Per far quadrare i conti con il programma di governo bisogna aggiungere alla spesa in deficit altro denaro: soldi non facili da trovare
ROMA Numeri che non tornano, tempi che si allungano, verifiche politiche ancora tutte da fare. A una settimana dalla approvazione formale, la Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza, con i nuovi obiettivi di crescita, deficit e debito, sembra ancora in alto mare. Luigi Di Maio assicura che il governo non arretrerà di un centimetro rispetto all’obiettivo di deficit del 2,4%, ma per fare il reddito di cittadinanza, quota 100 sulle pensioni e flat tax, quel margine non basta. Per far quadrare i conti con il programma di governo bisogna aggiungere alla spesa in deficit altro denaro. Tagli di spesa o nuove entrate per 15-20 miliardi di euro. Soldi non facili da trovare, su cui si è già aperto all’inizio della settimana un nuovo e teso confronto politico dentro la maggioranza.
Al momento il disavanzo «tendenziale» del prossimo anno, quello che si avrebbe senza fare assolutamente nulla, è intorno all’1,2-1,3% del prodotto interno lordo. Sommando 0,8 punti che servono per eliminare nel 2019 gli aumenti dell’Iva il deficit salirebbe al 2%. Mettendoci sopra le risorse per finanziare il nuovo piano di investimenti pubblici di cui ha parlato il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, due decimali di Pil, si arriverebbe già al 2,2%. E così i fondi per avviare la riduzione delle tasse per le imprese e le partite Iva, il reddito contro la povertà e riformare le pensioni, si ridurrebbero, restando al 2,4% di deficit, ad appena 3-4 miliardi.
Al momento il disavanzo «tendenziale» del prossimo anno, quello che si avrebbe senza fare assolutamente nulla, è intorno all’1,2-1,3% del prodotto interno lordo. Sommando 0,8 punti che servono per eliminare nel 2019 gli aumenti dell’Iva il deficit salirebbe al 2%. Mettendoci sopra le risorse per finanziare il nuovo piano di investimenti pubblici di cui ha parlato il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, due decimali di Pil, si arriverebbe già al 2,2%. E così i fondi per avviare la riduzione delle tasse per le imprese e le partite Iva, il reddito contro la povertà e riformare le pensioni, si ridurrebbero, restando al 2,4% di deficit, ad appena 3-4 miliardi.
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