi, interverrà invece la cassa integrazione, concessa dal ministero del Lavoro: l’erogazione partirà con ogni probabilità nel mese di marzo. «Ma ormai il peggio è alle spalle», dice Delnevo, secondo cui il sindacato è riuscito a spuntare «buone condizioni» al tavolo delle trattative.


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Sindacati, al via manifestazione unitaria. Furlan: 'Il governo esca dalla realtà virtuale'

Corteo a Roma da piazza della Repubblica a piazza San Giovanni con comizio finale dei leader. Barbagallo: 'La piazza sarà strapiena'


Al via la manifestazione nazionale di Cgil, Cisl e Uil, con lo slogan 'Futuro al lavoro', a Roma, per sostenere la proposte unitarie su crescita, sviluppo, lavoro, pensioni e fisco e chiedere al governo di aprire un confronto di merito e cambiare la politica economica, ascoltando i sindacati. Il corteo è partito da piazza della Repubblica a Roma e arriverà in piazza San Giovanni lì dal palco, intorno a mezzogiorno, interverranno i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo. "La piazza sarà strapiena", sottolinea Barbagallo.

"Il governo esca dalla realtà virtuale e si cali nel mondo reale, del lavoro" dice la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, dal corteo della manifestazione unitaria sostenendo che "il governo deve cambiare la linea economica. L'Italia è ad un passo dalla recessione economica. Il governo deve cambiare assolutamente rotta. Si confronti finalmente con i sindacati, perché dopo tanti anni di sacrifici degli italiani, non possiamo permetterci che il Paese torni a decrescere. Nessuno da solo riesce a risolvere problemi così complessi". L'Italia è già in recessione tecnica, crolla la produzione industriale, sale lo spread. I dati dell'economia sono negativi. 

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Autocisterna esplode al distributore di carburante

[AGGIORNAMENTO] Una autocisterna è esplosa questa mattina a Novi Ligure. Il mezzo si trovava al distributore di carburante Retitalia, di fronte al Bowling. Aveva trasportato eptano ma non era ancora stata bonificata

AGGIORNAMENTO ORE 12.00 – L'autista e il gestore del distributore di carburante stavano effettuando lavori di manutenzione alla cisterna che è esplosa. Lo riferisce il comando provinciale dei vigili del fuoco di Alessandria. L'autocisterna, che era vuota, aveva trasportato eptano e non era ancora stata bonificata. La deflagrazione non ha provocato incendio.

NOVI LIGURE – Una autocisterna è esplosa questa mattina a Novi Ligure. L'incidente è avvenuto alle 10.30 di oggi, sabato 9 febbraio. E' rimasta coinvolta una autocisterna che si trovava al distributore di carburante Retitalia, di fronte al Bowling, lungo la 35 bis dei Giovi, all'altezza della rotonda di congiunzione con la nuova strada 35 ter. Uno dei due semirimorchi cisternati è esploso per motivi ancora sconosciuti. La deflagrazione si è sviluppata verso l'alto e fortunatamente non ha provocato feriti. 


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venerdì 8 febbraio 2019

Il richiamo dell’ambasciatore francese, spiegato bene

È «il passo immediatamente prima della rottura delle relazioni diplomatiche», e in molti ne parlano come del punto più basso dei rapporti tra i due paesi dalla Seconda guerra mondiale


