Il dossier Ispra sulla qualità ambientale nelle aree urbane. Roma ha il primato delle voragini: 136. La capitale ha perso così tra i 25 milioni e i 30 milioni di euro. Scarso il verde urbano: 31 metri quadrati a persona. I centri a rischio frane e alluvioni
Sono 19 le città italiane dove sono stati registrati valori oltre la norma giornalieri di pm10 (polveri sottili con diametro uguale o inferiore a 10 micrometri, ndr) al 10 dicembre 2018, una in più dell'anno scorso. Ad aggiudicarsi la maglia nera è Brescia, con ben 87 sforamenti, seguita da Torino mentre Viterbo, che non ha mai oltrepassato il limite, si attesta come campione di qualità dell'aria tra le aree urbane. A rivelarlo è l'edizione 2018 del rapporto Ispra-snpa sulla qualità dell'ambiente urbano, prende in esame 120 città e 14 aree metropolitane, ed presentato a Roma a palazzo Giustiniani dal presidente dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, Stefano Laporta, e dal direttore generale Ispra, Alessandro Bratti.
Dati preoccupanti se si considera che L’Agenzia Europea per l’Ambiente ha stimato che in Italia, nel 2014, 50.550 morti premature potevano essere attribuibili all’esposizione a lungo termine al PM2,5, 17.290 all’NO2 e 2.900 all’ozono.
Altra notizia preoccupante che arriva dal rapporto è che i comuni consumano terreno. Si verificano fenomeni di sprofondamento in particolare a Roma dove negli ultimi 10 mesi del 2018 si registrano ben 136 voragini.
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mercoledì 19 dicembre 2018
Manovra, ok Ue all'Italia: stop alla procedura di infrazione. Dombrovskis: "Restiamo vigili"
Semaforo verde dalla Commissione dopo la trattativa con il nostro Paese sui conti pubblici. Misure per 10,25 miliardi, clausole di salvaguardia sulle spese. La crescita scende all'1%. Il vice presidente Ue: "Misure non ottimali, ma per ora evita la procedura per debito"
MILANO - L'Italia scongiura in extremis la procedura di infrazione sul debito mettendo sul piatto una correzione della manovra gialloverde da oltre 10 miliardi. Il collegio dei commissari riunito a Bruxelles ha dato il suo via libera all'accordo raggiunto dalla Commissione con il governo italiano sulla legge di Bilancio per il prossimo anno. L'esecutivo Ue ha quindi ammesso la correzione dei conti pubblici che assicurerebbe per il 2019 un deficit nominale al 2,04%, a fronte del 2,4% messo per iscritto dal governo italiano nella nota di aggiornamento al Def dal 2,9 stimato dalla Commissione attraverso i propri calcoli. Nel 2020 il deficit/Pil è previsto all'1,8% e nel 2021 all'1,5%.
Nella conferenza stampa a valle del colleggio che ha annunciato l'accordo, il vicepresidente della Commissione Ue responsabile per l'euro, Valdis Dombrovskis, ha usato parole caute: "La soluzione sul tavolo non è ideale, non dà una soluzione a lungo termine per i problemi economici italiani", ha rimarcato. Ma il 'falco' Ue ha proseguito: "Ci consente di evitare per ora di aprire una procedura per debito, posto che le misure negoziate siano attuate pienamente". Il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, ha usato come al solito toni più soft: "L'Italia sta a cuore all'Europa e all'area euro, che esce rafforzata da questo risultato positivo. Dimostra che le regole Ue ci sono e funzionano".
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MILANO - L'Italia scongiura in extremis la procedura di infrazione sul debito mettendo sul piatto una correzione della manovra gialloverde da oltre 10 miliardi. Il collegio dei commissari riunito a Bruxelles ha dato il suo via libera all'accordo raggiunto dalla Commissione con il governo italiano sulla legge di Bilancio per il prossimo anno. L'esecutivo Ue ha quindi ammesso la correzione dei conti pubblici che assicurerebbe per il 2019 un deficit nominale al 2,04%, a fronte del 2,4% messo per iscritto dal governo italiano nella nota di aggiornamento al Def dal 2,9 stimato dalla Commissione attraverso i propri calcoli. Nel 2020 il deficit/Pil è previsto all'1,8% e nel 2021 all'1,5%.
Nella conferenza stampa a valle del colleggio che ha annunciato l'accordo, il vicepresidente della Commissione Ue responsabile per l'euro, Valdis Dombrovskis, ha usato parole caute: "La soluzione sul tavolo non è ideale, non dà una soluzione a lungo termine per i problemi economici italiani", ha rimarcato. Ma il 'falco' Ue ha proseguito: "Ci consente di evitare per ora di aprire una procedura per debito, posto che le misure negoziate siano attuate pienamente". Il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, ha usato come al solito toni più soft: "L'Italia sta a cuore all'Europa e all'area euro, che esce rafforzata da questo risultato positivo. Dimostra che le regole Ue ci sono e funzionano".
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Manovra, per il governo pericolo infrazione solo rinviato. A gennaio nuova verifica sui conti
Manovra, la battaglia con la Ue lascia sul terreno molte vittime: l'esperienza insegni
Aggressione razzista sul tram a Roma: donna di colore con bimba piccola insultata e presa a calci
Non è la prima volta che accade sullo stesso tratto di servizio urbano
Aggressione razzista sul tram 19.
