Il governo alza la soglia per gli appalti pubblici da 40 a 200mila euro, con la promessa di sbloccare lavori nei comuni per 6-7 miliardi l’anno. Le gare spazzate via in favore di affidamenti diretti fanno felice il “partito del Pil” ma rischiano di moltiplicare anche le inchieste giudiziarie, come quelle di lunedì a Catanzaro, per appalti sotto soglia. L’annuncio è arrivato domenica sera, in poche righe, ma suggerisce a chi ha seguito il confronto con le parti industriali e associazioni produttive, che tra la linea legalitaria del M5S e quella “espansiva” della Lega di Matteo Salvini abbia prevalso la seconda. Una linea che sposta la soglia delle procedure vincolate di cinque volte in un colpo, e per questo solleva perplessità sotto il profilo delle garanzie di legalità. Garanzie che il governo – a torto o a ragione – conta di salvaguardare con la legge “spazza corrotti” che consente l’agente infiltrato e rende non punibile chi denuncia per primo le mazzette.
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