L'ambasciatore francese in Italia Christian Masset . (EPA/ETIENNE LAURENT)
Giovedì la Francia ha richiamato il suo ambasciatore in Italia Christian Masset, in seguito alle forti tensioni delle scorse settimane con il governo italiano. È una decisione che ha un grande significato diplomatico. Francia e Italia sono da decenni paesi strettamente alleati: l’ultima volta che un ambasciatore fu richiamato era il 1940, e l’Italia aveva appena dichiarato guerra alla Francia. In molti hanno parlato del momento più basso delle relazioni diplomatiche tra i due paesi dalla Seconda guerra mondiale.
La motivazione ufficiale della Francia è che «ha subìto per diversi mesi accuse ripetute, attacchi e pretese infondate. Si tratta di un fatto senza precedenti dalla fine della guerra. Avere disaccordi è una cosa, sfruttarli a fini elettorali è un’altra». Il comportamento dell’Italia, dice la Francia, vìola «il rispetto che deve esistere tra governi democraticamente e liberamente eletti».
Sono mesi che la maggioranza parlamentare italiana, e nello specifico il M5S, attacca la Francia: sulla TAV, sulla Libia e sulla questione dei respingimenti e dei controlli sui migranti al confine tra Italia e Francia in Piemonte e Liguria: lo scorso marzo, dopo uno sconfinamento di poliziotti francesi in Italia, il ministero degli Esteri aveva convocato l’ambasciatore francese per chiarimenti. Lo stesso aveva fatto il governo francese con l’ambasciatore italiano dopo che più recentemente Di Maio e Di Battista hanno costruito un caso infondato sul legame tra l’immigrazione in Europa e la questione del franco CFA, accusando la Francia di neo-colonialismo.

Ma l’episodio che con ogni probabilità è stato giudicato più grave dal governo francese è avvenuto pochi giorni fa, quando il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio e il dirigente del Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista avevano incontrato la fazione più estremista del movimento dei “gilet gialli”, guidata da Christophe Chalencon, un artigiano che ha detto di volere la guerra civile in Francia e di chiedere che l’esercito prenda il controllo del paese. L’incontro serviva a sondare una possibile alleanza in vista delle elezioni europee: visto che il M5S non è affiliato ad altri partiti all’estero, sta cercando con una certa insistenza qualcuno con cui formare una coalizione in almeno altri sei paesi, per formare un gruppo politico e ottenerne i conseguenti vantaggi a livello di rappresentanza al Parlamento Europeo. L’incontro ha però provocato molta irritazione nel governo francese, quello che la frangia dei gilet gialli incontrata da Di Maio vorrebbe destituire, se serve, con un colpo di stato.
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Lʼanalisi costi-benefici boccia la Tav: "Non toglie il traffico pesante a Torino, lo aumenta"

Tgcom24 anticipa il documento che nemmeno Salvini ha letto: solo duemila Tir al giorno attraversano il Frejus

La Commissione di valutazione sulla Tav Torino-Lione boccia senza appello l’opera. Del tutto inutile, secondo quanto emerge dalla bozza dell’analisi costi-benefici che Tgcom24 ha potuto visionare.

Il nodo dell’analisi condotta dal comitato di esperti guidato dal professor Marco Ponti del Politecnico di Milano e presentata in bozza in Francia, verte tra le altre cose sulla questione del traffico pesante: se cioè la costruenda linea ferroviaria ad Alta velocità sia effettivamente in grado di decongestionare il movimento merci su gomma che gravita intorno a Torino, riducendo l’inquinamento oltre che i tempi di viaggio delle merci.

I NUMERI DEL TRAFFICO PESANTE - I numeri snocciolati nell’analisi dicono che questo effetto non ci sarebbe: il traffico che ogni giorno insiste sulla tangenziale di Torino, si legge nel documento, ammonta complessivamente a 400 mila veicoli, di cui 80 mila mezzi pesanti. Ebbene, di questi soltanto una minima parte (stando al dato ufficiale medio del 2018 riportato dalla società Sitaf) imbocca oggi il tragitto stradale che di fatto verrebbe soppiantato dalla Tav: sono infatti 2.150 i Tir che quotidianamente attraversano il traforo del Frejus (e oltre 3 mila automobili) e circa 3.300 gli autoarticolati che percorrono nei due sensi la A32 Torino-Bardonecchia. Come dire: gran parte del traffico è locale, e non fa parte di quel grande flusso internazionale che già esiste e che l’apertura del Corridoio V (di cui la Torino-Lione sarebbe una piccola ma centrale sezione) dovrebbe attirare.
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Manuel Bortuzzo, il messaggio audio dall'ospedale: "Mi avete fatto emozionare, torno più forte di prima"

Il nuotatore ferito dopo essere stato colpito da un proiettile per errore, parla per la prima volta dopo la sparatoria di sabato sera all'Axa. La fidanzata: "Esperienza che non dimenticherò mai"


Le risate dopo gli spari a Manuel: “Ora questa piazza è nostra”

Bari, code infinite all'Anagrafe per i cambi di residenza: effetto Reddito di cittadinanza?