Lo spavento della bambina – A Roma il clima sui trasporti pubblici è diventato pericoloso. È avvenuta il 18 dicembre un’aggressione razzista a danno di una donna straniera che si trovava a bordo di un tram con la bimba piccola nel passeggino.
La teste – A raccontarla sulla propria pagina Facebook una testimone “come primo passo per non abituarci a tutto questo”. La ragazza, che ha assistito a quanto accaduto intorno alle 16:45 del pomeriggio, ha detto che “raccontare i fatti è il primo passo per non cadere nell’indifferenza”.
Non è la prima volta – Un racconto shock, simile per le modalità razzisteall’aggressione subìta da una donna rom e da sua figlia raccontata alla giornalista Giorgia Rombolà che assistette all’aggressione. Come in quest’ultimo caso la notizia è divenuta virale riaprendo il dibattito sulla questione razzismo a Roma.
I fatti – Il tram 19 collega la periferia est di Roma al centro ed è sempre strapieno di gente. Secondo quanto raccontato dalla ragazza che si trovava a bordo del mezzo: “Ad una fermata sale una donna di colore (ahimè siamo ridotti a doverlo specificare), con una bimba di un anno in passeggino. Un uomo, romano doc, sulla quarantina le dice: “E tu perché sei qua, cosa fai sul tram?!” Lei giustamente si permette di rispondere:”Che vuoi, che ti ho fatto?”
Il post – “Lui non poteva accettare che una donna e per giunta di colore si permettesse di rispondere, così ribatte:”Tu devi stà zitta, hai capito, devi stà zitta”. Alla fermata del tram la donna fa per scendere, l’uomo le tira una pacca sul sedere e tira due calci al passeggino e le sputa in faccia”.
Ovada premia i due poliziotti della Stradale intervenuti dopo il crollo del Ponte Morandi
Marco Gastaldi e Antonio Fiore, hanno raccontato, sono diventati “un riferimento” per tutte le persone scampate al crollo e terrorizzare perché loro erano “la Polizia Stradale”
OVADA (AL) – Gli assistenti capo della Polizia Stradale di Ovada Marco Gastaldi, 47 anni, e Antonio Fiore, di 37, ricordano ogni attimo del 14 agosto. Il “terrore” negli occhi delle persone scampate al crollo del Ponte Morandi di Genova ma anche “la fiducia” che tutti gli automobilisti hanno riposto in loro.
Quando ancora non si sapeva cosa avesse provocato il crollo e cosa sarebbe potuto ancora accadere, Marco Gastaldi e Antonio Fiore sono diventati “un riferimento” perché erano “la Polizia Stradale”, hanno spiegato.
I due assistenti capo parlano con orgoglio della divisa che indossano, Gastaldi da 26 anni e Fiore da 17 anni, e del lavoro quotidiano di tutti i colleghi, a partire ovviamente da quelli della Sottosezione di Ovada.
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Auto elettriche: 80% dei milanesi interessati, ma mancano le colonnine
Le auto elettriche potrebbero rappresentare un’occasione importante per la mobilità sostenibile. Ancora non sono molto diffuse e tanti esperti attribuiscono la motivazione della mancata diffusione soprattutto ai prezzi troppo alti che questi veicoli continuano ad avere sul mercato. Eppure esistono tanti servizi di car sharing basati proprio sull’utilizzo delle auto elettriche, specialmente nelle grandi città […]
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Le auto elettriche potrebbero rappresentare un’occasione importante per la mobilità sostenibile. Ancora non sono molto diffuse e tanti esperti attribuiscono la motivazione della mancata diffusione soprattutto ai prezzi troppo alti che questi veicoli continuano ad avere sul mercato.
Eppure esistono tanti servizi di car sharing basati proprio sull’utilizzo delle auto elettriche, specialmente nelle grandi città anche nel nostro Paese. Una di queste città è Milano. Proprio i milanesi sono stati protagonisti di una recente indagine condotta da DriveNow del Gruppo BMW, che ha sondato il parere dei cittadini del capoluogo lombardo riguardo alle loro preferenze in tema di mobilità.
I milanesi dimostrano di essere molto sensibili alla sostenibilità ambientale da realizzare attraverso l’uso di veicoli a zero emissioni. L’80% degli intervistati ha rivelato che ama scegliere le auto elettriche. Il 68% di coloro che hanno partecipato al sondaggio si dichiara disposto a scegliere le auto elettriche e non quelle che si basano sull’uso dei tradizionali carburanti inquinanti proprio spinto da una ragione di lotta all’inquinamento. Andrea Leverano managing director DriveNow Italia:
Questo è un dato davvero molto incoraggiante che racconta come i cittadini siano tutt’altro che disinteressati a tematiche di tipo ambientale, e soprattutto quelli che vivendo nelle grandi città debbono fare tutti i giorni i conti con aria carica di polveri sottili e inquinamento acustico.
