L’agenzia di rating rivede al ribasso le stime sulla crescita nel 2014:
-0,1% contro il +0.5%. Lancia l’allarme sui conti: la recessione peserà
sulla politica fiscale e sul clima politico
Una gelata d’agosto sull’Italia. I venti freddi arrivano dagli Stati
Uniti e sono soffiati dall’agenzia di rating Moody’s che, dopo il
ritorno alla recessione “tecnica” certificato dall’Istat la scorsa
settimana, rivede al ribasso le stime di crescita. L’Italia chiuderà il
2014 con un Pil in contrazione dello 0,1% contro il +0,5% stimato in
precedenza, e mancherà entrambi gli obiettivi governativi di deficit/Pil
collocandosi al 2,7% quest’anno e il prossimo, con «rischi
significativi» di sforare ulteriormente. Un grido d’allarme per il
governo Renzi che in un
colloquio con la Stampa e in un’intervista al
Financial Times
aveva assicurato: «Non ho intenzione di superare il tetto del 3%.
Speriamo di aver una crescita migliore nella seconda metà» e chiudere
con un deficit al 2,9%.
La bocciatura di Moody’s
«La recessione avrà effetti negativi sulla politica fiscale e sul
clima politico nel suo insieme, a livello sia nazionale sia europeo»,
evidenzia Moody’s nella nota in cui taglia le stime del Pil italiano a
-0,1% per il 2014. «Poiché il Governo prevede una crescita dello 0,8%
per quest’anno, la contrazione dell’economia minaccia la forza fiscale
del governo», indica l’agenzia, che nella nota sottolinea anche «gli
ostacoli che l’Italia incontra nel rendere permanenti le riduzioni della
spesa a causa delle pressioni politiche interne». Il riferimento è alle
recenti dichiarazioni di Carlo Cottarelli, il commissario alla spending
review, sul fatto che «il Parlamento ora progetta di usare una parte
dei tagli dalla spending review per finanziare nuove spese per 1,6
miliardi di euro nel 2015, invece che finanziare la riduzione del
debito, tramite tagli permanenti».
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