È «il passo immediatamente prima della rottura delle relazioni diplomatiche», e in molti ne parlano come del punto più basso dei rapporti tra i due paesi dalla Seconda guerra mondiale
L'ambasciatore francese in Italia Christian Masset . (EPA/ETIENNE LAURENT)
Giovedì la Francia ha richiamato il suo ambasciatore in Italia Christian Masset, in seguito alle forti tensioni delle scorse settimane con il governo italiano. È una decisione che ha un grande significato diplomatico. Francia e Italia sono da decenni paesi strettamente alleati: l’ultima volta che un ambasciatore fu richiamato era il 1940, e l’Italia aveva appena dichiarato guerra alla Francia. In molti hanno parlato del momento più basso delle relazioni diplomatiche tra i due paesi dalla Seconda guerra mondiale.
La motivazione ufficiale della Francia è che «ha subìto per diversi mesi accuse ripetute, attacchi e pretese infondate. Si tratta di un fatto senza precedenti dalla fine della guerra. Avere disaccordi è una cosa, sfruttarli a fini elettorali è un’altra». Il comportamento dell’Italia, dice la Francia, vìola «il rispetto che deve esistere tra governi democraticamente e liberamente eletti».
Sono mesi che la maggioranza parlamentare italiana, e nello specifico il M5S, attacca la Francia: sulla TAV, sulla Libia e sulla questione dei respingimenti e dei controlli sui migranti al confine tra Italia e Francia in Piemonte e Liguria: lo scorso marzo, dopo uno sconfinamento di poliziotti francesi in Italia, il ministero degli Esteri aveva convocato l’ambasciatore francese per chiarimenti. Lo stesso aveva fatto il governo francese con l’ambasciatore italiano dopo che più recentemente Di Maio e Di Battista hanno costruito un caso infondato sul legame tra l’immigrazione in Europa e la questione del franco CFA, accusando la Francia di neo-colonialismo.
Ma l’episodio che con ogni probabilità è stato giudicato più grave dal governo francese è avvenuto pochi giorni fa, quando il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio e il dirigente del Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista avevano incontrato la fazione più estremista del movimento dei “gilet gialli”, guidata da Christophe Chalencon, un artigiano che ha detto di volere la guerra civile in Francia e di chiedere che l’esercito prenda il controllo del paese. L’incontro serviva a sondare una possibile alleanza in vista delle elezioni europee: visto che il M5S non è affiliato ad altri partiti all’estero, sta cercando con una certa insistenza qualcuno con cui formare una coalizione in almeno altri sei paesi, per formare un gruppo politico e ottenerne i conseguenti vantaggi a livello di rappresentanza al Parlamento Europeo. L’incontro ha però provocato molta irritazione nel governo francese, quello che la frangia dei gilet gialli incontrata da Di Maio vorrebbe destituire, se serve, con un colpo di stato.
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Ma l’episodio che con ogni probabilità è stato giudicato più grave dal governo francese è avvenuto pochi giorni fa, quando il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio e il dirigente del Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista avevano incontrato la fazione più estremista del movimento dei “gilet gialli”, guidata da Christophe Chalencon, un artigiano che ha detto di volere la guerra civile in Francia e di chiedere che l’esercito prenda il controllo del paese. L’incontro serviva a sondare una possibile alleanza in vista delle elezioni europee: visto che il M5S non è affiliato ad altri partiti all’estero, sta cercando con una certa insistenza qualcuno con cui formare una coalizione in almeno altri sei paesi, per formare un gruppo politico e ottenerne i conseguenti vantaggi a livello di rappresentanza al Parlamento Europeo. L’incontro ha però provocato molta irritazione nel governo francese, quello che la frangia dei gilet gialli incontrata da Di Maio vorrebbe destituire, se serve, con un colpo di stato.
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