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Le accise sulla benzina che noi paghiamo e i francesi no
Oltre al finanziamento della guerra d’Etiopia, alla ricostruzione dopo la tragedia del Vajont e le altre tasse, nel prezzo del carburante è già compresa anche l’ecotassa. Le promesse, non mantenute, di Salvini
L’obiettivo è lo stesso, la strategia è diversa. Mentre in Francia Macron aveva previsto un aumento delle accise sui carburanti per favorire la transizione ecologica, stoppata poi dalle proteste dei “gilet gialli”, in Italia Di Maio propone di introdurre una già ribattezzata “ecotassa” sui veicoli inquinanti e nuovi incentivi per chi acquista auto elettriche, ibride o a metano. In realtà, come fa notare Il Sole 24 ore, la tassa contro le emissioni di anidride carbonica la paghiamo da vent’anni nel prezzo della benzina e del gasolio. Oltre al finanziamento della Guerra d’Etiopia degli anni Trenta, alla ricostruzione dopo la tragedia del Vajont del 1963 e del terremoto dell’Irpinia del 1980 e tutte le altre accise, di cui il ministro dell’Interno Matteo Salvini pochi mesi fa promise l’abolizione istantanea, dal primo gennaio 1999 paghiamo anche la carbon tax.
Nell’autunno del 1998, durante il Governo Prodi, il ministro dell’Ambiente Ronchi propose la tassa contro le emissioni di anidride carbonica, che fu introdotta nella Finanziaria. La prima a essere tassata fu la benzina verde, 19 lire di accisa in più al litro. Continuiamo a pagarla ancora oggi su tutti i carburanti, ma ovviamente, come tutte le altre tasse introdotte e mai tolte, l’ecotassa è stata inglobata nella fiscalità generale. Togliendo le accise e l’Iva, il gasolio italiano costa già molto meno di quello europeo ed è il fisco, solamente il fisco, a renderlo tra i più cari d’Europa. Alla rilevazione del 15 ottobre, l’ultima disponibile del ministero dello Sviluppo economico – come riporta Il Sole 24 ore – il costo medio europeo del gasolio è pari a 67,6 centesimi al litro, il prezzo medio italiano è ancora più basso: 66,6 centesimi al litro senza le accise.
Manovra, “Niente gare sotto i 200mila euro”. L’operazione vale 6/7 miliardi. Ma rischia di moltiplicare le inchieste
Aumenta di cinque volte il tetto per gli appalti in affidamento diretto. Il governo conta di controbilanciare il rischio con la legge “spazza corrotti” che consente l'agente infiltrato e rende non punibile chi denuncia per primo le mazzette. Nessun commento ufficiale dall'Anac, che - in assenza dei bandi - rischia di non avere strumenti di controllo laddove era in grado di intervenire fino a ieri
Il governo alza la soglia per gli appalti pubblici da 40 a 200mila euro, con la promessa di sbloccare lavori nei comuni per 6-7 miliardi l’anno. Le gare spazzate via in favore di affidamenti diretti fanno felice il “partito del Pil” ma rischiano di moltiplicare anche le inchieste giudiziarie, come quelle di lunedì a Catanzaro, per appalti sotto soglia. L’annuncio è arrivato domenica sera, in poche righe, ma suggerisce a chi ha seguito il confronto con le parti industriali e associazioni produttive, che tra la linea legalitaria del M5S e quella “espansiva” della Lega di Matteo Salvini abbia prevalso la seconda. Una linea che sposta la soglia delle procedure vincolate di cinque volte in un colpo, e per questo solleva perplessità sotto il profilo delle garanzie di legalità. Garanzie che il governo – a torto o a ragione – conta di salvaguardare con la legge “spazza corrotti” che consente l’agente infiltrato e rende non punibile chi denuncia per primo le mazzette.
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Il governo alza la soglia per gli appalti pubblici da 40 a 200mila euro, con la promessa di sbloccare lavori nei comuni per 6-7 miliardi l’anno. Le gare spazzate via in favore di affidamenti diretti fanno felice il “partito del Pil” ma rischiano di moltiplicare anche le inchieste giudiziarie, come quelle di lunedì a Catanzaro, per appalti sotto soglia. L’annuncio è arrivato domenica sera, in poche righe, ma suggerisce a chi ha seguito il confronto con le parti industriali e associazioni produttive, che tra la linea legalitaria del M5S e quella “espansiva” della Lega di Matteo Salvini abbia prevalso la seconda. Una linea che sposta la soglia delle procedure vincolate di cinque volte in un colpo, e per questo solleva perplessità sotto il profilo delle garanzie di legalità. Garanzie che il governo – a torto o a ragione – conta di salvaguardare con la legge “spazza corrotti” che consente l’agente infiltrato e rende non punibile chi denuncia per primo le mazzette.