Decine di cittadini si sono assiepati a partire dalle 15.30 sulle scale esterne e nei corridoi degli uffici della ripartizione Servizi demografici del Comune di Bari.  Nei giorni scorsi il Comune aveva lanciato l'allarme sui possibili escamotage


Quelli che cambiano la residenza al volo per avere il sussidio

Spread vola a 290, tasso Btp al 2,99%

Tensione porta i tassi ai massimi di due mesi

Il differenziale tra Btp e Bund tedesco vola a 290 punti base, segnando nuovi massimi di circa due mesi. Il rendimento del decennale italiano è al 2,99%, a un passo dalla soglia psicologica del 3%.

Istat: "Serie difficoltà di tenuta economica". Crolla la produzione industriale, -5,5% in un anno

Si tratta della diminuzione tendenziale più accentuata dal dicembre del 2012

Allarme dell'istat sull'economia italiana: a gennaio l'indicatore anticipatore, 'spia' di quel che accadrà, ha "registrato una marcata flessione, prospettando serie difficoltà di tenuta dei livelli di attività".
L'istituto ha diffuso anche i dati sulla produzione industriale, che indicano un crollo: a dicembre si registra rispetto a novembre un calo dello 0,8%. Si tratta della quarta contrazione consecutiva. Su base annua l'indice corretto per gli effetti di calendario risulta in ribasso del 5,5% (dato corretto per gli effetti di calendario). Si tratta della diminuzione tendenziale più accentuata dal dicembre del 2012, ovvero da sei anni. In ribasso anche il dato grezzo (-2,5% su base annua).
Riguardo alla disoccupazione, il tasso nel 2018 si è fermato al 10,6%, 0,7 punti percentuali in meno rispetto al 2017. Nella nota mensile, l'Istat ha diffuso una stima preliminare, basata sui dati mensili, in anticipo rispetto al dato annuo che verrà diffuso a metà marzo, insieme alle statistiche trimestrali.

Macron si vendica: non prende più gli immigrati della Sea Watch

La Francia cambia idea e rompe l'accordo sulla redistribuzione delle persone che si trovavano a bordo della Sea Watch: "Sono immigrati economici"


Con un dietrofront improvviso e inaspettato, il numero uno dell'Eliseo ha infatti fatto sapere di aver cambiato idea sugli immigrati che si trovavano a bordo della Sea Watch 3. Non li ospiterà in Francia. "Sono immigrati economici", hanno fatto sapere da Parigi rompendo così l'accordo preso a livello europeo per convincere il ministro dell'Interno Matteo Salvini a far attraccare in Sicilia la nave della Ong tedesca.
"Dei 47 migranti della Sea Watch in Italia ne resteranno uno o due". Dopo oltre dieici giorni di un estenuante braccio di ferro con l'Unione europea, Salvini era riuscito a portare a casa un importate risultato facendo sì che il peso dello sbarco non gravasse soltanto sull'Italia. Alla fine l'accoglienza degli stranieri avrebbe dovuto essere ripartita tra otto Paesi: Germania, Lussemburgo, Francia, Romania, Spagna, Portogallo, Lituania e Malta. Ad ogni Paese sarebbe, appunto, toccato un certo numero di immigrati. All'Italia ne sarebbero dovuti rimanere, appunto, soltanto un paio. E non più tutti come accadeva quando al governo c'era il Partito democratico. Ora, però, si viene a sapere che questo accordo è carta straccia. Non per tutti. Lo è per i francesi che, secondo quanto fanno sapere dal Viminale, hanno "cambiato idea" decidendo che non accoglieranno più i migranti della Sea Watch3. Parigi ha, infatti, fatto sapere al ministero dell'Interno italiano che "prenderà solo persone che hanno bisogno di protezione e non migranti economici".
Il tempismo della decisione sorprende. Solo ieri, infatti, la Francia aveva richiamato l'ambasciatore a Roma, Christian Masset, "per consultazioni" dopo che "per vari mesi la Francia è stata soggetta ad attacchi infondati e senza precedenza, dichiarazioni oltraggiose"dei leader italiani. Una mossa senza precedenti che arriva al culmine di una tensione diplomatica sull'asse Roma-Parigi. E, nonostante Salvini si sia detto disposto a incontrare Macron per provare a "voltare pagina", oggi da Parigi è arrivato l'ennesimo sgambetto che, di fatto, obbliga il Viminale a dover gestire anche gli immigrati di cui i francesi avevano promesso di farsi carico