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Sì agli appalti senza gara, fuori controllo sette miliardi
Morandi, ricostruisce Fincantieri con Salini Impregilo. Commissario Bucci: ‘Pronto nel 2019’. Ma accessibile nel 2020
A realizzare in 12 mesi l'opera (dopo dopo la demolizione) sarà Salini Impregilo insieme a Fincantieri e Italferr sulla base del progetto di Renzo Piano. Costerà 202 milioni di euro. Ha prevalso la "linea" caldeggiata dal M5s fin dai giorni successivi al disastro. Cimolai, la principale concorrente, si asterrà dai ricorsi per "spirito di servizio al Paese" così da non ostacolare la ricostruzione del viadotto. In mattinata il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, ha ribadito a Radio Anch'io che "a fine 2019 sarà già in piedi"
“Confidiamo di avere il ponte per la fine del prossimo anno: non sarà accessibile, ma tutti lo potranno vedere. Serviranno 9 mesi di costruzione e 3 di collaudo. L’importo assegnato per l’opera è di 202 milioni di euro, al netto dell’iva”. Marco Bucci, sindaco di Genova e commissario straordinario per la ricostruzione del viadotto Morandi, ha dato l’annuncio in conferenza stampa. Con un non detto: il ponte sarà funzionante nel 2020, quindi in ritardo rispetto alle promesse del governo. Toccherà a Salini Impregilo, insieme a Fincantieri e Italferr, ricostruirlo sulla base del progetto di Renzo Piano. Alla fine Bucci ha seguito la linea fortemente caldeggiata dall’esecutivo – in particolare dal M5s – già pochi giorni il crollo del viadotto Polcevera a Genova, nel quale morirono 43 persone. Il progetto avrà un costo attorno ai 220-230 milioni di euro (compresi di iva) e per portarlo a termine – secondo quanto risulta all’AdnKronos – serviranno 12 mesi dalle fine dei lavori di demolizione. Se queste previsioni fossero confermate, l’auspicio di ‘vedere’ il ponte a fine 2019 sarebbe tutte da verificare. L’altro progetto, presentato dal gruppo Cimolai, secondo quando riferiscono altre fonti interpellate dalla stessa agenzia di stampa, prevedeva costi per un importo totale di 175 milioni (14 per la demolizione) e 11 mesi di tempo complessivi per la demolizione e ricostruzione (9 mesi).
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“Confidiamo di avere il ponte per la fine del prossimo anno: non sarà accessibile, ma tutti lo potranno vedere. Serviranno 9 mesi di costruzione e 3 di collaudo. L’importo assegnato per l’opera è di 202 milioni di euro, al netto dell’iva”. Marco Bucci, sindaco di Genova e commissario straordinario per la ricostruzione del viadotto Morandi, ha dato l’annuncio in conferenza stampa. Con un non detto: il ponte sarà funzionante nel 2020, quindi in ritardo rispetto alle promesse del governo. Toccherà a Salini Impregilo, insieme a Fincantieri e Italferr, ricostruirlo sulla base del progetto di Renzo Piano. Alla fine Bucci ha seguito la linea fortemente caldeggiata dall’esecutivo – in particolare dal M5s – già pochi giorni il crollo del viadotto Polcevera a Genova, nel quale morirono 43 persone. Il progetto avrà un costo attorno ai 220-230 milioni di euro (compresi di iva) e per portarlo a termine – secondo quanto risulta all’AdnKronos – serviranno 12 mesi dalle fine dei lavori di demolizione. Se queste previsioni fossero confermate, l’auspicio di ‘vedere’ il ponte a fine 2019 sarebbe tutte da verificare. L’altro progetto, presentato dal gruppo Cimolai, secondo quando riferiscono altre fonti interpellate dalla stessa agenzia di stampa, prevedeva costi per un importo totale di 175 milioni (14 per la demolizione) e 11 mesi di tempo complessivi per la demolizione e ricostruzione (9 mesi).
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Certosa, i movimenti contro le grandi opere in piazza:”La lotta non si ferma”
Genova. Circa duecento attivisti sono scesi in piazza oggi a Certosa per presidiare simbolicamente il territorio ferito della Valpolcevera, sotto le bandiere No Tav della lotta contro il terzo valico e le grandi opere.
Si tratta della prima uscita pubblica dei movimenti dopo la annuncio del ministro Toninelli che di fatto ha sbloccato l’impasse sulla linea Fegino Tortona che in questi mesi era rimasta in bilico per una supposta contrarietà del movimento cinque stelle. Dopo una campagna elettorale durante la quale l’opposizione alle grandi opere ‘inutili’ è stata fulcro della proposta politica pentastellata, la tenuta sulla questione si è sciolta come neve al sole sull’altare del compromesso politico finalizzato alla tenuta del governo giallo verde.
“La scelta del governo non ci stupisce – dicono gli attivisti – e questo esito era già scritto. Ma le nostre battaglie non si fermano qui, sono anni che lottiamo contro governi locali e centrali che supportano questa visione mortifera dei territori e del futuro della nostra società. E in questi anni abbiamo seminato e raccolto energie che non si arrenderanno mai”.
A pochi metri quello che resta del Morandi, nel giorno in cui sono iniziati i lavori si demolizione dei monconi: “non ci accodiamo alle celebrazioni di chi ha contribuito a distruggere questa valle – dicono – ed è proprio per questo che dobbiamo continuare la nostra battaglia. Si sta aprendo una stagione cruciale per le sorti di questi territori, con una montagna di soldi che saranno spartiti dai soliti, con briciole e lucette lasciate a chi sotto il ponte, i ponti, e il loro ‘progresso’, ci vive da sempre e continuerà a viverci”.
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martedì 18 dicembre 2018
Manovra: auto ecologiche, superbonus solo in caso di rottamazione. Risorse tolte ai fondi per la sicurezza sul lavoro
Il pacchetto di emendamenti dei relatori. Bonus fino a 6mila euro in caso di rottamazione, malus a 2.500 euro. Sconto per l'acquisto dei motorini elettrici. Norme sugli Ncc, la rabbia degli autisti
di RAFFAELE RICCIARDIMILANO - Ecotassa ritagliata sulle auto che emettono oltre 160 CO2 g/km, a partire da 1.100 euro per arrivare fino a 2.500 euro, e contributi fino a 6mila euro - in caso di veicolo da rottamare, diversamente il tetto è a 4mila - per chi acquista un'auto non (o poco) inquinante. Revisione delle norme sui noleggi con conducente; nuove norme in maniera di giochi sui risultati sportivi (Totocalcio), stretta sulla pirateria online degli eventi in diretta come le partite in streaming. Tagli al costo dell'Inail, ma finanziati in parte con la sforbiciata ai programmi di prevenzione.Mentre procede il lavorio dentro il governo e con l'Europa per scongiurare la procedura d'infrazione, la Manovra al Senato riceve le proposte di modifica da parte dei relatori e dello stesso esecutivo. Stando al testo circolato all'ora di pranzo, su istanza dei relatori si modifica l'ecotassa sulla linea che era stata indicata dal vicepremier Luigi Di Maio. Per la parte di 'bonus' si introduce il tetto di 45mila euro (Iva esclusa) al valore dell'auto da incentivare: oltre quella soglia, non ci saranno sconti. Entra poi la discriminante della rottamazione: se si porta un veicolo al concessionario, il bonus è di 6mila euro per la vettura nuova con emissioni di biossido di carbonio per chilometro tra 0 e 20, di 2.500 euro tra 21 e 70 CO2 g/km. In assenza di rottamazione, l'incentivo scende rispettivamente da 4mila e 1.500 euro.Continua qui
Protesta degli Ncc a Roma, tensioni in centro. Slogan contro governo: "Buffoni". Bruciata una bandiera M5S
Capitale in tilt per la manifestazione dei noleggiatori con conducente
Tensioni e disordini nel centro di Roma nel corso della manifestazione dei noleggiatori con conconducente. Le centinaia di autisti che stanno prendendo parte alla manifestazione nazionale a Roma hanno dato fuoco ad alcune bandiere del Movimento 5 Stelle, davanti alla sede della Prefettura di Roma, dove si erano radunati. "Buffoni, buffoni", urlano ora i manifestanti che si sono spostati all' esterno del Senato, mentre una delegazione è entrata in attesa di essere ricevuta. Capitale in tilt, bloccato corso Rinascimento
In piazza della Repubblica, un vigile urbano sarebbe stato accerchiato da un gruppo di manifestanti e messo in salvo dalle forze dell'ordine. "Ho passato i tre minuti più brutti della mia vita - racconta un tassista - mentre stavo transitando in piazza della Repubblica e alcuni noleggiatori che stavano manifestando lì mi si sono avvicinati circondando la mia auto e prendendola a calci e pugni. Sto andando a fare la denuncia alle forze dell'ordine, quello che è successo è gravissimo. Il mio taxi non era assicurato contro gli atti vandalici, il perito mi ha appena detto che ho circa tre mila euro di danni".
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Tensioni e disordini nel centro di Roma nel corso della manifestazione dei noleggiatori con conconducente. Le centinaia di autisti che stanno prendendo parte alla manifestazione nazionale a Roma hanno dato fuoco ad alcune bandiere del Movimento 5 Stelle, davanti alla sede della Prefettura di Roma, dove si erano radunati. "Buffoni, buffoni", urlano ora i manifestanti che si sono spostati all' esterno del Senato, mentre una delegazione è entrata in attesa di essere ricevuta. Capitale in tilt, bloccato corso Rinascimento
In piazza della Repubblica, un vigile urbano sarebbe stato accerchiato da un gruppo di manifestanti e messo in salvo dalle forze dell'ordine. "Ho passato i tre minuti più brutti della mia vita - racconta un tassista - mentre stavo transitando in piazza della Repubblica e alcuni noleggiatori che stavano manifestando lì mi si sono avvicinati circondando la mia auto e prendendola a calci e pugni. Sto andando a fare la denuncia alle forze dell'ordine, quello che è successo è gravissimo. Il mio taxi non era assicurato contro gli atti vandalici, il perito mi ha appena detto che ho circa tre mila euro di danni".
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SPECIALE NEVE al nord-ovest tra MERCOLEDI e GIOVEDI. Ecco le quote...
Ecco dove potrebbe cadere la neve nella giornata di mercoledi 19 dicembre.
NEVE sulle pianure del nord-ovest nella giornata di mercoledi 19 dicembre? Andiamo con ordine in quanto la previsione risulta molto difficile.
Iniziamo dalla mattinata (fino alle ore 13). In questo frangente, il settore di nord-ovest verrà interessato dal richiamo prefrontale della perturbazione. Solitamente, esso è associato ad un temporaneo aumento della temperatura a media quota che poi verrà colmato con il passaggio del fronte vero e proprio.
Al mattino, pertanto, le temperature in pianura saranno prossime allo zero, ma i fiocchi si faranno attendere stante il richiamo mite sopra citato. Tra il basso Piemonte, la bassa Lombardia ed i versanti padani dell'Appennino Ligure saranno quindi probabili fenomeni di GELICIDIO o grattarone (neve granulare) a testimoniare la "falla termica" a media quota.
La neve dovrebbe cadere senza problemi sulla fascia prealpina centro-occidentale con quota variabile tra i 400 e i 750 metri procedendo da ovest verso est (PRIMA MAPPA).
Il piatto forte, ovvero il fronte vero e proprio, è atteso sul nord-ovest nel pomeriggio-sera di mercoledi 19 dicembre.
Le eventuali "falle termiche a media quota" dovrebbero chiudersi e la neve cadere fino in pianura tra il basso Piemonte e il Pavese. Sul resto della Pianura Piemontese e sull'Ovest Lombardo potrebbe cadere neve bagnata o pioggia mista a neve, anche se la presenza di sacche fredde a livello del suolo (molto difficili da prevedere) potrebbero garantire soprese bianche anche in questi settori.