Partita a Genova la demolizione del Ponte Morandi

Operatori e mezzi all'opera sul moncone ovest del viadotto

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Sindaca leghista nega la sala a don Ciotti, i Cinquestelle attaccano: "Censura preoccupante"

Polemiche ad Oderzo. Il presidente della Commissione Antimafia contro il primo cittadino Maria Scardellato. Che non rinnega la sua scelta

Diventa un caso politico in seno alla maggioranza gialloverde la sala negata dalla sindaca leghista di Oderzo a don Ciotti.


"Quando la Lega censura don Ciotti affinché non parli di mafie e immigrazione desta dubbi e preoccupazione", affermano i senatori del M5S, Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia, e Giovanni Endrizzi. "Veniamo dalla tre giorni di Libera sulle mafie a Nordest, tema che dovebbe essere molto caro alla Lega, a tutela del tessuto economico sano del Veneto".

Il caso è scoppiato ieri, quando la sindaca Maria Scardellato ha negato il patrocinio e l'utilizzo gratuito del teatro comunale Cristallo per un incontro antimafia con don Luigi Ciotti, una decisione definita dall'opposizione di centrosinistra una "battaglia di inciviltà".

In vista dell'incontro, previsto per  domenica, ai promotori, il coordinamento Volontarinsieme-Csv e Insieme diamo luce, non è rimasto altro che ripiegare su un'altra sede, la sala privata del collegio Brandolini-Rota.


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giovedì 7 febbraio 2019

Cogne: Annamaria Franzoni libera, ha scontato pena

Condannata a 16 anni nel 2008 per l'omicidio del figlio


Annamaria Franzoni è una donna libera. Condannata nel 2008 a 16 anni per l’omicidio del figlio Samuele di tre anni, a Cogne il 30 gennaio 2002, nelle scorse settimane, apprende l’ANSA, è stata informata dal Tribunale di sorveglianza di Bologna che la sua pena è espiata, con mesi di anticipo rispetto alle previsioni, potendo usufruire di molti giorni di liberazione anticipata per la buona condotta. Da giugno 2014 era in detenzione domiciliare a Ripoli Santa Cristina, sull’Appennino bolognese.
“La notizia ci lascia assolutamente indifferenti, è l’ultimo dei nostri pensieri”. Questo il commento di Franco Allera, sindaco di Cogne, alla notizia della liberazione di Annamaria Franzoni. “La nostra comunità si è lasciata alle spalle questa vecchia storia”.
Franzoni, che si è sempre proclamata innocente, era stata condannata in via definitiva la sera del 21 maggio 2008, quando la Corte di Cassazione confermò la sentenza della Corte di appello di Torino. I 16 anni di pena sono stati ridotti a meno di 11 grazie a tre anni di indulto e ai giorni concessi di liberazione anticipata: è possibile ottenere fino a 45 giorni ogni semestre di detenzione, considerando anche quella domiciliare.
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