Rovesci piovosi consistenti si faranno vedere in Liguria, con neve fino ai fondovalle sui versanti padani centro-occidentali, 400-600 metri sui versanti marittimi. Neve ovviamente anche lungo tutta la fascia alpina e prealpina tra i 200 e i 500 metri procedendo da ovest ad est (SECONDA MAPPA).
La resistenza del parroco pistoiese che accoglie i migranti: “Voglio proprio vedere se la polizia ha il coraggio di entrare in chiesa”
Don Massimo Biancalani racconta a TPI i primi effetti del decreto Sicurezza e la posizione di difficoltà in cui oggi si sentono alcuni uomini di Chiesa
“Vicofaro sta continuando ad accogliere in proporzioni sempre più grandi: un po’ l’emergenza freddo, un po’ per gli effetti del decreto Salvini, stanno arrivando molti ragazzi giovanissimi. Sono ragazzi che anche se in possesso di un permesso umanitario si trovano a dormire spesso in stazione a Firenze, Prato, Pistoia. Da noi arrivano due-tre persone a sera. Situazione insostenibile, non abbiamo più spazio”.
Don Massimo Biancalani, il parroco pistoiese di Vicofaro che accoglie i migranti nella sua parrocchia, è stato più volte al centro delle cronache nazionali sia per il suo centro di accoglienza, sia per le schermaglie con il ministro dell’Interno Matteo Salvini. A TPI racconta i primi effetti del decreto Sicurezza e la posizione di difficoltà in cui oggi si sentono alcuni uomini di Chiesa.
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Di Battista, Il Giornale: "Debiti della società di famiglia". Lui: "È vero, siamo in crisi ma Berlusconi provoca"
L'azienda - di cui l'ex parlamentare M5S è socio di maggioranza - non paga dipendenti, fornitori e Inps. L'ex parlamentare: "In difficoltà come tante piccole imprese". Scontro con Renzi e con il leader di Forza Italia
La politica italiana sembra sempre più impantanata nei guai familiari dei suoi esponenti. Dopo le vicende dei papà di Boschi, Renzi e Di Maio, ora arriva alla ribalta la storia dell'azienda Di.B Tec srl, società della famiglia di Battista. Costituita nel 2001 dal padre di Alessandro, Vittorio (già famoso per i furiosi attacchi verbali a protagonisti della politica, a partire dal capo dello Stato) la società - che si occupa della lavorazione di manufatti in ceramica e apparecchi igienico sanitari - è oggi oggetto di un articolo del Giornale. L'ultimo bilancio è del 2016, mentre non è stato presentato quello del 2017. Secondo il quotidiano - che ha consultato il registro delle imprese - l'azienda è piena di debiti verso le banche (oltre 150mila euro), verso i fornitori (135mila euro) ma anche verso i dipendenti. Nell'ultimo esercizio, i lavoratori hanno crediti pari a 53.370 euro. E si tratta di una situazione cronica. L'anno precedente (2015) erano di 38mila euro.
La Di.Bi Tec Srl sarebbe debitrice anche nei confronti dello Stato, per i mancati versamenti tributari: 60mila euro. Cui si aggiungono 7.700 euro di debiti verso l'Inps. Nonostante questi debiti, la società possiede titoli bancari "Carivit" per 116mila euro. Renzi, che era stato attaccato da Di Battista per le vicende riguardanti il padre Tiziano, ora dice: "Spero che la notizia sia falsa e che Di Battista possa procedere per diffamazione contro il Giornale. Ove ciò non fosse, sono sicuro che Il Fatto Quotidiano dedicherà molto spazio a questa vicenda". Poi attacca la Rai per non aver raccontato il caso.
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La politica italiana sembra sempre più impantanata nei guai familiari dei suoi esponenti. Dopo le vicende dei papà di Boschi, Renzi e Di Maio, ora arriva alla ribalta la storia dell'azienda Di.B Tec srl, società della famiglia di Battista. Costituita nel 2001 dal padre di Alessandro, Vittorio (già famoso per i furiosi attacchi verbali a protagonisti della politica, a partire dal capo dello Stato) la società - che si occupa della lavorazione di manufatti in ceramica e apparecchi igienico sanitari - è oggi oggetto di un articolo del Giornale. L'ultimo bilancio è del 2016, mentre non è stato presentato quello del 2017. Secondo il quotidiano - che ha consultato il registro delle imprese - l'azienda è piena di debiti verso le banche (oltre 150mila euro), verso i fornitori (135mila euro) ma anche verso i dipendenti. Nell'ultimo esercizio, i lavoratori hanno crediti pari a 53.370 euro. E si tratta di una situazione cronica. L'anno precedente (2015) erano di 38mila euro.
La Di.Bi Tec Srl sarebbe debitrice anche nei confronti dello Stato, per i mancati versamenti tributari: 60mila euro. Cui si aggiungono 7.700 euro di debiti verso l'Inps. Nonostante questi debiti, la società possiede titoli bancari "Carivit" per 116mila euro. Renzi, che era stato attaccato da Di Battista per le vicende riguardanti il padre Tiziano, ora dice: "Spero che la notizia sia falsa e che Di Battista possa procedere per diffamazione contro il Giornale. Ove ciò non fosse, sono sicuro che Il Fatto Quotidiano dedicherà molto spazio a questa vicenda". Poi attacca la Rai per non aver raccontato il caso.
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Blog delle Stelle, l'appello agli iscritti: "Segnalateci chi viola i principi del Movimento". Ed è polemica
Botte e insulti razzisti, maestra ai domiciliari
'Riferimenti discriminatori verso i luoghi di provenienza'
Per tre anni avrebbe maltrattato i bambini di una scuola, con violenze fisiche e verbali, umiliazioni e insulti: vessazioni che, nel caso dei bimbi di origine straniera, avevano riferimenti dispregiativi a sfondo discriminatorio e razziale verso i luoghi di provenienza.
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Campari non rinnova i contratti dei precari, in quindici perdono il posto
Per 15 lavoratori della Campari di Novi Ligure i cancelli si sono aperti per l'ultima volta venerdì scorso. Di 21 dipendenti precari 6 saranno però stabilizzati con contratti a tempo indeterminato
NOVI LIGURE – Per quindici lavoratori della Campari di Novi Ligure i cancelli si sono aperti per l’ultima volta venerdì scorso. L’azienda ha infatti deciso di non rinnovare i contratti a quindici dipendenti precari su 21, assunti tramite le agenzie interinali con contratti di somministrazione; gli altri sei invece saranno stabilizzati con contratti a tempo indeterminato.
La motivazione – secondo alcuni rappresentanti sindacali – andrebbe ricercata negli effetti del “Decreto Dignità” varato dal governo Conte a luglio e convertito in legge ad agosto. Il decreto, divenuto pienamente efficace il 1° novembre, prevede infatti che i contratti a termine o in somministrazione non possano durare più di 12 mesi (o 24 in caso di rinnovo). La regola ammette poche eccezioni e anzi una circolare del ministero del Lavoro ha chiarito che nel computo dei 24 mesi vanno ricompresi anche i contratti antecedenti all’entrata in vigore del decreto. C’è poi la clausola dello “stop & go”, che prevede dai 10 ai 20 giorni di interruzione del rapporto di lavoro tra un rinnovo e l’altro.
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NOVI LIGURE – Per quindici lavoratori della Campari di Novi Ligure i cancelli si sono aperti per l’ultima volta venerdì scorso. L’azienda ha infatti deciso di non rinnovare i contratti a quindici dipendenti precari su 21, assunti tramite le agenzie interinali con contratti di somministrazione; gli altri sei invece saranno stabilizzati con contratti a tempo indeterminato.
La motivazione – secondo alcuni rappresentanti sindacali – andrebbe ricercata negli effetti del “Decreto Dignità” varato dal governo Conte a luglio e convertito in legge ad agosto. Il decreto, divenuto pienamente efficace il 1° novembre, prevede infatti che i contratti a termine o in somministrazione non possano durare più di 12 mesi (o 24 in caso di rinnovo). La regola ammette poche eccezioni e anzi una circolare del ministero del Lavoro ha chiarito che nel computo dei 24 mesi vanno ricompresi anche i contratti antecedenti all’entrata in vigore del decreto. C’è poi la clausola dello “stop & go”, che prevede dai 10 ai 20 giorni di interruzione del rapporto di lavoro tra un rinnovo e l’altro.
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Campari, il controllo passa direttamente in Lussemburgo
lunedì 17 dicembre 2018
Manovra, slitta ancora la discussione in Aula: saltano lavori in commissione. Opposizioni: “Si mortifica il Parlamento”
Gli emendamenti alla legge di Bilancio inizieranno a essere esaminati il 18 dicembre e non oggi. Protestano Fi e Partito democratico per il poco tempo a disposizione. Renzi: "Mancano 14 giorni a Capodanno, una cosa mai vista". Ipotesi voto finale alla vigilia di Natale o tra il 27 e il 28 dicembre. Il portavoce della commissione Ue: "Il dialogo con Roma continua"
Slitta l’esame in commissione Bilancio. Slitta il voto del Senato, probabilmente dal 18 al 21 dicembre. Si allungano ancora i tempi della manovra: i lavori, come stabilito dalla riunione dei capigruppo, ripartiranno il 18 alle 9.30. I tempi per approvare il disegno di legge entro Natale diventano strettissimi, mentre la possibilità di dover tornare in Parlamento dopo il 26 dicembre si fa sempre più concreta. Dopo il vertice di domenica sera a Palazzo Chigi, si è deciso di non riunire le commissioni oggi. L’ipotesi più probabile a questo punto è che il testo arrivi in Aula venerdì 21: in tal caso il voto finale, in terza lettura alla Camera, dovrebbe arrivare alla vigilia di Natale, oppure tra il 27 e il 28 dicembre. Protestano le opposizioni che, se il piano fosse rispettato, non avrebbero il tempo necessario per analizzare le modifiche al testo: “Siamo di fronte a una mortificazione senza precedenti del Parlamento”, hanno dichiarato. Il maxi-emendamento del governo, secondo le tappe fissate dal premier Giuseppe Conte, sarebbe dovuto arrivare in Aula al più tardi mercoledì 19 dicembre. Intanto da Bruxelles arrivano altri segnali. Il portavoce della Commissione Ue Margaritis Schinas ha ribadito che “il dialogo con Roma continua” e “decideremo i prossimi passi sulla base del risultato di questo dialogo, che è in corso”.
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Slitta l’esame in commissione Bilancio. Slitta il voto del Senato, probabilmente dal 18 al 21 dicembre. Si allungano ancora i tempi della manovra: i lavori, come stabilito dalla riunione dei capigruppo, ripartiranno il 18 alle 9.30. I tempi per approvare il disegno di legge entro Natale diventano strettissimi, mentre la possibilità di dover tornare in Parlamento dopo il 26 dicembre si fa sempre più concreta. Dopo il vertice di domenica sera a Palazzo Chigi, si è deciso di non riunire le commissioni oggi. L’ipotesi più probabile a questo punto è che il testo arrivi in Aula venerdì 21: in tal caso il voto finale, in terza lettura alla Camera, dovrebbe arrivare alla vigilia di Natale, oppure tra il 27 e il 28 dicembre. Protestano le opposizioni che, se il piano fosse rispettato, non avrebbero il tempo necessario per analizzare le modifiche al testo: “Siamo di fronte a una mortificazione senza precedenti del Parlamento”, hanno dichiarato. Il maxi-emendamento del governo, secondo le tappe fissate dal premier Giuseppe Conte, sarebbe dovuto arrivare in Aula al più tardi mercoledì 19 dicembre. Intanto da Bruxelles arrivano altri segnali. Il portavoce della Commissione Ue Margaritis Schinas ha ribadito che “il dialogo con Roma continua” e “decideremo i prossimi passi sulla base del risultato di questo dialogo, che è in corso”.
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Risparmiatori, pensioni d’oro, ecotassa, spiagge: ecco le 10 spine della manovra
Pensioni, stretta sull’indicizzazione degli assegni sopra i 1.500 euro
Da ecotassa a card cultura, ecco la 'carica' degli emendamenti:
Verso tagli a premi Inail e ai fondi per l'editoria. Spunta norma contro cotton fioc non bio
Autovelox, multe per 9 milioni di euro
Alessandria - Saranno sostituiti con apparecchi «tecnologicamente più avanzati» 22 autovelox installati lungo le strade a maggior traffico della Provincia di Alessandria. A scanso di equivoci, dagli uffici arriva la precisazione che «non si tratta di nuove postazioni, bensì della sostituzione di quelle già esistenti».E «non per fare cassa, bensì per garantire una maggiore sicurezza». Se, tuttavia, qualche introito arriva, di certo non guasta al bilancio di palazzo Ghilini, sede delle provincia di Alessandria.
Le vecchie postazioni funzionavano con una tecnologia «a spie annegate nell’asfalto». Le nuove, omologate, avranno un rilevamento radar. Sono quindi predisposte per essere utilizzate come “tutor”, tipo quelli presenti sulle autostrade, che consentono di fare una media della velocità, evitando che l’automobilista rallenti in prossimità dell’autovelox per poi accelerare subito dopo. Tuttavia, al momento le nuove telecamere rileveranno solo la velocità di passaggio nel punto specifico. Il motivo della sostituzione, spiegano dagli uffici provinciali, è semplice: era scaduto il contratto con la società fornitrice e, in fase di rinnovo, è stata scelta con il metodo dell’affido diretto, una nuova società, la Blind Office di Valenza, che garantisce l’installazione e la successiva manutenzione.
A bilancio, sotto la voce introiti derivanti da contravvenzioni del 2017, sono stati inseriti 9 milioni di euro, di cui però solo 1.5 milioni incassati e una somma di 4.990.000 ottimisticamente esigibili.
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Crolla muro parco a San Lorenzo, danneggiate sette auto e due moto
Nessun ferito, episodio a Villa Mercede
Roma - Ha ceduto di schianto sollevando una nuvola di polvere e provocando un grande boato, per cause ancora da accertare, un lungo tratto del muro perimetrale di Villa Mercede lungo Via dei Marrucini, nel quartiere della 'movida' di San Lorenzo a Roma, affollato di giovani. Il muro, a quanto si è appreso dalle prime testimonianze di chi era presente al momento del crollo, è venuto giù tutto insieme per diversi metri, almeno una ventina, con detriti che hanno occupato tutto il marciapiede e sono finiti contro le macchine posteggiate. Danneggiate sette auto e due moto nel crollo. Non risultano feriti. A scopo precauzionale via Marruccini, dove è avvenuto il crollo, è al momento chiusa al traffico.
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Auto contromano, 6 morti in Lombardia
Grave incidente stradale in provincia di Sondrio
Uno scontro frontale tra due auto è avvenuto ieri sera lungo la Statale 38 dello Stelvio, in Valtellina, in territorio di Cercino: hanno perso la vita i cinque occupanti di una Fiat Panda di cui quattro residenti a Tirano (Sondrio) e uno a Bologna e il conducente della Fiat 500 X, quest'ultimo residente a Como. Un bilancio drammatico di sei vittime di età compresa fra i 20 e i 52 anni.
Lo scontro frontale è avvenuto all'altezza dello svincolo dove la strada passa da doppia corsia per senso di marcia a corsia unica, appena prima del nuovo tratto da poco inaugurato della variante di Morbegno: una delle due vetture ha effettuato l'accesso dello svincolo in contromano. Il violento impatto ha causato l'incendio della Fiat 500 X a bordo della quale c'era il solo conducente, Andrea Gilardoni, di 52 anni di Como, estratto dall'abitacolo morto dai Vigili del fuoco.
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